3 de ago. de 2013

Che novella originale!

giovedì 11 luglio 2013

mashal-069.
Carabinieri al Forno. Ordinarie follie

mashal-069. Carabinieri al Forno. Ordinarie follie

by Georg Moshe Rukacs

Solito State/government-organized stalking (persecuzione di Stato, terrorismo di Stato) degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira, su solita sollecitazione compradora Carabinieri-NATO, secondo il solito schema.
Athos RSkaru viene assunto a O Forno Rio di RJ, Brasile, http://www.ofornorio.com.br , venerdì 21/12/2012, dopo un colloquio di lavoro con Fabiano (“il cuciniere”, lo definisce Fatima Pinheiro), chiamato da Fatima Pinheiro, la responsabile ufficiale del personale (una con una universucola privata indigena in management), e Mauricio [José Mauricio Fonseca Lessa, nato in California, a San Jose], il responsabile del personale parallelo e forse di fatto, invero usato come informatore essendo uno terra-terra, pure senza istruzione né cultura, ma furbastro, per cui adatto per trattare col personale di fatica. Col maggio 2013, in corrispondenza dell’incendio dell’11/05, un poco dopo, Mauricio sparisce.
Fabiano, residente a São Paulo, dove ha moglie, è un pizzaiolo che sia lavora sul campo (in pratica fa il tappabuchi; supervisiona e corre dove vi sia bisogno), sia fa misteriosi lavori direzionali nell’ufficio centrale di Avenida Paulo de Frontin 463, Rio Comprido, Rio de Janeiro, RJ, dove è stato assunto come irregolare, cioè con libretto di lavoro non firmato.
Il salario offerto ed accettato da Athos è di 1'000 reais al mese, come pizzaiolo. Ovviamente, Fabiano gli disse di non parlare del salario con nessuno. È un grande segreto di Stato. A O Forno Rio, nessuno deve parlare di salario cogli altri. I salari sono un grande segreto. Sono alla costante ricerca di personale. Cosa che significa che i salari non sono eccelsi, per quanto siano al di sopra dei minimi di legge e, globalmente, non sia un’azienda disprezzabile da questo punto di vista.
Complicato... Non finisce qui.
Vi è una direttora, Simone Ferreira Leitão. Forse senza neppure studi universitari, deve essere moglie, o simile, di uno riccastro (un ingegnere informatico dirigente d’impresa) che le procura posti ‘prestigiosi’ tanto perché lei si senta realizzata e si eviti di fare la casalinga. Prima era direttora amministrativa da un’altra parte. Ora è direttora-direttora, almeno formalmente, qui. Per quanto non abbiamo una sede in qualche centro direzionale, è sempre un’impresa con ‘fabbrica’ e servizi centrali e un sette filiali, sembrerebbe. Quando Fatima scende tra le masse lavoratrici a comunicare qualche cambiamento gerarchico o organizzativo di comune interesse, scende pure lei. Essendo di grado superiore, lei la affianca e tace mente Fatima parla. Insomma, lei compare per darle autorità. In pratica, si sostengono l’un l’altra. 
E vi sono i proprietari. Misteriosi... No, non troppo.
Quando transita Otacilio Misael Corrêa Pereira, che da qualche parte figura come direttore (ma non v’è già la direttora?), tutti dicono sia il proprietario. Quando transita Alda Ester Picoli/Piccoli, che si definisce come la Responsabile Eventi di O Forno Rio, tutti la definiscono come “la proprietaria”. Fratello e sorella, nonostante quei cognomi apparentemente così differenti. Probabilmente lei usa quello del marito saltando gli altri originari. Lei ha l’aria tra il ridanciano e l’ombroso. Lui tra il cordial-formale e lo schivo-ombroso. Non dovrebbe esserci una grande differenza di età tra i due. Lui sembra appena più giovane o, che è lo stesso, lei appena più vecchia. Lui ha l’aria tra lo schivo ed il depresso, ma non sempre. Lei da opere in parrocchia, pur con un culo che agogna di chiavo ma forse ormai troppo vecchia.
Invero, quando scappi qualche riferimento alle pretese degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira, relativamente ad Athos, a qualche kapó scappa detto che se non si fa come voluto si mette nei guai “il proprietario”. Non usano né il plurale né il femminile. Lui con quell’aria stanca, forse. Lei, Alda, con quell’aria tra il ridanciano ed il teso-annoiato, con un tocco ebete-presuntuoso. Magari, dal vero, in altre situazioni, lui sarà uno allegrissimo ed oltre, e lei una genia ed affabilissima.
Ve ne sono pure altri, sembrerebbe, o di proprietari, o che si atteggiano a tali, o che li coadiuvano, o che ora li rimpiazzano quando gli stessi siano via, o che semplicemente l’uno o l’altro qualifica come tali quando passano. Appunto, una cosa alla brasileira. 
In Avenida Paulo de Frontin 463, sia hanno gli uffici centrali della piccola rete di pizzerie, sia gestiscono centralmente la preparazione dei materiali per le stesse. Con la tipica disorganizzazione brasileira, in Avenida Paulo de Frontin 463 arrivano i materiali, alcuni vengono processati e vengono poi inviati alle pizzerie. Per alcune cose vi sono i vantaggi della centralizzazione, per molte altre v’è solo un grande spreco di energie e soldi.
Diseconomie di scala rilevanti. Forse, ma non è sicuro, qualche economia di scala. ‘Organizzazione’ alla cazzo, alla brasileira. 
Tutto è organizzato come un ministero latino, dunque piuttosto male, senza veri specialisti con veri poteri manageriali. I proprietari non si preoccupano molto, né ne sarebbero capaci. Guadagnano comunque coi prezzi alti (più alti che in Nord America) ed i salari cinesi. Tutto il Brasile è così.
Infatti tengono una valanga di impiegati a fare nulla. Ciò tanto nella sede centrale che nelle filiali.
Per esempio, alcune filiali abbondano di telefoniste. La ricezione degli ordini potrebbe essere gestita centralmente, in una qualche località, ed usando personale part-time, visto che ad alcune ore centrali si sommano ore mosce. In pratica, gli ordini si concentrano in 3-4 ore. Non serve assumere persone per 7-8 ore al giorno, come invece fanno. In alcune filiali, alcuni giorni, sono senza fattorini per le consegne, per cui le pizze preparate aspettano ore per essere consegnate. Incredibile ma vero! Immaginarsi uno che riceva una pizza tiepida. Beh, con temperatura esterna elevata... Uno con la testa sulla spalle se la va a comprare per quanto si facciano in giro di quelle schifezze che magari uno dovrebbe prima identificare una bella pizzeria di qualità, supposto che ad uno interessi una pizzeria di qualità, sempre che ve ne sia qualcuna.
Nella sede centrale hanno perfino un paio di addetti alla ‘propaganda’ (così la chiama il kapó Marcelo, per quanto non è che sia un fine linguista anche se si atteggia a tentare di parlare da presentatore TV) che sarebbe la pubblicità, il marketing. Basta vedere quello che taluni, forse la concorrenza, scrivono su facebook nella pagina di O Forno Rio, e lì resta, per capire che se neppure controllano facebook per cancellare sputtanamenti che certo non portano clienti...
Lo stesso venerdì 21/12/2012, Athos inizia a lavorare nella filiale di Ipanema, in Rua Teixeira de Melo, 42/d. Organizzazione di tipo industriale, ...almeno nelle intenzioni. I materiali arrivano quasi tutti pronti dalla sede centrale. L’impasto viene preparato secondo una ricetta standard. Il tutto viene buttato nella impastatrice senza preoccuparsi di procedure tradizionali o standard. A parte il modo selvaggio in cui è preparato, le pizze non sono poi male.
La pasta viene stesa col matterello, fina fina. Non hanno delle forme, come in altri luoghi, per cui i 25-30-35-40 cm dei vari formati, quattro, a volte, o spesso, sono più grandi e non entrano nelle scatole se non a forza. È ovvio che per evitare di fare pizze più piccole, tendono a farle più grandi. Il lavoro è in gran parte per consegne in moto. Hanno pure un ristorante o semi-ristorante a Tijuca. Mentre a Rio2 hanno una pizzeria-bar, con tavoli all’aperto, ma coperto, in un grande condominio di lusso. Misterioso che vantaggi possano mai avere a trasportare tutto da Rio Comprido fino a lì. Nessuno sa fare conti, in Brasile. Andare e tornare da lì comporta anche un paio d’ore di furgone, nelle condizioni del traffico di Rio. Poi, occorre almeno una mezz’ora per scaricare. Si calcoli la benzina, il costo del furgone, le due persone sul mezzo. 
Nella pizzeria di Ipanema, quel venerdì 21/12/1012, lavorano, oltre ad Athos, il capetto della cucina Ivaldo Rodrigues, il genio yiddish che sa fare tutto Edilson, Cicero, e il selezionatore (pizzaioli e cuochi) e tappabuchi Fabiano. Chi arreda la sfoglia deve conoscersi le ricette di una sessantina di pizze differenti. I primi tre, nel tempo libero, si toccano reciprocamente culi e palle.
Non sono capaci (ciò vale per tutte le filiali, essendo una cosa decisa o non decisa centralmente), sulla ricevuta, a far comparire, in piccolo, pure la lista degli ingredienti, cosa che eviterebbe perdite di tempo ed errori da parte di chi arredi la sfoglia. Tra l’altro, vi sono pure variazioni perché, a volte, qualche cliente vuole la tale pizza ma senza uno o taluni degli ingredienti standard della stessa. Sarebbe tutto facilitato dalla lista degli ingredienti sulla ricevuta che prima transita nella pizzeria, tra chi produce la pizza.
Claudio Ferraro, un grassone nella stanza cassa, fa il para-gerente. In effetti è esatta la definizione di responsabile, dato che in una struttura tutta predeterminata non è che ci sia nulla da gestire se non piccoli dettagli. Claudione è come un personaggio che venga da un altra vita, che abbia una qualche altra vita, e che, per qualche ragione misteriosa, si sia ora installato lì, e non da poco, sembrerebbe dal 2004. Claudio è spesso nella sede centrale. Ciò sarà indubbiamente dovuto al burocratismo brasileiro. Sennò a che servirebbe che fosse spesso nella sede centrale? A meno che non abiti vicino e gli sia concesso pranzare lì... Sì, sembra proprio che abiti in prossimità. Va lì a mangiare, essendo un grassone dunque necessitante di mantenersi tale. Tre ragazze stanno ai telefoni. Una mezza dozzina, almeno, di fattorini motorizzati si occupa delle consegne. Rare le pizze acquistate in loco. La filiale, come altre, non tutte, è una struttura soprattutto per ordinazioni telefoniche e consegne a domicilio. Non v’è la possibilità del consumo in loco. 
Dal giorno dopo, a Ipanema, sparisce Fabiano e compare Raimundo. Fabiano era lì solo come tappabuchi. Il primo giorno, Raimundo si dedica alla predisposizione delle sfoglie che passa a chi le arreda a seconda della specifica pizza e le inforna. Un altro le sforna. Lo stesso od altro le completa, se necessario, e le taglia. V’è poi una breve procedura per avviare la scatola con la pizza, eventualmente con bibite o dolcetti, con resto in contanti o con macchine per carte di pagamento (se non pagata on-line), ai fattorini motorizzati.
Lo stesso venerdì 21/12/2012, gli infami di Ledo5, Faustino Ribeiro Fernandez & Marco Antonio de Azevedo, con annessa Leda Gracia Dias, notano che Athos manca per un orario compatibile con un lavoro, per cui allertano subito, come loro infame e maniacale dovere, gli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira.
Questi, già sabato 22/12/2012, contattano la proprietà di O Forno Rio intimando che Athos deve essere sottoposto a mobbing ed indotto a licenziarsi quanto prima.
Sabato 22/12/2012, Athos viene informato che, passate le feste verrà trasferito alla sede centrale, dove possono prendersi cura ravvicinata di lui. Ivaldo viene incaricato di trovare qualche pretesto per un licenziamento e di riferire quotidianamente. Riferirà quotidianamente ma non troverà nessun pretesto. Tra lo scemo, l’arrogante ed il ridicolo, ogni giorno chiede ad Athos se abbia proteste da fare. Proteste de che?
L’agente degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira implementa la procedura standard come ormai da altri ristoranti per cui “Athos non deve assolutamente cucinare. Va sottoposto a procedure di umiliazione. Per cui deve fare solo lavori di fatica.” Il tutto è secondo loro, ovviamente. Applicano il loro concetto di ‘umiliazione’. Essendo burocrati, implementano ordini che non capiscono. Neppure chi li dà li capisce. Sanno solo che devono scrivere rapporti dove sembri che facciano ciò è stato loro ordinato su richiesta carabiniero-italiota e NATO.  
Siccome la storia, del tutto vaga e fantasiosa, viene pure raccontata loro a rate, in pratica non sanno cosa raccontare e lo rateizzano pure. Non appena gli Squadroni della Morte contattino un’azienda, il responsabile di edificio o di istituzione formativa, o altri, inizialmente dicono quel dicono e solo poi si fanno più espliciti. Il giorno dopo, il 22/12/2012, Ivaldo se ne esce con un: “Siccome sei intelligente, vai alla sede centrale dove puoi fare carriera.” Dal tagliare i pomodori ad Ipanema e predisporre le cipolle per “gli specialisti” della stanza tagli a Rio Comprido!
Capiscono poco. Se le inventano sul momento. Essendo idioti, le inventano pure male.
Poi, sia Fabiano che Ivaldo che Claudio, informano Athos che:
- “...Athos, c’è uno strano interessamento del Servizio Segreto. ...Ci è stato detto che sei un generale di armata sovietico, o russo o come si chiamano adesso, o inglese, forse delle CIA,...non abbiamo capito bene..., e che sei un esperto di questioni scientifiche e di sviluppo..., ...sei mica un fisico nucleare? ...Ingegneria genetica?! ...Non abbiamo capito se eri accademico presso l’Accademia delle Scienze. Dov’è? ...Ma sei davvero italiano? ...Non capiamo... Cinese? E che parli giapponese... ...Beh, basta che uno si rifaccia gli occhi... Ti sei rifatto gli occhi? ...Tedesco? Ah, ci hanno detto che forse sei tedesco o che parli tedesco... Lavoravi a Berlino? ...Di Gerusalemme? Ma sei giudeo? ...Del Mossad?! Che lingua parlano laggiù, l’arabo? Dove è Gerusalemme, in Iran? ...O che sei di Mosca, là in Russia... Ma esiste ancora? Non è che sei americano? Scusa ma ci hanno detto... Forse non hanno capito bene, così pure noi siamo confusi... ...Non sono fatti nostri, ma non comprendiamo perché ci hai detto di essere un pizzaiolo.”    
- “Scusate, ma ora ho da lavorare... ...I pomodori da affettare...”
Athos, lavora lì il 21-22-23/12. Lunedì 24/12, sia è suo giorno di riposo, sia la filiale è chiusa. Si riapre il 25 fino al 30. Il 31/12, di nuovo, sia è suo giorno di riposo, sia la filiale è chiusa. In genere, invece, sembra siano sempre aperti di lunedì. 
Nella settimana lavorativa 25..30, Fabiano, ritelefona, come tutti i giorni, alla filiale. Una volta chiede parlare con Athos:
- “Athos, quelli del Servizio Segreto continuano a romperci i coglioni. All’inizio ci hanno detto che avevano solo bisogno di avere informazioni, insomma di tenerti d’occhio. Ora insistono che dobbiamo mobbizzarti e costringerti a licenziarti. È perché sei della CIA o sei cinese?”
- “Fabiano, è la procedura standard degli Squadroni della Morte della Polícia Federal quando si imbarcano in queste persecuzioni su richiesta di clienti della CIA-SIS come è il caso dei Carabinieri italioti...”
- “Athos, perché hai detto Squadroni della Morte? Sono pericolosi?”
- “Dovresti chiederlo a loro...”
- “In realtà, hanno parlato col proprietario e colla direzione. Sono tutti molto agitati... ...Ci hanno detto che dobbiamo mobbizzarti ed obbligarti a licenziarti. Scusa ma dobbiamo trasferirti qui quanto prima...”
- “Dimmi quando...”
- “L’anno prossimo [dopo pochi giorni...] ...In realtà, ti ho chiamato perché, appunto, qui, sono piuttosto agitati e mi hanno detto che forse è perché ti devi regolarizzare... Ecco, vorremmo aiutarti... ...Magari, ora che lavori qui...”
- “La persecuzione, mondiale, non è per questioni di regolarizzazione. Non lo sanno neppure loro per che cosa sia. Infatti non è per nulla. È che non hanno nulla da fare, se non fare disastri. Comunque, regolarizzarsi ora non è possibile. La legge è quella che è. Per fare domanda al Ministero del Lavoro..., ...certo la si può fare ma per professioni non competitive con brasiliani, dunque non per lavori in pizzerie e ristoranti...”
- “Ah, ottimo! ...Ora che mi ricordo... Fatima mi ha detto che il Servizio Segreto ha detto a lei ed ai proprietari che sei anche un esperto informatico, in reti, protezione ed interferenze di sistemi computerizzati, ...insomma quelle cose lì... Ma non eri un fisico nucleare o un ingegnere genetico?”
- “Allora è semplice Fabiano... Se gli Squadroni della Morte della Polícia Federal vi fanno una dichiarazione che sono generale di armata, scienziato, super-informatico, forse vi dichiarano pure che sono Napoleone o Sant’Antonio... Ma allora, scusa, fatemi ‘prelevare’ dal SIS e della CIA... In Gran Bretagna e negli USA si vive meglio che in Brasile, costa tutto meno e pagano almeno cinque volte di più..., uno come me, ...come dite di me..., cinquanta o cinquecento volte di più... Preferirei Londra a Rio de Janeiro, per vivere e lavorare...”
- “Di sicuro, qui, ci si diverte di più...”
- “Non conosci Londra... Al confronto, qui è un convento di clausura...”
L’1/01/2013, giorno di lavoro. Verso le 18:00, Fabiano chiama Claudio ché Athos e Raimundo devono subito andare alla filiale di Botafogo, dove lui li sta aspettando. Athos è subito felicissimo del cambiamento improvviso. Raimundo fa qualche storia. Infine si avviano. Raimundo conosce la localizzazione e come arrivarci. Dopo avere aspettato il bus giusto per un tempo impossibile, ne prendono un altro, camminano ed arrivano alla filiale di Botafogo, un po’ sul lurido, sembrerebbe. Non che sia importante. Chi riceve la scatola con la pizza, la paga profumatamente e se la mangia con gusto... 
Athos s’è già cambiato che Fabiano gli dice che deve, con lui, raggiungere la filiale di Grajaú. Mal organizzata, troppo grande come locali, e pure con un numero insufficiente di fattorini motorizzati, la raggiungono verso le 20:30, in Rua Nossa Senhora de Lourdes 45. Pizze che aspettano anche un’ora di essere recapitate perché non ci sono fattorini. Incredibile! Sarebbe stato più serio l’avessero chiusa. Beh, chi spende quelle cifre per una pizza deve avere il forno a microonde. Ma non deve far piacere ricevere una pizza dopo più di un’ora dalla telefonata e scoprire che è fredda o tiepida...  
Il giorno dopo è un altro giorno di riposo di Athos (tutti ne hanno avuti due, un sistema legalissimo per non pagare il festivo 1/1 o il Natale), che alle 11:00 ha un appuntamento con lo stesso Fabiano in Avenida Paulo de Frontin 463.
Il 2/01/2013, presso la sede centrale, Fabiano mostra ad Athos la cucina e la stanza macchine (per tagliare dalle mozzarelle alle cipolle ai salumi etc). Dal 3/01, Athos lavora lì.
In cucina, v’è uno panciuto, tozzo, ottuso quanto agitato, che si fa chiamare Umberto o Berto, dice lui. In realtà lo chiamano Betão. Sì, ma il suo nome legale è Umberto (che in realtà sarebbe Humberto G.F. do Nascimento) dato che qualcuna degli uffici si riferisce a lui col nome ufficiale. A volte, dice di avere qualche ascendenza italiana od argentina. Balle d’occasione. Il cognome dovrebbe essere del nordeste, ma non necessariamente. Forse di Natal. Il brasileiro, anche se non lo dice e lo copre con lo sciovinismo, si vergogna di esser brasileiro. Di lì l’isteria sciovinistica, l’anticamera della disperazione manifesta. Qui siamo poi ad un brasileiro rozzo e gretto appena alfabetizzato ma già con difficoltà a fare due più due e con la stessa ortografia piuttosto difettosa. Pretenzioso quando parla con superiori, ma solo per servilismo. Resta ignorante perso, che finge di non esserlo. ...Per chi se la beve... Dubito che se la bevano.
Nella stanza tagli, v’è uno ancor più panciuto, obeso ed ilare, che chiameremo Bibendum (Jardel Barbosa da Costa) che lavora con una, una troia forse sposata con uno di origini pugliesi, del tutto svitata e putrescente, senza culo e senza poppe, ossuta, e con una bocca che sembra una fogna puzzolente, che si chiama Janaina de Souza Bello che, però, giovedì 3/01 non v’è. È una abusata dall’infanzia ed ora con personalità fobico distruttiva. Non sa lavorare, anche se lavora veloce, quando lavora, non più di cinque minuti consecutivi, ma sempre disorganizzata, e fa di tutto per scombinare pure il lavoro degli altri. Lei stessa manca di concentrazione. Spesso inizia lavori, per poi passare ad altri, se passa ad altri e se non invece semplicemente se ne va di qua e di là ad agitarsi ed urlare. Arriva in ritardo. Se ne va prima. A volte non viene. Deve essere una grande lecca-culi se ancora non la hanno licenziata. O probabilmente fa pena.
Umberto sembra la versione maschile di Janaina. Janaina quella femminile di Umberto. Sono due personalità fobico-animalesche del tutti identiche, nella sostanza.
Quando vede Athos, si eccita sia fobico-distruttiva che di desiderio di essere chiavata. Lui la guarda gelido mentre lei confabula con altri per criticare tutto e tutti. Lei, cui si bagna il culo se uno solo la fissi per un attimo, gli controbatte eccitata ed urlante mostrando l’anello: “Sono sposata! Sono sposata!” Lo è da un anno, dal 24/04/2012. Dice di avere quattro figli, ma essendo sempre in giro non si capisce chi se ne prenderebbe cura. 
È una chiaramente abituata ad essere presa a forza, magari con due ceffoni pesanti, cosa vorrebbe le facesse Athos. È che lei proprio non presenta attrattive, né Athos opera a quel modo. V’è anche un altro elemento... Siccome si fa di quelle parti anche a tavola, in presenza della direttrice che resta silente a tali deliri, significa che è stata montata a comportarsi a quel modo e che è parte del mobbing richiesto dagli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira, dunque che si sente coperta. Sennò sono tutti dei codardi.
Betão fa vedere ad Athos i vari lavori. In sostanza, si cuociono polli e gamberetti e poche altre cose, e si predispongono in sacchetti di un certo peso gli stessi ed altre cose ancora. L’altro o gli altri due, nell’altra stanza, tagliano con macchine.
Gli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira tornano all’attacco:
- “Non siamo stati abbastanza chiari, forse... Abbiamo ordini precisi. Deve essere indotto a licenziarsi... Mettetelo a tagliare cipolle a mano e non pagatelo! Deve licenziarsi, deve andarsene! Ordini del governo federale!”
Già quel giovedì 3/01, Fatima chiama Felipe [Felipe Gomes Bueno Peçanha] che sovrintende ad un po’ tutti i lavori del pian terreno che sono la fornitura alle filiali di tutto quello necessitano:
- “Felipe, abbiano ordini precisi dal Servizio Segreto, dal governo federale... Quell’Athos va messo a tagliare cipolle a mano.”
- “Ma se sta lavorando in cucina con Betão...”
- “Ci hanno ordinato di perseguitarlo...”
- “Le cipolle le tagliano quelli della stanza macchine... Sono in due... Non è che abbiano molto da fare. Già si fanno aiutare da Adalberto. Prima le predispongono a mano, poi le tagliano ad anelli con l’affettatrice... ...Hanno tempo...”
- “Ma non capisci. Dobbiamo mobbizzare Athos!”
- “Io sono qui per lavorare. Mi scombina il lavoro. Non posso fare una cosa che mi scombini il lavoro. Diteglielo voi, ad Athos, che sembra una persona a modo, a posto, che suo dovere è di tagliar cipolle a mano prima del passaggio nelle macchine...”
- “Ti rifiuti di obbedire?”
- “Mi scombina il lavoro... Non posso disorganizzare tutto perché mi si dice che...”
- “Questa la paghi. Ti sostituiamo...”
- “Sono un professionista e sono qui per lavorare...”
D’altro canto, Marcelo aveva già cominciato lo sputtanamento di Felipe, suo capo, oltre a fargliene di tutti i colori. Felipe, superiore, non reagiva né se ne lamentava, cosa che Marcelo prendeva per debolezza, per cui si ringalluzziva sempre più anche coi superiori degli uffici, proprietario incluso, cui accennava cose contro Felipe.  
Allora, Fatima chiama Germano José da Silva:
- “Guarda, Germano, abbiamo un problema... È la tua occasione per far carriera... Il Servizio Segreto ci ha ordinato di fare il culo a quell’Athos. Tu gli ordini che deve tagliare cipolle e noi ti mettiamo al posto di Felipe, almeno fino a che non obblighiamo quello a licenziarsi come ci è stato ordinato dal Servizio Segreto della Presidenta... Accetti?”
- “Certo! Certo! Io non ho problemi.”
- “Allora, vai, ordinaglielo e torna qui a riferire.”
Germano, verso la fine della giornata lavorativa, va tutto esaltato da Athos:
- “Tu, da domani mattina, primo lavoro, devi tagliare le cipolle sì che siano pronte per la macchina...”
- “OK, ottimo.”
Athos butta lì anche che forse avrebbe dovuto prima accennarne a Betão. Germano fa una sbruffata come a dire che quello non conta un cazzo.  
Betão sghignazza, mentre Germano va da Bibendum:
- “Guarda, da domani le cipolle le predispone quell’Athos. Abbiamo ordini dal Servizio Segreto della Presidenta di fargli il culo...”
- “Ah, lo dicevo che quello...”
I tre sono variamente malati. Betão neppure tollera la finestra aperta se all’esterno qualcuno sta pulendo le cipolle, in pratica togliendo la pelle alle stesse. In verità, non tollera la finestra aperta in assoluto. Dice che satelliti spia possono scoprire i suoi segreti culinari. Far le uova sode?! Tanto meno tollera le cipolle in cucina. Beh, a contarla tutta sarebbe pure peggio. Dice che la finestra aperta raffredda le cose che cucina o spegne il fuoco, sebbene non vi sia corrente d’aria e vi sia, alla finestra, una fitta rete protettiva. Dice pure che fuori v’è polvere. Non è vero. Ama nascondersi. Tra l’altro, cucina tutto, pure quando bolle l’acqua (che, infatti, con lui mai bolle), senza usare coperchi, neppure quando sarebbe indispensabile. Quando lo sostituisce Janaina, lei chiude pure un’imposta aggiuntiva. Sono solo manie e contagiose. Bibendum è alcolizzato e bulimico, cosa lo porta ad avere una pancia davvero opprimente. Janaina De Souza Bello non tollera l’odore delle cipolle che da tempo le ha bruciato il cervello se mai ne ha avuto uno. Neppure gli altri odori. Gli occhi li ha protetti, quando taglia cipolle colla macchina. Non il naso. Appena comincia a tagliare cipolle alla macchina, le vengono vomito e si acuiscono suoi disturbi al cervello che lei si sente come bruciare dall’odore delle cipolle. Eppure la stanza tagli è ben refrigerata e ventilata. Lei si tira su la maglietta sul naso in prossimità di qualunque odore. Non ci sta colla testa. Non che le sue manie finiscano qui. Sono a 360 gradi ed in tutte le direzioni dello spazio. 
Appena, il giorno dopo, venerdì 4/01, Janaina De Souza Bello riappare, Bibendum esaltato le dice:
- “A quell’Athos, quello nuovo, il Servizio Segreto della Presidenta ci ha ordinato di fargli il culo. Ora le cipolle le taglia lui...” 
Siccome, non avendo più da tagliare le cipolle, Bibendum e Janaina hanno poco fa fare, ecco che passano venerdì, anche sabato, andando in giro e dallo stesso Athos:
- “Ah, hai problemi col Servizio Segreto della Presidenta. Ora ti facciamo il culo. Ha! Ha! Ora ti facciamo il culo. ...Tu hai problemi col Servizio Segreto della Presidenta...”
In realtà, Bibendum è uno che ride di tutto e di tutti. La malata di mente e di spirito, e che lo fa vedere senza ritegno, è Janaina.
Sabato, i due sono andati via prima. Non avevano nulla da fare...
Venerdì, Fatima chiama Germano, anche altri:
- “Che sta facendo quell’Athos?”
- “Taglia le cipolle, senza problemi...”
- “E non ha detto nulla?”
- “Dice che fuori fa meno caldo che nella cucina...”
In effetti, Betão è un ossesso agorafobico che tiene la cucina tutta chiusa, come già detto. Pure peggio quando ritarda od è assente e chiamano Janaina a sostituirlo. Fuori fa più fresco ed è ventilato, anche quando la temperatura sia alta. Lì, in cucina, è un forno.
Fatima chiama ogni giorno gli Squadroni della Morte della Polícia Federal:
- “Nulla da segnalare. Va tutto bene...”
- “Come, va tutto bene?! Che dice, che fa, Athos?”
- “Fa tutti i lavori gli si dice...”
- “E le cipolle?”
- “Mi dicono che sembra molto felice...”
- “Bastardo! Bastardo! Non pagatelo! Dovete obbligarlo a licenziarsi!”
Venerdì hanno pagati tutti. Non Athos. Sabato neppure.
Per legge, devono pagare lo stipendio entro i primi cinque giorni lavorativi del nuovo mese. L’ultimo giorno utile era lunedì 7/01. Lunedì, non lo hanno pagato. Gli altri li avevano già pagati venerdì...
Tutte le volte che Athos chiede a Mauricio che prima, il primo giorno, gli aveva detto che per qualunque cosa chiedesse a lui, di stipendio, rimborso biglietti del bus, scarpe da lavoro etc, lo stesso arrossisce e sbotta:
- “Non posso fare nulla. È stato tutto avocato da Fatima Pinheiro. Il Servizio Segreto della Presidenta ha ordinato di licenziarti, anzi di obbligarti a licenziarti. Ora le hanno ordinato di non pagarti stipendio ed altre cose...”
Mauricio è in realtà il factotum, quello che controlla tutto e tutti, e riferisce. Non avendo nulla da fare, è sempre in giro, guarda, parla, riporta.
Lunedì 7/01, arrivano in gran pompa la direttora e Fatima Pinheiro, convocano tutti per un grande annuncio e comunicano che Felipe “ha problemi ad ambientarsi ed a trattare colle persone, per cui lo trasferiamo agli acquisti. Il nuovo capo, per ora, è Germano.”
In realtà, Germano è solo un ragazzone sanguigno, che lavora lì da un paio d’anni, che segue le burocratiche procedure del luogo. Anzi, è pure più informale del predecessore. A lui interessa che il lavoro sia finito. Poi possono tutti andare a casa anche prima della fine dell’orario formale. Athos no, per ora, ma gli altri timbrano il cartellino. Quello di Athos arriverà solo verso la fine di gennaio. È da vedere come poi l’amministrazione consideri ore in meno. Alcune volte, si devono fermare di più perché c’è qualche emergenza, facile vista la totale disorganizzazione nonostante il lavoro non sia molto. Per cui, è in effetti in apparenza saggio che qualche sabato in cui si finisce prima, Germano mandi via prima il personale della cucina e dei tagli. Sebbene, se poi, nei giorni successivi, devono disperarsi perché non tengono dietro alle ordinazioni dalle filiali... Per esempio, il pollo che producono in grandi quantità, si conserva a lungo nel freezer. Lì, invece, ignoranti, lavorano nell’ottica di pochi giorni. Per cui, ogni giorno cuociono il pollo, un popolare arredo per pizze quando frantumato in filini sottili (che è come esce dalla cottura lì), per pochi giorni successivi. Anzi, a volte saltano la produzione dello stesso. Poi, alcuni giorni hanno bisogno di cucinarne due pentoloni straripanti, perché hanno bisogno di una settantina di chili. Se un sabato v’è carenza di lavoro per cui si arriva a stento a mezzogiorno od all’una, non sono capaci a produrre altro pollo per allungare le scorte.
Lunedì, Bibendum aveva le vertigini, mentre Janaina aveva mal di stomaco e problemi di circolazione, oltre ai soliti deliri manifesti. Pure Betão... Sabato 5/01, Betão arriva dopo. Martedì 8/01 non si vede. Va spesso dal medico ed all’ospedale, come del resto Janaina. Più sono ignoranti, più confidano in fonti di autorità come i medici.
*******
*******
Pubblicato quanto sopra, la notte tra il 7 e l’8/01/2013, l’8/01 gli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira ordinano di pagargli stipendio e bus, “per ora”. Il bus, un 80 reais anticipati, sotto forma di tessera prepagata, in attesa di fare i conti dettagliati, fanno perdere ad Athos una mezz’ora ad orario di lavoro terminato dato che Fatima lo fa chiamare proprio quando lui sta andando via, alle 16 dell’8/01. Quante segate per un rimborso bus di un mese! Lei capisce poco per cui è logorroica se deve trattare col personale. Non che lì ci fosse nulla da trattare. Ah, sì, doveva raccogliere gli elementi per calcolare un’integrazione per via dei giorni a Ipanema. Ma non sapendo fare i conti, neppure due più due e neppure colla calcolatrice... Allora fa discorsi per non fare conti... Mezz’ora quando sarebbero bastati due minuti per fare i conti, se lei li avesse saputi fare. 
...Magari saranno stati a i raggi cosmici o radiazioni telepatiche... Per quanto, quando vi sia un’operazione di State/government-organized stalking (persecuzione di Stato, terrorismo di Stato), il caso (avvenga ciò per caso, per qualche legge fisica o divina, o per altre cause o non cause) non esista più. Tutto diviene strettamente deterministico.
No, no. Hanno pagato perché hanno ricevuto l’ordine degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira.
...Solo i colpi, oscuri e pesantissimi,  che i targets/bersagli dello State/government-organized stalking portano allo State/government-organized stalking stesso sono avvolti da un’aurea di indeterminatezza e seguono logiche cosmiche incomprensibili coi paradigmi correnti. Inutile parlarne... Il resto, quello fanno loro, è strettamente deterministico.
Martedì 8/01/2013, vari deliranti vengono mandati, o si mandano da soli, a fargli domande deliranti. Athos li scarica gelido. I pidocchi sono quelli che sono. Talora hanno la faccia delle persone, a volte disarmante e talvolta sul momento in apparenza credibile. Ma restano pidocchi. Basta far passare un po’ di tempo e continuare ad osservarli ché ogni eventuale dubbio si dissipa presto. 
Nel frattempo, si è attivata Janaina. Non che sappia fare un cazzo neppure come provocatrice. È l’indivia irriducibile contro tutto e tutti che la ha portata a...
Dopo i primi giorni di esaltazione: “Ah, abbiamo avuto l’incarico di fargli il culo”, e mentre gli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira facevano il solito reclutamento parallelo per non dipendere solo da padroni e direzione, ma anzi da avere controlli ed interventi incrociati, Janaina era un turbinio di pulsioni animalesche. Voglia di cazzo (sebbene provi disgusto dai cazzi reali: è frigida, ma frigido-disgustata), convulsioni distruttive, invidie sordide, si combinavano pur nell’elementarità e rozzezza delle sue pulsioni pidocchiesche. La frigidità non le ha tolto dalla testa che il cazzo potrebbe dare godimento, un godimento che altre le raccontano e che vede al cinema ed in TV. Per cui, ha disgusto del cazzo reale mentre continua a sognare cazzi immaginari...
Appena apparve Athos cominciò a dire a tutti che avrebbe subito studiato italiano e che sarebbe andata a vivere in Italia. Con il figlio ed il marito? Poi, cominciò a conclamare: “A quello gli facciamo il culo come voluto dagli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira”. Infine, assaltò Mauricio: “Io sono una grande patriota ed agente segreta... Se ci sono delle cose da fare...”
Mauricio, pur scemotto ed infame che s’atteggia a gran furbone, era disperato. Ma lei insisteva: “L’agente segreto degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira ha già parlato con altri... Voglio anch’io...” E continuava a dibattersi tra agogni di cazzo immaginario, disgusto per la sua vita reale, invidie, infamie: “Io sono una grande agente segreta. Sono una grande patriota. Se c’è da difendere la patria... Magari poi mi fanno andare in Italia per sempre in viaggio premio...” Ossessionava tutti. Non solo Mauricio.
Alla fine Mauricio ne accennò all’agente speciale degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira:
- “C’è una che insiste, per partecipare anche lei al mobbing in diretto contatto con gli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira... ...Visto a che a voi non bastiamo noi della direzione e volete pure gli agenti/controlli plurimi sul campo, in basso, al pian terreno...”
- “Che tipa è?”
- “Una disperazione...”
- “È intelligente...”
- “Impossibile saperlo...”
- “Che lavoro fa?”
- “Nelle cucine... ...Non è che lavori molto... È incostante ed agitata...”
- “Lavora dove Athos?”
- “Nell’area tagli. Ma all’occorrenza pure in cucina-cucina...”
- “Ah, ottimo! È una sveglia?”
- “La sembra anche se non capisce un cazzo... Più che altro è nevrotica...”
- “Perché non l’avete licenziata?”
- “Nessuno ne ha il coraggio... Fa pena a tutti...”
 - “Ah, ottimo! Ha delle qualità?”
- “È una gran ciapettara, pettegola, infame...”
- “Ottimo! ...È fika?”
- “Ha un figlio... ...Lei ne vanta quattro... Qualcuno l’avrà montata. Lei si atteggia, ma non è che abbia grandi attrattive...”
- “Ottimo! È una che ha iniziativa?”
- “Fa quello che le si dice, più o meno, se capisce quello che deve fare, ”
- “Ottimo! È una concentrata?”
- “È piuttosto distratta. Comincia mille cose e non ne finisce mezza... Ma se le si urla, poi fa, più o meno, quel che le si dice, se capisce quel che debba fare...”
- “Ottimo! È brava a riferire?”
- “Se capisce quel che debba riferire...”
- “Ottimo! E come provocatrice, è una che ha iniziativa, coraggiosa?”
- “È piuttosto codarda, direi...”
- “Ottimo! Ma visto che gli altri due dell’area cucine hanno detto l’uno che lavora in un’altra stanza, l’altro che non capisce che debba e possa mai fare... Mi faccia parlare con lei. Me la mandi domani, in centro...”
La fecero andare negli uffici in centro:
- “Sono Janaina. Sono venuta per mettermi a disposizione per le attività patriottiche degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira...”
- “Brava Janaina. Lo sai che devi fare?”
- “Mi hanno detto che quell’Athos...”
- “Ti hanno detto che?”
- “Mi hanno detto gli si deve fare il culo...”
- “E a te piace fargli il culo?”
- “Non lo so... Ma se il Brasile...”
- “Ed a te sembra che il Brasile faccia il culo ad uno straniero?”
- “Non lo so. Così mi avevano detto..”
- “Guarda, per ragioni che non possiamo dire, dobbiamo solo obbligarlo ad andarsene via dal Brasile e lui non deve neppure sospettare che...”
- “Ma se Athos ha già detto a tutti, e lo ripete ogni giorno, che c’è una persecuzione contro di lui da parte degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira su richiesta italiota-NATO...”
- “Appunto. Lui lo dice. E noi abbiano ordine di operare come se lui non dicesse e come se non succedesse nulla, cioè come se si dovesse pensare... ...come se gli si dovesse far pensare che non sta succedendo nulla. Per cui, tu devi fare come se non succedesse nulla.”
- “Non ho ben capito... Ma allora non devo fare nulla?”
- “Tu devi prendere ordini lì da Mauricio e dagli altri... Se c’è qualcosa di particolare, ci chiami e corri qua. ...Ma la regola è che noi operiamo tramite Mauricio da cui tu dipendi. Anche da Germano e Marcelo [Marcelo de Carvalho Romão]. Solo se c’è qualcosa di eccezionale ci contatti direttamente. ...Se proprio è qualcosa che gli altri non ci possono dire o che tu non puoi dire a loro...”
- “Non ho ben capito, ma obbedisco. ...E cosa devo fare...”
- “Loro ti dicono i dettagli... Athos non deve assolutamente cucinare. Deve sentirsi sorvegliato, per cui tu devi andare in continuazione a guardare dove lui lavora. Se poi riesci a creare qualche incidente per comprometterlo, sarebbe l’ideale. Deve essere spinto ad andarsene di lì e ad andarsene dal Brasile. Ma lui non deve sospettare nulla. Per esempio, se tu ciapetti con gli altri per cercare di denigrarlo in tutto quel che fa, deve apparire come una cosa spontanea...”
- “Va bene... ...Credo di aver capito anche se non sono sicura... Io sono una grande agente segreta, come nei film. E sono molto furba. Per cui poi faccio quel che si deve...”
- “...Ci hanno detto... È per questo che ti abbiamo chiamata.”
E fu così che dopo i primi giorni che Janaina aveva detto a tutti che dovevano fare il culo ad Athos perché così richiedevano quelli degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira, ecco che la stessa cominciò a dire che lei era ora divenuta una grande agente segreta perché si doveva obbligare Athos ad andarsene via dal Brasile. Poi le dissero di non fare quei discorsi che potevano sentirla, ...o lo stesso Athos o qualcuno che riferisse a lui..., per cui passò a non dire nulla. ...per quel che riusciva.
In realtà, sbottava in continuazione, con rabbia: “Va via! Va via! Devi andare via! Torna in Italia! Polícia Federal! Polícia Federal!” La sua malattia mentale era ed è più forte di qualunque ordine. Solo, come le venne poi ordinato di nuovo, ogni cinque minuti compariva dove Athos lavorava per guardonare etc etc. Del resto, essendo fannullona e disturbata, ha il bisogno di muoversi in continuazione. Uno spasso patetico e di impotenza sia della stessa che degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira che alla fin fine non possono non usare pidocchi scemi e marci. 
Il livello professionale degli pseudo-cuochi ed aiutanti di quella sede centrale di O Forno Rio è quel che è. Non sanno neppure, e reagiscono istericamente all’idea/informazione, che il buon caffè si faccia con un pizzico di sale nell’acqua per lo stesso. Questo elemento, apparentemente di dettaglio, illumina sulla psicologia del brasileiro medio: un pidocchietto ammaestrato e pure male, privato di ogni pensiero logico e di ogni attitudine ad apprendere autonomamente. Essendo tutti analfabeti informatici, non possono neppure cercare conferme o smentite a quanto loro detto.    Le biblioteche sembrano non esistere in Brasile. Se ve ne è qualcuna, ha libri vecchi di secoli...
Tra l’altro anche non sapessero che il sale valorizza il sapore e/o toglie l’acido, come asserito da varie fondi, è di comune e diffusa conoscenza che, in tutte le cose dolci, liquidi inclusi, un po’ di sale è sempre una base che facilita la dolcificazione, oltre ad avere altre funzioni. Mentre non esistono controindicazioni all’uso del sale, un pizzico ovviamente.
Lì, se usano i pelati in scatola evitano di usare zucchero e sale. Il sale non lo usano mai, a parte che, con l’aceto, per cuocere le uova. Incredibile! Sale e aceto solo per fare le uova sode... Perché l’aceto? Perché sennò Betão è ossessionato dall’alone creato dal sale nelle pentole! Se cucinano le melanzane per la pizza, producono solo una poltiglia che sembra passata a frullatore e pure senza un pizzico si sale per il sapore. 
Sono pazzi. Betão non usa il sale perché sporca le pentole. Non usa l’aceto perché non ne conosce l’uso, se non per sbiancare le pentole in cui si usa il sale. Non usa il coperchio neppure per bollire l’acqua che infatti mai bolle perché sennò si sporcano i fornelli, dice. Direttori, proprietari, né altri, non sono mai entrati in cucina per controllare che e come si cucini. Le ricette ufficiali affisse sono errate ed inventate. Infatti non vengono seguite.
Però..., però..., però..., se Betão cucina per sé, o per sé e per altri, nella cucina dipendenti, per esempio il sabato, fa tutto salatissimo. Perché? Semplice! Perché non ha timore che la padella della cucina dipendenti divenga scura a causa del sale!!! Della serie, “psicosi in cucina” o “psicotici in cucina”. Una pazzia totale! Pesce fritto salatissimo per sé e per altri, ma assenza di sale nel lavoro quotidiano, ...per non sporcare le pentole!  
L’igiene è sconosciuta. Sono state loro dette alcune regole che non capiscono. Tutto lì. Usano tutti lo stesso bicchiere per l’acqua fredda, per bere. Nessuno lo lava col sapone. Solo Raimundo, quando lavorerà lì. A tavola, i cucchiai per il caffè sono usati in comune mettendoli nell’acqua dopo l’uso. Diffusione di microbi. Seguono prassi sono state loro dette. Non capiscono il senso di quel che fanno, né sono capaci di apprendere. Tipico del sottosviluppo senza uscita. Dicono loro cose errate. Loro le fanno. Non hanno spirito critico per correggere né migliorare.
A tavola, un tavolo piccolo, nella cucina per i dipendenti, bicchieri, posate e piatti sono al centro della tavola dove si mangia e tra persone che spesso parlano animatamente, per cui inevitabilmente sputacchiano su tali bicchieri, posate e piatti. Beh, Athos si prende sempre un piatto sotto. Le posate ed il bicchiere se li deve lavare, ...con vari della direzione che sembra detestino che si lavi le cose da solo! 
I brasileiri sono specie gregaria fin dalla più tenera età. La più malata di mente dà la linea che i minchioni seguono come in un pogrom auto-castratorio. Imparano dall’asilo nido, con le maestre ed inservienti. Poi con le ‘professore’ e ‘professori’ della scuola elementare e delle altre. Ovviamente c’è sempre qualcuno che, con disprezzo, li manda affanculo e, silente, non si uniforma ai pogrom delle e dei deliranti. Neppure i brasileiri sono tutti infami, né tutti scemi! Ma la stragrande maggioranza è quel che è.
Dicevamo che brasileiro medio è un pidocchietto ammaestrato, e pure male, privato di ogni pensiero logico e di ogni attitudine ad apprendere autonomamente. Tutta l’America Latina è così.
Statunitensi ed inglesi dominano l’America Latina, e la tengono arretrata, tramite i relativi militari. I militari assieme ai gesuiti, ora pure all’Opus Dei, sono strumenti chiave di corruzione materiale e psicologica. Il militare va nelle scuole statunitensi. Nelle stesse non impara un cazzo, a parte torture e tecniche di assassinio che già conoscono benissimo. Però è lì che vengono reclutati, in un modo o nell’altro. In patria, fanno carriera proprio perché hanno frequentato le scuole militari USA dove non hanno appreso un cazzo e sono stati reclutati dall’Impero.
I civili, quando gli USA hanno deciso le svolte civili, sono le facce. Gli USA ordinano ai civili che ordinano ai militari ed ai militari che impongono ai civili. O i civili dirigono gli Squadroni della Morte militari sotto supervisione USA, od i militari impongono comunque ai rispettivi civili gli Squadroni della Morte militari sotto supervisione USA. L’Impero britannico è un impero parallelo a quello USA ma che manipola variamente quello USA. Tedeschi, francesi ed altri sono un potere parallelo ed inferiore, e sono comunque clienti USA e britannici. 
Tramite questo loro potere reale, gli USA ed i britannici hanno imposto la distruzione di qualunque pensiero logico, creativo, critico. Ciò almeno a livello generale e nei centri chiave della formazione scolastica e culturale.
“Qualunque pensiero critico è uno strumento sovversivo per distruggere il potere di voi eroici militari. Senza disciplina cieca, voi ed i vostri Stati sparite.”, hanno raccontato e raccontano gli USA ai militari indigeni [locali, ‘nazionali’] d’America Latina. Corrotti ed idioti, i militari dei vari Stati dell’America Latina se la sono bevuta e se la bevono. Se qualcuno non se la beve, deve fingere di bersela e comunque obbedire all’ordine imperiale. Del resto, i militari che distruggevano il pensiero logico, ne erano essi stessi privi. Non vi sono geni che manipolino imbecilli, bensì imbecilli che manipolano imbecilli.
Per cui, a livello di massa (scuole di tutti gli ordini e gradi, media, centri di produzione culturale etc) è stato rimosso ogni ‘pericolo’ di pensiero logico, creativo, critico. Il pidocchio deve obbedire. Il punto è che obbedisce ad altri pidocchi, non a dei geni. È un po’ come le scienze sociali USA e britanniche dove la scienza, se mai era apparsa, è stata sostituita dalla propaganda. Oggi questo è chiaro, chiarissimo, a tutti. Per cui gli USA e l’UK sono divenuti vittime della propria propaganda salvo, a livello operativo, inventarsi delle scuse da bar che finiscono per chiarire che i loro ‘valori’ erano tutte balle, che l’unica cosa che esiste sono Stati delinquenziali e psicotici che si coprivano e si coprono con propagande di guerra. Loro sono i capofila imperiali di questa realtà di Stati delinquenziali e psicotici.     
In America Latina, tutto è stato corrotto dall’assenza di pensiero logico. “La scienza” è l’obbedienza, in America Latina. Gli Squadroni della Morte militari sono ben attivi ed operanti in tutti gli Stati ‘democratici’. Colpiscono tutte le forme di pensiero e cultura indipendenti. Gli stessi controllano le magistrature indigene. Le investigazioni sulle loro esecuzioni non vengono fatte. Ai media viene passato l’ordine di dire che si tratta di azioni di mafiosi o di qualche vendetta privata, quando si tratta di operazioni di Squadroni della Morte militari, di terrorismo di Stato.    
Se in Asia esistono oligarchie militari sviluppiste, che sono alla radice dei cosiddetti Developmental States, in America Latina i militari sono solo kapó da fogne. La rimozione di qualunque pensiero logico, a tutti i livelli, è la precondizione dell’arroganza dell’ignoranza, del patriottismo dei pidocchi, siano essi pidocchi brasileiri o con altra aggettivazione ‘nazionale’. Il latinoamericano, anche di classi alte e suppostamente colte, semplicemente non riesce a connettere logicamente, e ciò su tutto. Agisce sulla base di riflessi condizionati pavloviani imposti dai centri imperiali per mantenere sottosviluppo cronico e dipendenza cronica da essi. 
Venerdì 12 gennaio 2013, Betão si finge cospiratorio e suadente. È che proprio non è capace:
- “Piero, Paolo, o come ti chiami... Come hai detto che ti chiami? Ah, ti chiami Athos... Ma me lo devi proprio dire... Come fai a conoscere il nome completo di Janaina?”
Athos apre il palmo della mano e traffica in esso:
- “Ecco, ho qui tutti i nomi che voglio...”
- “Ma lo hai trovato su facebook?”
- “A parte che lei non usa computers, non è che uno vada su facebook e gli spuntino i nomi delle persone...”
- “Come, no. Janaina usa il computer...
- “No, guarda Betão, ti assicuro che proprio non sa usare né usa nulla. Quella, quando va a casa, fa quello che fa qui, urla e si agita. Usa solo facebook e per connettersi coi proprietari e quelli della direzione ed uffici. È la classica ruffiana.”
Tutte le volte che passa Mauricio, che avvicina Betão per permettergli di riferire, per cui per farlo sbottonare lo fa sentire importante, lo monta un po’, lui (Betão) è poi tutto esaltato. Il giorno dopo, sabato, Betão è tutto montato. ...Ne approfitta col primo lavoro del mattino, una cosa tra l’altro senza nessun senso. Ma del resto, lì, molte cose sono senza senso... Spostano le cose di decine di metri solo per pesarle e contarle e poi le rispostano da dove provenivano o oltre, per le filiali. Il magazzino sta nel lato più profondo dell’edificio e l’auto sta in prossimità dell’uscita. Arrivano le merci. Le spostano all’interno. Alcune le rispostano fuori per pesarle, anche quando basterebbe pesare un pezzo (formaggi, salumi etc sono in formato standard anche quando non vi sia il peso, per cui...) e fare una moltiplicazione. Troppo difficile per dei brasileiri, soprattutto per chi dirige e per chi ha la proprietà formale ma non s’affanna a tagliare costi ed aumentare o creare efficienza. Perfino prelevano il cartone per le scatole delle pizze da un magazzinetto a metà strada, lo portano nell’interno più profondo per contarlo e poi di nuovo fuori, sulla strada, nella vettura per le consegne. Non sarebbe più semplice fargli fare la via più breve e diretta, dal magazzinetto alla vettura? Troppo difficile... Anzi, sarebbe più semplice ed economico farlo consegnare direttamente dalla produzione alle filiali, come molte altre cose, e dunque con gran risparmio. Troppo difficile per dei brasileiri. Non si capisce davvero come possano avere dei profitti...
L’insacchettamento del basilico è una comica. Non l’unica. Il basilico viene comprato in casse che ne contengono vari mazzetti. Basterebbe smistare i mazzetti alle filiali, dato che non è che venga processato davvero nella sede centrale. Ciò che fanno è disfare i mazzetti, pesarlo in quantità di 150 gr. e metterlo in sacchettini di plastica chiusi ermeticamente. Dato che non viene né lavato né privato dei gambi, è solo tempo perso. Basterebbe inviarlo alle filiali dicendo di lavarlo, privarlo dei gambi e congelare la foglie (se ne avanza), che è un eccellente mezzo di conservazione. Non ne sono capaci. Per cui, lì, si occupano del basilico, in cucina. Lo pesano ed insacchettano. Quando il basilico avanzato viene collocato nella camera frigorifera, essa non è un vero freezer, per cui esso appassisce e si deteriora rapidamente.  
Betão dice ad Athos di disporlo sul tavolo, e poi pesarlo ed insacchettarlo. Un certo quantitativo lo vuole in sacchetti chiusi ed altro in sacchetti aperti dato che lo rimettono in frigorifero, parte insacchettato ed altro come era, nella cassa di polistirene espanso e coperto con un foglio di plastica. Visto il limite dei sacchetti usati, non esistono problemi a piegare i gambi dato che alla fine se ne usano solo le foglie e non è che il gambo steso o non steso, flesso, abbia una qualche funzione, neppure per la conservazione. Che senso abbia insacchettare ed a mazzetti da 150 gr. il basilico è un mistero. ...Folli decisioni burocratiche... Serve solo ad aumentare i costi. Si conserverebbe meglio subito inviato tutto alle filiali, visto che è lì che lo lavano (se lo lavano) e sfogliano. Chissà se, alla fin fine, non sarebbe più economico e più fresco, pure di migliore qualità, come talune altre cose, comprato nel negozio all’angolo anziché centralmente... Anche quando talune cose sono di buona qualità, si rovinano tra frigo, trattamenti e spedizione.
Betão, come molti altri, sì è costruito nella sua testa delle procedure, sulla base di altre usate in precedenza, senza senso né utilità, anzi danneggiando le cose. Tra l’altro è uno agitato che dice di fare un cosa, mentre uno si mette i guanti ‘chirurgici’ dice di farne un’altra e mentre uno si avvia a farla se ne inventa un’altra ancora a seconda delle tempeste della sua piccola mente animale o di quello gli dicano Janaina e Bibendum cui lui urla e che urlano a lui. Dà ordini di fare cose secondo lui basse. Se uno si mostra felice di farle, ecco che si mette a farle od a completarle lui. Relazioni nevrotico-distruttive. A casa è lo stesso. Urla. La moglie gli urla. Si rifugia nel bere, nelle medicine, nella TV. Poi va dal medico.
Ma Athos è lo straniero e gli hanno detto che lui, Betão, ha ora una qualche missione speciale da parte degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira, anche se lui, quando gli dicono cose appena complicate, o anche solo complesse, si blocca e non segue. Ha capito che la direzione-proprietà vogliono che... e che lui, pidocchio, deve implementare l’ordine non ha capito. Allora si agita e pasticcia più del solito.
Sabato, 12 gennaio 2013. Ecco che allora dice ad Athos di insacchettare il basilico. È solo una scusa. È lui Betão che è agitato. Betão si mette ad urlare che lui è una persona importante, molto considerato dalla direzione-proprietà e che lui ha il potere di far licenziare o meno le persone. In realtà, non conta un cazzo. Semmai chiedono a ora Germano, o chi sia, ma oggi è lui, il capo del magazzino-forniture alle filiali. Di grado equivalente, ma lavora da solo, è il responsabile approvvigionamenti, chi tratta coi fornitori. Prima era Germano. Ora è Felipe, dopo l’inversione operata tra i due. Anche se a volte uno sostituisce l’altro oppure lavorano assieme. ...Sebbene parallelo ai due sia Marcelo e che è tanto ambiziosissimo quanto idiota ed ignorante neri. Ma ha sedotto Otacilio, il proprietario che, coglione, lo crede un genio nell’organizzazione. Marcelo, si muove secondo sue piccole convenienze di kapó e terrorista di Stato. Cerca di usare un linguaggio forbito, nel parlare, sebbene ciò non lo renda meno semianalfabeta. Immaginarsi un semianalfabeta che, per quanto abile, cerchi di usare un linguaggio forbito... V’è pur da dire che proprio non le capisce le cose, neppure quelle di cui pretende di ciarlare, di pontificare. Immaginarsi uno che non capisca le cose e che dunque neppure capisca di non capirle, data l’arroganza furiosa... Eppur si lancia continuamente in generalizzazioni e specificazioni verbali vuote di qualunque minima logica e pertinenza. Non ha alcuna competenza manageriale. Neppure alcuna attitudine banalmente micro-organizzativa. Fa il facchino tra cose che arrivano ed altre che devono essere consegnate, quando non stia a far nulla, magari guardonando sullo schermo del computer ciò che facciano gli altri, o fissando perduto numeri per lui troppo ostici, o gironzolando con fogli e taccuini tenuti con grande prosopopea. E con la passione di molestare il prossimo, quanto di essere servile verso i superiori degli uffici amministrativi. Un nulla merdacchioso, pur credendosi un mastro puparo insostituibile.  
Betão urla che lui è una persona ascoltata, che lui è il Brasile e che in Brasile si deve lavorare come dice lui.
- “Devi guardarmi con attenzione! Il basilico si dispone qui in questo modo! Poi si pesa senza sacchetto [[sì che le foglie che si perdono quando si insacchetta alterino il peso che dunque non è quello si suppone sia!!! ...non che sia un gran danno ma allora perché perdere tempo a scomporre, ricomporre e pesare quando basterebbe inviare i mazzetti già belli e pronti quando si comprano?]]. Pesatolo si infila nel sacchetto a questo modo. Ed ora si chiude [[se non si è flesso prima per qualche idiosincrasia del pazzo ed ottuso Betão, si deve spingere giù ora]] e sigilla a questo modo. Qui siamo in Brasile e le cose si fanno alla brasileira, cioè come dico io grande brasileiro importante!”
Lui mostra che va disposto su un foglio di carta para-assorbente. Naturalmente, se quel lavoro lo fa (anzi lo inizia, perché lascia tutto appena iniziato od a meno di metà) Janaina, dispone il basilico, disfatti i relativi mazzetti, sul tavolo magari sudicio senza nessun foglio di carta para-assorbente.
Ben sigillato ed umido dalla camera frigorifera, il processo di decomposizione del tutto si accelera. I pidocchi delle filiali, così come quelli della sede centrale, non sanno che il basilico si conserva ottimamente, lavato e asciugato, nel freezer in barattoli o sacchetti sintetici. Per cui, grandi quantità vengono poi gettate via, come del resto avviene con altre cose. Sprechi per ignoranza e per incapacità. Oppure, appunto, se lo vuoi fresco e profumatissimo, lo compri al negozio all’angolo. Tra trasporti e ritrasporti, spostamenti, insacchettamenti, le economie di scala dell’acquisto all’ingrosso, se lo acquistano all’ingrosso, se ne vanno. La fragranza del basilico fresco pure. Costi più alti e qualità peggiore. Costerebbe molto meno comprato, già pulito ed in foglie, al negozio all’angolo, da parte delle varie pizzerie.
Athos, ridendosela, ma senza farlo minimamente trasparire per non urtare le nevrosi isteriche di Betão, si mette a fingere serio-serio, e con un po’ di prosopopea, di ben predisporre il basilico nel punto esatto del tavolo dove vuole Betão. Cerca di imitare l’aria pomposa di Betão nella sua arte del basilico. Lui, Betão, lo ripaga poi con un sorriso tutto soddisfatto della serie: “Oh, bravo, hai disposto il basilico come lo volevo io, io grande brasileiro importante che sa come fare le cose!” Che pidocchio elementare e ridicolo quel Betão!
Costi più alti. Prezzi più alti. Profitti più bassi. Chi compri una pizza se la potrebbe fare, al 20% del prezzo, in una vecchia padella. ...Una padella con coperchio per creare l’effetto-forno! 
L’ossessione per i furti porta a frammentare tutto, con rilevanti costi di lavorazione, trasporto ed amministrativi. Non è che uno che voglia non possa rubare solo perché le confezioni sono più piccole. Che senso ha, da un saccone di origano, passare a piccoli sacchetti? Non è un prodotto deteriorabile. Come si conserva nel magazzino centrale, si potrebbe conservare nel magazzino della filiale in un saccone cui attingere fino ad esaurimento. Costa meno la distribuzione centralizzata o costerebbe meno farselo consegnate dal fornitore alle filiali? Non sanno fare calcoli, comparazioni, né reali valutazioni di costi. Non sanno neppure organizzare nulla. Ti dicono pure che alcuni prodotti non possono essere consegnati direttamente dal fornitore alla filiali perché alcune filiali che non hanno un certo codice di registrazione fiscale dovrebbero pagare in contanti. Hai costi magari doppi per non pagare in contanti?     
Per esempio, comprano quantità di bevande, in realtà non quantità grandissime. Personale per portarle poi all’interno del magazzino centrale, che non è sulla strada, bensì ad un trenta metri. Percorso a ritroso quando debbano essere distribuite alla filiali. Le confezioni, alla brasileira, si rompono in continuazione. Distribuzione alle filiali da parte di un furgoncino piccolo-piccolo, un fiorino, con due persone su di esso. Ne hanno pure uno appena più grande ma sempre piccolo. Magari costerebbero molto meno da un distributore di zona che te le porta nella filiale in quantità maggiori che il furgoncino non può contenere. Controlli il venduto ed il comprato e lo vedi subito se qualcuno s’è rubato bevande, che del resto possono essere rubate anche col sistema ora centralizzato. In fondo, l’azienda ha 7 filiali. Una consegna, una filiale. Che economie di scala possono avere dall’acquisto di vari articoli con poi ridistribuzione centralizzata, dopo incredibili procedure interne. Per alcune cose, magari, conviene, o potrebbe convenire, la preparazione o predisposizione centralizzata. Non per molte altre.
Eppoi vi sono le procedure interne, del tutto dispersive e quindi costose. Non sono capaci ad organizzarsi il lavoro. Tanto meno sono capaci di organizzare quello altrui. V’è qualcuno ricettivo, come Augusto, non a caso uscito da una università, ma non solo lui. Produce o vorrebbe produrre cortometraggi. Solo tre, ma è già un grande salto culturale rispetto all’ignoranza dilagante ed arrogante del brasileiri. Uno che sappia produrre cortometraggi e faccia l’aiuto magazziniere e autista consegne non ha neppure l’arroganza della classi alte o di chi le imiti. Gli manca l’arroganza dell’ignoranza del popolino ignorante come gli manca quella degli intellettuali, che in Brasile sono in genere raffazzonati. Non a caso è subito ricettivo se uno gli fa osservare come si possano ottimizzare anche singoli lavori. Anche se poi, giustamente, non gliene frega nulla, dato che tutti lavorano alla cazzo e ti guardano male se lavori in fretta e bene. Certo, se poi grandi capi gli fanno trasportare avanti-indietro cose su cui basterebbe fare dei conti di peso approssimati, non è che si metta a fare inutili discussioni contro strambe ma consolidate procedure. Mite ad apprendere e mite a lasciare che si sfanculino. È giusto così. Per cui, anche chi capisca che potrebbe fare meglio e più veloce, se non vuole essere liquidato o rovinarsi la vita deve adattarsi all’andazzo della disorganizzazione assoluta, dove se uno sta pesando ed etichettando ad una bilancia, subito un altro si intromette ad intralciargli il lavoro con altre pesature ed insacchettamenti. Non sanno organizzarsi e devono pure intralciare il già disorganizzato lavoro altrui.   
Sabato, attorno a mezzogiorno, il lavoro è finito e Germano dice che loro, i quattro dell’area cucina e tagli, possono andarsene. Athos, cambiatosi ed in prossimità dell’uscita, vede che Betão sta arrivando, per cui quando Bibendum, che è con Janaina a cambiarsi in prossimità dell’entrata (...dove non si potrebbe; ma loro, che sabato hanno lavorato a piedi scalzi, sono della mafia dei brasileiri infami e pazzi), gli offre la chiave, Athos dice che non gli serve. ...Aspetta un attimo...
Mentre Bibendum apre la porta, ora che anche Betão è arrivato (evidentemente lo stavano aspettando), Janaina urla, mentendo, che Athos non può uscire e che Germano lo sta chiamando. Athos li lascia uscire e mentre Bibendum sta chiudendo (senza troppa convinzione) la porta per non far uscire Athos, lui si infila lo stesso ed esce egualmente. Con passo veloce li lascia a delirare tra loro, Janaina coi due suoi froci del momento, Betão e Bibendum.   
Quando Janaina arriva a casa, il marito o pseudo-marito la picchia perché le dice che lei deve lasciarlo in pace a guardare la TV e lei deve fare i lavori di casa, oltre che occuparsi del figlio (di lei, non di lui), un ragazzetto sui forse quindici anni con la faccia da culo come la madre. Poi, la ripicchia perché lei starnazza che non vuole essere picchiata, che se ne va di casa, che fugge in Italia etc.
Betão e Bibendum passano il resto di sabato e la domenica davanti alla TV, con birre e cibarie. Betão ha una moglie con cui non si parlano da decenni, se non per battibeccare sordidamente. Bibendum è un gay celato ed anche sul lavoro sta col culo mezzo fuori dai pantaloni da lavoro. Si accontenta dell’aria che gli si infila tra le chiappe non particolarmente tonde. 
L’altro frocio che ronza sempre intorno a Janaina, per abbeverarsi dalla merda che le esce dalla bocca, è Adalberto [Adalberto Gomes de Jesus]. Uno dei primi giorni che Athos era lì, e se ne stava leggendo durante la pausa pranzo di un’ora, Janaina, che sembra ossessionata da Athos, glielo manda a mostrargli foto porno di donne che lo stesso ha sul telefonino. Tipico di un frocio celato farsi di quelle parti. Il giorno prima, nella pausa pasto, Janaina si appiccicava ad Athos che stava leggendo, toccandolo, cercando di mostragli la foto del figlio sul telefonino e cercando di fotografarlo.
Lunedì 14/01/2013, Germano arriva tardi. Tuttavia telefona presto agitatissimo a Marcelo che da alcuni giorni ha la chiave per aprire sia la porta esterna che l’accesso diretto ai magazzini, essendosi dichiarato disponibile a collaborare alle grandi attività ‘patriottico’-compradore degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira contro Athos.
Marcelo è un alto nero ignorante ed arrogante che tuttavia si cela, un po’, dietro una freddezza rancorosa. Abita in Ledo5 come Athos, sullo stesso piano, un poco più in là, al numero 76. Aveva una ditta di stesura reti informatiche, diceva, sebbene non avesse grande dimestichezza coi computer, anche se solo per stendere delle reti fisiche non è magari indispensabile. È finito a fare l’aiuto magazziniere ed autista a O Forno Rio. Passa il tempo libero stando nella sua stanzetta 2x3 mq come le altre di Ledo5, con un video acceso, TV o computer (ma di computer capisce poco e non sa che farsene; ha un vecchio laptop ma solo per status), e come in riunione permanente con un ragazzotto sui 40 od oltre che fa il posteggiatore abusivo e con Rodrigo [il periodo che questi lavora ed alloggia lì], l’inserviente da cui Leda cerca di farsi chiavare quando lui non preferisce andare a puttane. Anche altri gravitano attorno alla stanzetta di Marcelo. Si atteggia ad informatore e provocatore dell’Abin in missione speciale. Guardandolo bene, ha gli occhi come strabici, spupillati ed ognuno torvo per conto suo. Austero visto da lontano, assume un’aria da deficiente visto da vicino. Se poi apre bocca, uno ne ha la certezza.
Germano lo chiama da casa:
- “Marcelo, Marcelo, vengo dopo che ho delle cose da fare. Lo sai che dobbiamo tenere sotto pressione quell’Athos. ...Ordini... Mi raccomando, cipolle e cipolle e digli pure che lavori rapido.”
Non è che le pentolone di pollo disossato, gettato su una base di olio ed aglio, polvere per brodo, poi con origano ed una spezia rossa, i gamberetti idem, simili gli champignons, od i vari insacchettamenti siano poi un lavoro di grande qualificazione. Per non parlare dei lavori di taglio della sala macchine.
Quando Athos scende in orario dai primi 20 minuti (Betão che non capisce un cazzo neppure di orari di lavoro, gli aveva detto che c’erano venti minuti di colazione per cui si iniziava a lavorare alle 8:20. almeno ufficialmente), che sono di fatto  in cucina dipendenti per il caffè [gli altri vi restano anche quasi fino alle 9; quando Athos scopre che l’orario di lavoro è di 44 ore dunque senza quei 20 minuti, evita di farli, e provvede alla colazione prima delle 8], Marcelo gli dice pomposo che le cipolle sono già fuori pronte per essere pulite. Ripassa poi e gli dice altezzoso che gli raccomanda di essere rapido. Athos risponde ironicamente con un: “Certo!”
Athos non lavora più velocemente del solito sulle due cassette di cipolle. Anzi... Il quantitativo è sbagliato, perché una cassetta verrà poi lasciata al sole a deteriorasi. Meglio, ne avrà di più il giorno dopo. È il lavoro migliore, all’aria aperta. Betão, ossesso, se ne sta nella cucina con le finestre chiuse a rimestare quei suoi pentoloni strapieni.
Betão è davvero uno tutto scoordinato e che deve immerdare pure il lavoro altrui, come un po’ tutti lì. Invece, Athos si organizza e fa le cose in maniera seriale.
- “‘Taliaano, devi riempire i sacchetti, pesarli subito e chiuderli subito...”
- “No, non si lavora a quel modo. ...Li peso appena la bilancia è libera. ...Inoltre, prima si fa un’operazione e poi le altre, e coi materiali disposti in maniera ergonomica.”
Non che lui abbia alcuna idea che significhi “ergonomico”. È appena annichilito dalla parola e non osa dire che non sa di che si tratti.
Lì tutti si intralciano l’un l’altro e non sanno organizzarsi. Collocano nei luoghi più incredibili le cose su cui stanno lavorando, le raggiungono con difficoltà, le trattano, le collocano in altri luoghi scomodi e distanti.
Il sottosviluppo cronico è quello. L’assenza di organizzazione. Sottosviluppismo e sottosviluppo da cui i brasileiri ed altri latinoamericani non usciranno mai. USA ed UK non vogliono. Loro stessi neppure.  
Quando Athos finisce la pulitura cipolle e va ironico a chiedere a Marcelo se non ne abbia altre, che forse erano poche, e poi va in cucina, Marcelo lo raggiunge in cucina e sghignazzando d’intesa con Betão (“...abbiamo l’ordine di fargli il culo...”), con l’ebete Betão che risponde allo sghignazzo, dice ad Athos di fare lui il suo lavoro di riempimento delle bottigliette di olio. Altra cazzata, fatta solo per sprecare tempo, dunque soldi, di O Forno Rio, è il riempimento centralizzato di bottigliette di olio luride, evidentemente usate in talune cucine (se ne hanno) della rete, o chissà dove. Nelle pizzerie usano solo olio di semi per l’impasto della pizza. Non v’è poi altro uso di olio. Non usano oli, sulle pizze. Mescolano, per quelle bottigliette luride, nelle intenzioni al 50%, olio di oliva e di semi. Siccome non tutte hanno il tappo, ecco che hanno inventato un sistema piuttosto scemo per cui stendono una striscia creata tagliando un sacchetto leggero per alimenti, che attorcigliano sia da un lato che dall’altro del collo della bottiglia e che poi legano attorno al collo. Athos trova subito una soluzione che evita il 50% di quel lavoro-tappi. Fa un nodo da un lato e poi attorciglia brevemente dall’altra prima di legare il tutto. Quanto a riempire le bottiglie, Marcelo usava il metodo scemo alla brasileira: una per una. Athos le riempie prima tutte a metà con l’olio di semi che è in bottiglie da un litro. Poi passa con l’olio d’oliva che è in bottiglioni più grandi. Fa piuttosto rapidamente quello che prima sembrava una grande e complicata operazione del giorno: Marcelo che riempiva luride bottigliette con due oli. 
Athos va a dirgli ironico che ha finito, se ne vuole altre, che è un’ottima attività. Lui, Marcelo, si sente un po’ coglione e coglionato da quello che lui, grande agente segreto, dovrebbe contribuire a sfondare e che invece... 
Più tardi Marcelo mostra ad Athos dei peperoni verdi e gli chiede se sappia come si chiamino. Certo che lo sa. Lui ironizza. Athos pure, sulla sua ironia. Gli indigeni brasileiri si montano l’un altro, e poi si smontano cagandosi addosso ed in bocca.
Quando, dopo, Marcelo compare con un giaccone e con cappuccio in testa ben stretto, nonostante la temperatura alta della cucina, Athos gli chiede che stia andando ad ammazzare qualcuno per conto di ComandoVermelho-Abin. Punto sul suo, Marcelo resta inebetito dentro quel cappuccio pesante sulla testa vuota. Non riesce a rispondere che è l’uniforme per la stanza frigorifera.
Infatti sono le uniformi di taluni quando lavorano a lungo nella camera frigorifera. Figuriamoci... Dovrebbe essere un sollievo stare nella stanza frigorifera. Eppoi, solo in un ambiente disorganizzato si ha necessità di stare a lungo in una piccola stanza frigorifera. Che debbono mai fare...
Betão cerca di fare conversazione. Accenna alla musica italiana. Athos gli dice che non la conosce. Betão nomina Pavarotti. Athos gli chiede chi sia mai. Allora passa a dire che in Italia non si troverebbe lavoro. Athos gli dice che la TV brasileira fa solo propaganda e lavaggio del cervello. Gli risponde che comunque lui lavorava a Mosca, non in Italia. Betão quando gli dici qualcosa fuori dai suoi schemi subito si chiude, per cui neppure recepisce ciò gli viene detto. È il classico ottuso che si crede intelligentissimo, anzi furbissimo. Non capisce un cazzo. Lo si vede così chiaramente che suscita pietà umana.
Alle 16:00 ed un poco oltre, Betão continuava a strusciare per la cucina, mentre Janaina, che era arrivata ore dopo l’orario ufficiale, giusto per il pranzo, era entrata in cucina da 5-10 minuti, aveva strusciato col culo che non ha per l’area lavandino, aveva preso il latte in polvere di Betão e s’è messa a leccarlo, mentre gli annunciava che se ne andava a casa. Lui ribatteva che lei era arrivata in ritardo e come potesse pensare di andarsene. Lei rispondeva con frasi senza senso cui lui ribatteva con altre frasi insensate.
Athos, dopo avergli chiesto quattro volte, ironicamente, se ci fosse altro da fare e non ottenendone risposta, visto che erano passate le 16:00 s’era andato a cambiare. Era poi transitato dalla porta cucina dove i due continuavano a delirare. Janaina la pazza se ne era uscita con uno dei suoi soliti: “Guarda questo che sta andando a casa!”, come per lanciare Betão contro Athos come fa sempre sia con lui sia con gli altri suoi froci, il clan dei froci di Janaina laida, frigida e perversa.
Athos li aveva mandati entrambi affanculo con un sonoro: “Signori, buona notte”. E se ne era andato via. Quando aveva chiesto alla ragazzetta della portineria di aprirgli la porta esterna, erano le 16:07.   
Martedì 15/01/2013, niente cipolle. Ne avranno fatto indigestione. Per cui Athos deve sorbirsi la cucina chiusa e calda, caldissima. Betão deve aver paura che chi transiti possa guardarlo, se lascia le imposte aperte. V’è pure una grata fitta. Non vi sono ragioni di lavoro, né sanitarie, per quelle imposte sempre chiuse. Solo manie. Paranoie folli.
Già prima, dopo essersi fatto un caffè solo per sé, prima che arrivassero gli altri a fare il caffè per la giornata e sostare nella cucina per la colazione o pseudo tale, s’era dovuto sorbire Janaina che come al solito transita senza salutare nessuno e s’era poi messa a cianciare fitto con tutti, Athos escluso che non la piscia neppure quando lei lo chiami. Gli infami perduti meglio evitarli quanto più possibile. Era ossessa che Bibendum se ne andasse a lavorare altrove, sembrerebbe, e dunque, invidiosa di tutto e di tutti, parlava lei stessa di dimettersi o di farsi trasferire in una pizzeria. Lo stupefacente e che, pur molti ridendo, la stessero a sentire invece di ignorarla. Sbraita in continuazione con urla e battiti sonori di oggetti. Chi la ascolti e le dia corda è psicotico come lei. Semplice. Sennò la eviterebbero con disgusto.
...Hanno problemi coi numeri, con l’aritmetica elementare. Athos scopre solo mercoledì 16/01/2013 che l’orario di lavoro non è di 40 ore e che l’orario di uscita non sono le 16:00 ma le 16:20. Se sono le 16:20, l’orario di lavoro è di 42 ore. Felipe dice che è di 44, ma il conto non torna, a meno che i venti minuti quotidiani per il caffè o colazione non siano regalati. No, non è così, non sono regalati, perché le persone devono timbrare il cartellino per essi. Infatti, molti ritardano e, inoltre, timbrano il cartellino come non avessero fatto i 20 minuti per la colazione del mattino e può pure essere che taluni non li facciano. O qualcuno li fa senza timbrare che li ha fatti e poi esce alle 16:00 invece che alle 16:20, come fanno spesso i due dell’area tagli. In realtà, nessuno timbra per la colazione del mattino.  
Sì, è tutto alla brasileira. I 20 minuti della colazione ci sono ma non ci sono. Previsti da pubblico proclama, nessuno timbra il cartellino per essi. Anzi, si prendono pure ben più di 20 minuti. Ma intanto quelli degli uffici arrivano tardi, per cui nessuno vede nulla... Per cui, dalle 8 alle 16:20, con un’ora d’intervallo, sei giorni la settimana, sono 44 ore. Anche se v’è una regola parallela, dicono e si dicono, che ci se ne può andare via a lavoro finito. Dipende da chi lo faccia, a parte il sabato quando c’è la copertura del kapó, ora Germano o Marcelo se Germano non è presente. 
Il 16/01, compare, la mattina, Fabiano con Ivaldo. Il giorno (l’1/01/13) che, con Athos, Fabiano stava andando alla pizzeria di Grajaú, lo stesso aveva chiesto ad Athos se Ivaldo fosse un buon capo (Athos, frastornato, non aveva risposto nulla) ed aveva aggiunto che pensava di farsi sostituire da lui.  Fabiano annuncia sempre che sta partendo per l’Italia per dei corsi per super-pizzaioli. Che sia arrivato il momento...
Il 16/01, Bibendum si mostra straordinariamente servizievole. Che sia perché se ne sta andando. Mannò, alla fin fine è uno cosi di natura. Se lo tratti schietto, ti tratta schietto, almeno di facciata. Poi, non si può sapere, semmai gli chiedessero cose strane dalla proprietà e direzione. ...Come quasi tutti... Quando chi comanda chiami... Non riesce a non fare il frocio che la segua solo quando Janaina lo chiami come copertura ad alcune delle sue continue puntate in cucina per cercare di trovare da ridire ad Athos.
È il 17/01 che succede un caso esilarante e peggio.
V’è la solita politica delle cipolle. Marcelo ha ricevuto l’ordine di prepararne, per Athos, una quantità spropositata. Senonché, Betão non compare. Agitazione. Tutti sanno che hanno l’ordine dagli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira di non far avvicinare Athos ai fornelli, non per cucinare. Ordini Carabinieri-NATO e della Presidenza Federale brasileira. Non devono avere nulla da fare, per occuparsi di tali cose... Beh, fa parte delle attività delinquenziali e psicotiche degli Stati, e dei loro statisti, politici e burocrazie, organizzare persecuzioni ed assassinii...  
Per cui, tutto agitato che Betão non venga, e non essendo ancora giunto Germano, Marcelo dice ad Athos di fare solo un quantitativo limitato di cipolle “perché poi c’è da lavorare in cucina. Devi bollire le uova.”
- “Ah, ma se è per questo, posso anche preparare il pollo [di cui ogni giorno se ne fanno grandi quantità per la pizza al pollo].”
- “No, il pollo no.”
- “Bollire le uova è semplice ed occorre poco tempo. Mentre se non si imposta il pollo... [che poi si frantuma tutto in filini per la pizza].”
- “Guarda, il pollo proprio non puoi perché poi il proprietario va nei guai...”
- “Ah, ho capito, gli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira, come già ti avevo detto ma tu avevi fatto l’aria incredula, allora, hanno ordinato al proprietario che non devo cucinare per cui mi hanno trasferito qui dalla pizzeria e poi qui mi hanno messo a tagliare cipolle...”
- “No, veramente, volevo dire che bisogna che prima chiediamo l’autorizzazione a Betão...”
Prima dice che il proprietario va nei guai, poi la butta su un povero pseudo-cuciniere che nessuno ha consultato quanto il proprietario ha mandato Germano di corsa a dire tutto agitato che Athos era assegnato alle cipolle. Il proprietario deve chiedere l’autorizzazione allo pseudo-cuciniere, quando non c’è, per un banale pollo su base di olio ed aglio, e che si frantuma in filini mentre si cuoce ancora semi-congelato e con polvere da brodo, una spezia rossa ed origano? Mannò è l’ulteriore conferma dell’intervento degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira.
Infatti, anche quando arriva Germano, lo stesso conferma ad Athos che deve stare lontano dai fornelli. Ordini superiori. Degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira al padrone, e del padrone a loro tutti e che tutti sanno complici.
Senonché le cipolle erano una quantità spropositata, i due della stanzi tagli avevano poco da fare ma non aiutavano Betão poi giunto (anzi la pazza Janaina intralciava come sempre il lavoro altrui, di tutti, mentre Bibendum si agitava ansioso a cercare cose da fare ma solo per la stanza tagli, dopo essere stati tutti e due fino alle nove a far colazione e ciapettare), per cui lo stesso era agitatissimo che non riusciva a finire il lavoro della giornata. Athos e Betão hanno dovuto lavorare fino alle 17:00. Betão era arrivato in ritardo... Ma comunque il sabato prima avevano lavorato alcune ore in meno, e magari pure il successivo... O, forse, già il venerdì successivo, ci sarà poco da fare ed il tutto sarà completato prima della fine dell’orario formale...
Agitatissimi che Athos abbia fatto riferimento agli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira, Marcelo riferisce subito a Germano quando arriva. E Germano va a riferire agli uffici. Mauricio che è sempre in giro a guardonare tutto, Athos in particolare, per poi riferire a direzione e proprietà, manda Silvana [Silvana Vieira de Sousa, alias Sylvana Cristinne], la receptionista, a chiedere ad Athos dove avesse la residenza in Italia. Athos, che capisce che è in corso una fase di agitazione sconnessa da eventi del primo mattino, risponde serafico:
- “Perché in Italia? Prima abitavo in Canada.”
Silvana riferisce a Mauricio che allora se ne inventa un’altra. Arriva coi fogli dell’assunzione e dice che mancano dei dati. E ne accorge dopo più di 25 giorni? No, è solo agitazione sconnessa neppure loro sanno perché. Anzi lo sanno. L’agitato si agita perché è agitato quando sta delinquendo e neppure sa perché. Per cui si illude, finge a sé stesso di illudersi, di trovare delle spiegazioni razionali del proprio delinquere demente nella tranquillità dell’altro, qui di Athos. 
Ecco che allora Athos dà a Mauricio, perché annoti tutto, il libretto di lavoro che essendo scaduto è del tutto irrilevante, il passaporto che il primo giorno non avevano neppure voluto guardare e perfino, con stupore di Mauricio, il CPF, il codice fiscale brasileiro. Ilarissimo...
Venerdì 18/01/2013. Per Athos, 62 kg cipolle da fare in 1h40, in 100 minuti. Athos c’ha messo il tempo che ci voleva senza affannarsi... Lo stesso giorno spunta, per Athos, il cartellino presenze. Ce ne hanno messo di tempo, per ‘produrlo’... Naturalmente, Germano e Felipe non sono neppure capaci di comprare gli approvvigionamenti in tempo. Sono spariti dalle 9 alle 15:20 per comprare un po’ di fragole e di cavoli. Saranno andati a puttane... Quando arrivano, c’è l’emergenza broccoli, da tagliare in fretta per gettarli in acqua bollente, insacchettarli ed inviarli alle filiali. Betão, cupo, sbraita, ma senza farsi sentire, che deve uscire dopo a causa dell’incapacità altrui.
Sabato 19/01/13, era tutto finito poco dopo mezzogiorno. Giornata corta...
Germano conosce le regole sanitarie come Betão. Cioè non ci capisce nulla ma ha mille fissazioni su ciò debba essere fatto. Solo fissazioni. Ma le ha solo con Athos. I brasileiri usano le spugne del cesso per i piatti, pisciano sui muri, si denudano nei pressi dell’entrata, portano fuori le spugne che dicono si dovrebbero usare solo in cucina, e lui, Germano, non dice nulla.
Lo si gioca come si vuole. Basta non contraddirlo ed evitarlo. Sono un po’ tutti così in Brasile. Non conoscono le cose ma sono stati riempiti di ogni genere di fissazioni. La distruzione del pensiero logico operata dai militari, tutti compradori, su ordine USA-britannico, e continuata coi civili di facciata. Naturalmente si scatena solo contro Athos. Coi suoi compari brasileiri non dice mai nulla, neppure se gli cagano sotto il naso.
Hanno una stanza frigorifera (la temperatura è intermedia tra un  frigo ed un freezer canadesi) in cui passano ore a contare e ricontare. Significa che regna la confusione più completa e non sanno come lavorare. Sennò, già contabilizzano tutto, perché sono ossessionati dai furti. Se contabilizzano tutto che necessità hanno di contare e ricontare? È che contabilizzano alla cazzo. Per cui non sanno mai quello che hanno. Ecco, allora, che devono contare e ricontare mille volte, sebbene abbiamo chiaramente problemi pure con l’aritmetica elementare. Per fare due più due meno uno hanno bisogno di una calcolatrice, sempre che non sbaglino ad usarla. Un foglio elettronico come Excel risolverebbe tutto. Troppo difficile per dei brasileiri.
In pratica, dagli uffici al primo piano mandano al pian terreno gli stessi fogli con le giacenze da loro [al pian terreno] dichiarate e loro [al pian terreno] ricontrollano ciò che loro stessi avevano dichiarato e che, nell’ufficio, hanno trascritto coi computer. In pratica, al piano terra, controllano che gli uffici abbiano trascritto giusto quel che loro hanno in precedenza dichiarato. Non lo fanno sul cartaceo, bensì ricontando tutto. Lo fanno e rifanno tutti i giorni. Tali ridicole procedure servono solo a far finta di lavorare ed a giustificare personale negli uffici che in realtà non ha nulla da fare. Per cui si inventano lavori inutili. Non che i lavori inutili riempiano le loro giornate. Ma danno l’impressione che loro adempiano a qualche funzione utile per l’azienda. Il proprietario ha l’illusione di avere una vera azienda perché si è creato un apparato di persone che fanno cose inutili.
...Non sanno usare i fogli elettronici. Neppure immagino esistano, inventati proprio per queste cose...
Figuriamoci che perfino il cartone per le scatole per la pizza, che sta in una stanza intermedia fra la strada e l’interno, prima lo portano nell’interno per contarlo e poi lo riportano sulla strada nella vettura per le consegne alle filiali. Significa che fanno i mucchi delle cose per le varie filiali e poi caricano su quella base sulle vetture-furgone, che stanno a trenta metri di distanza. Non è proprio quello il modo di lavorare. Proprio per nulla. Proprietari, direttori e direttrici, direttori e direttrici del personale, i vari impiegati ed impiegate con le mansioni più differenti ed inutili, nessuno ci capisce nulla. Nessuno immagina che loro dovere sarebbe proprio interrogare continuamente le procedure usate e che gli altri usano. Distruzione del pensiero e del raziocinio operata dai militari, tutti compradori, su imposizione USA-britannica.
Sono brasilieiri. Non sanno fare un cazzo. Ed anche se qualcuno fosse capace di organizzare ed organizzarsi, dovrebbe celarsi perché sennò i proprietari si offenderebbero e lo licenzierebbero. Invece, se tutto procede alla cazzo, sono tutti contenti. 
Lunedì 21/01/2013. Janaina si fa una delle sue solite da troia squallida. Betão non viene per cui mandano lei ad avviare i lavori della cucina, in particolare la solita fregnaccia del pollo. Quando Athos finisce il suo splendido lavoro all’aria aperta, grazie alla fissazione degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira & Carabinieri-NATO per le cipolle, e deve rientrare in quella cucina opprimente e calda, visto che blindano tutto, ecco che la troia si fa una delle sue solite parti. Passata la domenica col marito attaccato alla TV e che non la scopa (sì, insomma, le salta sopra e la sborra con lei frigida e disgustata, mentre le dice: “Dai, troia, fammi godere e fammi vedere che anche tu stia godendo... Dai, lo so che ti piace... Dai, troia, fa vedere che godi od ora ti do due ceffoni!” e la picchia mentre la monta veloce), ed il figlio teppa ebete (con la faccia stampata come la sua) tra calcio e seghe..., il lunedì continua a sognare di cazzo, cazzo immaginario... Si avvicina ad Athos. Gli si struscia. Lo tocca. Gli tocca le chiappe ed il cazzo. Athos che ha disgusto di quella troia senza culo e senza poppe, e pure con quella voce stridula di maniaca, oltre ad essere del tutto maniaca, non solo nella voce, e quella faccia disgustato-alienata, si sottrae. Ecco, che allora lei esce dalla cucina e va a dire a Germano che Athos la violenta nella cucina. Germano, divertito dall’occasione, chiama solenne Athos in una stanza appartata, la stanza di Felipe a cui chiede di uscire, e poi gli dice che Janaina gli ha detto che lui Athos la violenta nella cucina. Athos, che stava osservando tutta quella solennità e già si immaginava che Germano si lamentasse solennemente di essere divenuto famoso on-line dove si trova denunciato/esposto come miliziano degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira, è estasiato da quella ‘informazione’. Resta del tutto indifferente, mentre segretamente si scumpiscia dalle risate, e risponde serafico che sarebbe meglio visionare le registrazioni delle telecamere dato che lui non tocca nessuno, sul lavoro, né donne né uomini. Janaina osserva Athos che rientra in cucina del tutto indifferente dalla conversazione con Germano e che continua ad ostentare indifferenza. Poco dopo, Germano la avvicina e le dice che è andata buca, che bisogna inventarne qualche altra. Allora, dopo qualche mezz’ora, Janaina si fa la parte con Germano che il pollo frantumato non è ben mescolato ed ha chiazze di colore (spezie o forse bruciato) dicendo che è colpa di Athos. Germano tenta di rimproverare Athos che lo ha insacchettato. Athos fa notare che deve prendersela con chi lo ha cucinato. Se strariempiono i pentoloni (metodo-Betão) e poi non sono neppure capaci di mescolare del pollo... Tra l’altro, in pentoloni meno pieni, si cucina più rapidamente, e si frammenta e amalgama meglio e più facilmente. Troppo difficile, per loro, arrivarvi. Inoltre, per il coloral (la polvere rossa), seguono la demenziale procedura Betão: lo mettono nella pentola del pollo quando lo stesso comincia ad essere secco, per cui non si scioglie bene. Pazzi ed incompetenti!
Martedì 22/01/2013. Janaina va nella stanza frigorifera, ruba come suo solito una banana, corre in cucina e si mette affianco al lavello dove sembra che la telecamera non arrivi. Athos la vede subito e fa grandi segni alla telecamera che Janaina è lì che si sta mangiando una banana e che è proprio pazza. Deve essere la banana più indigesta si sia mai mangiata. 
Mercoledì 23/01/2013. La troia Janaina parla con Betão che è poi agitatissimo. Lei gli dice che lei è una grande agente segreta che opera per la patria e che non è concepibile che Athos la smerdi come una ladruncola. Lei gli dice che lui Betão deve punirlo... Betão non sa che fare... A freddo, Betão sbotta con Athos che le telecamere sono lì per figura. Allora perché si agitano tanto e vanno nelle zone ombra, non coperte dalle telecamere, quando devono mangiare cose rubacchiate? Tra l’altro, ogni volta che ad Athos capita di lavorare nella stanza tagli, Bibendum gli offre, proprio sotto la telecamera, di mangiare grandi fette di cose, ...una volta mozzarella, un’altra prosciutto cotto, un’altra ancora blocchi di cioccolato... Athos ogni volta dice di no, con Bibendum che continua ad insistere. 
Giorno storico, perché, dopo grandi insistenze di Athos, finalmente Mauricio riesce a fare i conti del rimborso bus di gennaio. Glieli fa Athos. Silvana alla calcolatrice. Athos li fa a mente in un attimo. Silvana mette minuti, usando il telefonino come calcolatrice, per confermarli. Mauricio dice che ‘domani’, il giorno dopo, lo pagano.
Giovedì 24/01/2013. ‘Domani’ arriva, ma ad Athos non lo pagano. È troppo difficile per la disorganizzazione alla ministeriale di O Forno Rio. Eppoi hanno gli ordini degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira di cercare di non pagarlo o di tirarla per le lunghe.
Hanriette Pio, consultora/consulente, cioè addetta a far niente, per cui deve inventarsi che fa qualcosa, se ne arriva agitata ad ispezionare perché sia salita drasticamente la spesa delle cipolle. Naturalmente non lo dice a nessuno che sia per quello. Finge solo di essersi accorta che le cipolle giacciano abbandonate vicino al lavello esterno. Siccome non ci capisce un cazzo, conclude che i costi sono nettamente lievitati perché le cipolle restano al caldo ed al sole dopo che sono state sottoposte alla prima pulitura. Possibile, ma non è quello il motivo. Lei conclude comunque che sia quello e, dopo ore di vana agitazione, riesce a dire a Germano, che alla fine lei individua come il responsabile delle cipolle e di Athos, per conto degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira, che forse devono stare all’ombra. Sciocchezze, sebbene non è che il caldo ed il sole giovino alla conservazione. Germano inventa la scusa che non è che possano stare vicino al gabinetto fuori dalla stanza tagli. Concludono, sebbene ciò porti ad occupare spazio per altre cose, che debbano stare nella stanza frigorifera. Due imbecilli non è possano produrre una soluzione sensata. La soluzione sensata sarebbe stata un’altra più semplice. Non ve la diremo. 
Se questo è un uomo. Betão, il grassone maniaco e rabbioso della cucina, si fa scrivere sulla bilancia, al posto di O Forno Rio, la migliore pizzeria del Brasile, un roboante: Dio è tutto nella mia vita. E nella tua?. Si applicano in tre (lui, Bibendum e Janaina) su un biglietto scritto da qualcuno che forse sa scrivere. Avrà chiesto al figlio... Ciò nonostante fanno due errori per una frase banale, oltre all’illegalità di scrivere una frase ideologica e pure su una bilancia altrui, visto che è della ditta e non la loro.
Athos, dato che la ruffiana Janaina era tutta presa mentre Bibendum scriveva la frase sulla bilancia, in pratica, riprogrammava la testata della bilancia, ironizza. “Qualcuno o qualcuna s’è comprato un vibratore che si chiama Dio è grande e mi fa godere...” Janaina non sa che fare per fare qualche altra troiata delle sue. All’uscita, aspetta Athos per strada. Lui neppure la piscia.
Marcelo, in risposta ad una delle solite battute ironiche di Athos, per mostrare che lui sa che sia l’analisi matematica, si mette a scrivere la formula della superficie del cerchio. Geniale! Da pisciarsi addosso. Ma è uno tutto così... La scrive ma non è detto che sappia che sia, se pensava fosse analisi matematica...
Venerdì 25/01/2013. In realtà Dio è grande e fa male al pidocchio brasileiro. 4 casse di cipolle per Athos che così può starsene tranquillo all’aria aperta, mentre Betão è oppresso di lavoro in cucina e con Janaina che gli fa perdere tempo in deliri. Lei gli ronza attorno e gli spettegola tutto il tempo. Lui si confonde, ma non sa resistere ad ascoltare pettegolezzi e sentirsi blandito. Athos, visto che finisce le cipolle dopo mezzogiorno, se ne va diretto a mangiare. Betão è offesissimo che Athos non gli abbia detto che va a mangiare. Glielo dice già in cucina dipendenti di fronte a Mauricio che ribatte che Athos deve avvertire Betão. Athos dichiara solenne che la prossima volta farà un pubblico proclama. Betão è uno di riflessi elementari, ma se è rabbioso resta rabbioso. Poi, più tardi, in cucina, gli spruzza con rabbia acqua in faccia. Athos reagisce con una totale indifferenza intima oltre che esteriore. Come te lo avesse fatto un essere incomparabilmente inferiore per cui neanche puoi pensare di offenderti, come dice un proverbio cinese, e come effettivamente è. Meno male che Betão dice che dio sia tutto nella sua vita!
All’ora di uscire, Janaina, che è in continua e nevrotica agitazione cercando di interferire con tutti, smarrisce le chiavi nella stanzetta spogliatoio e comincia bussare furiosa mentre Athos si sta cambiando, per cui Athos se la prende ancora più comoda mentre lei e Betão fuori aspettano. Poi, esce senza salutarli. Lei lo insegue, urlando. Alla porta esterna Silvana che gli apre e la cassiera che è nei paraggi, gli dicono che Janaina dice di avere perso le sue chiavi nello spogliatoio e che ora le vuole da lui. Athos si offre paziente per essere perquisito, dicendo che lui di chiavi ha solo le proprie. Le due gli dicono che può andare. Siccome, il giorno dopo, ad Athos nessuno dice nulla delle chiavi, le devono avere ritrovate. Chissà dove. Janaina è tutta una nevrosi invidiosa di tutto e tutti, e pure contagiosa. Quelli come lei non riescono ad evitarla, anzi se ne fanno coinvolgere, perché se la sentono loro anche se lei, oltre ad essere chiaramente una tesa squilibrata, lo fa pure vedere, mentre in genere altri lo celano. La sindrome dell’identità antropologica chiaramente scatta inequivocabile. La sostanza prevale sulle forme.
La cassiera prima aveva detto di essere del settore finanziario. Quando non ti pagano, la cosa migliore è menarla a tutti. Cosa che Athos aveva fatto anche con la cassiera, un momento che lei transitava nei paraggi, chiedendole se lei lavorasse alla cassa. E lei aveva detto che sì era del settore finanziario. Athos ironizza, non con lei ovviamente, che la cucina è il settore culinario ed i magazzinieri ed i trasportatori la logistica. Marcelo chiede, per cogliere in fallo Athos, che sia mai la logistica. È uno ignorante e che non capisce un cazzo ma che si crede sempre più intelligente e colto degli altri. Athos lo irride sottilmente facendo credere di non sapere che sia la logistica (in Brasile è la distribuzione). Meglio, lasciandolo nel dubbio se non lo sapesse o se lo stesse solo canzonando, irridendolo pesantemente.
Sadomaso. Quando Athos sta andando via, Germano esaltato che sta trafficando con merci, dice che ci sono altri quintali di cipolle per Athos. Germano è felice di trovarsi denunciato on-line come coinvolto in terrorismo di Stato. ...Essendo analfabeta informatico, non lo sa, ...non lo sa ancora... Gli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira hanno informato il proprietario che è e sono on-line con nomi e cognomi, ma non lo hanno detto a tutte le scartine per non terrorizzarle.
Finalmente pagano 28.50 reais, di rimborso bus, ad Athos. Ignoranza nera. Non sanno neppure fare le approssimazioni, non solo i calcoli. 28.85 fatti divenire 28.50. Ma siccome gli stavano pagando 3 reais in più, in pratica gli hanno pagato 2.65 in più. Mauricio corre, zoppo (essendo tale), avanti ed indietro per fare prima firmare la ricevuta e poi pagare, quando la cassiera rientra dalle fumate dall’esterno e chissà da quale altro giro. I soldi glieli getta dal primo piano, quando li ha. Essendo zoppo... Beh, quando ci sono da fare i giri per spionaggio, per guardonare, si muove... È tutta una comica.
Sabato 26/01/13. Germano, tutto esaltato, espone a Daniel [de Jesus] la sua Teoria del Compagnerismo: “Se deve tutti collabborra’ come veri compari. Facciamo in fretta. Finemo prima dell’una e ce n’annammo tutti accassa... Compagnerismo! Compagnerismo! Semo tutti cumpa’. Tutti si collabora l’un l’altro e si fa tutto meglio e prima. Questo, qui come fuori di qui, deve essere una lojica de vita per progredire tutti felici.” Non a caso il Brasile sprofonda nel sottosviluppo cronico da cui neppure prova ad uscire, propagande TV a parte.
Daniel, che almeno due più senza calcolatrice riesce a farlo, anche se non è che sia uno che abbia alcuna particolare cultura, lo guardava esterrefatto... Dopo pochi giorni sparisce. Avrà trovato un lavoro dove lo pagano di più.
   
Marcelo che si atteggia a grande sotto-kapó del magazzino-logistica, non è neppure capace di separare rapidamente i fogli in continuo della stampante, che lì usano per produrre fogli singoli A4 dopo avere rimosso la forellatura laterale e dopo averli separati. Si inventa procedure inefficienti per fare questo semplice lavoro. Beh, da un minchione che quando sente parlare di equazioni differenziali ti scrive la superficie del cerchio, per mostrare una cultura matematica che non ha... Sabato mattina scarica tale complicato lavoro [la separazione dei fogli] ad Athos, prima delle cipolle. Farà parte del mobbing... Athos si inventa subito un modo più semplice per produrre fogli separati dalla striscia continua...
Il sabato, i vari cucinieri lavorano semi-scalzi e Janaina perfino in abiti normali, senza abiti da lavoro. Siccome sono mafiosi brasileiri, a loro tutto è concesso. Il kapó mafioso Germano non dice nulla, a loro. Neppure altri.
Martedì e mercoledì 29-30/01/13, senza cipolle da pulire, per Athos. Ne hanno accumulato quantitativi tali che ne sono intasati, e le varie controllore sono preoccupatissime per la lievitazione del costo complessivo della voce cipolle. O magari stanno pianificando qualche giornata futura con 100 o 200 chili “da pulire in un’ora e mezza”. Follie...
Martedì, Marcelo si fa, con Athos, una delle sue solite parti da scemo analfabeta. Gli rivà sotto, durante l’intervallo per chiedergli se legga solo per il portoghese, o perché vi creda, un certo libretto con testi religiosi cristiani. Tipica domanda da analfabeta. Ridicolo chiedere ad uno che legga un libro se lo legga perché vi creda o per altre ragioni. Da analfabeti chiedere se uno legga un libro o raccolte di testi religiosi perché vi creda o meno. Non sanno cosa sia un testo considerato sacro. Se ne dovrebbe vedere la storia. Altrettanto ridicolo e da ignoranti sarebbe chiedere se uno legga od usi la Torah perché vi creda o per altre ragioni. Che significa credere o non credere? Perché si legge o si studia, per credere o per non credere? ...Sarà la visione che gli ignoranti hanno delle cultura...
Le persone sono ignoranti. Non sanno di che stiano parlando. Dunque vaneggiano. Come si fa a rispondere a domande senza senso. Senza linguaggi comuni non si può comunicare. Uno ti chiede una cosa e non sa che ti chiede. Se l’altro risponde, chissà che viene capito, di sicuro non capito, della risposta. Meglio lasciare che la comunicazione si areni anche formalmente. Non è possibile nessuna vera comunicazione quando le varie parti non abbiano qualche base comune rispetto all’oggetto dell’eventuale comunicazione. Meglio restare ai convenevoli innocui, o neppure quelli. Tutto viene frainteso. Pidocchi e pidocchie si fanno associazioni arbitrarie su tutto, associazioni pavloviane per pidocchi indotte dei mass media, che in effetti servono proprio a quello, anche a quello.
Marcelo, un fascista (o un comunista, od altro, o nulla) ottuso ed ignorante, butta lì ad Athos che il Brasile è uno Stato laico. Se lo dice lui. Il Brasile, come tutti gli Stati pseudo-etici, come tutte le dittature militari e di bande armate, avversava i religiosi che promuovevano (per interesse di categoria; se hai un adepto lo devi far figurare come umano e non come animale o cosa...) la causa degli indigeni e degli schiavi, ma ovviamente vedeva e vede di buon ed ottimo occhio i religiosi che ne benedicevano e ne benedicono le bande armate o che, comunque, non le avversino. Tutti gli Stati sono laici anche quando si rivendichino religiosi. E tutte le religioni registrate sono di Stato. Solo in situazioni instabili, o di crisi, o di sommovimenti, vi sono forme statuali e religioni con altre connotazioni. 
Mercoledì, Germano, il grassone sanguigno e vano, si fa un altro paio di parti da bamba. Ah, se ne fa in continuazione dato che è un bamba di natura. Diciamo, che si fa due parti da super-bamba.
Mercoledì, Betão arriva più di un paio di ore dopo. Germano arriva verso le 10. Athos che non ha nulla da fare in quel momento, dato che il giorno è moscio, sta fingendo di rimestare il pollo nei due pentoloni del giorni. Germano lo guarda allarmato, ma si contiene e finge, e gli chiede se lo abbia preparato lui, ...cosa vietata dagli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira agli ordini di Dilma e Cardoso ed in contatto diretto coi Carabinieri italioti etc.
Athos lo guarda scettico. Germano gli dice, mentendo, che lo potrà fare quando sarà lui, Athos, in grado di farlo da solo. A parte che chiunque è in grado perché è una cosa che si apprende in due minuti, e poi v’è pure affissa al muro la ricetta con le quantità, ...se hanno vietato a Betão ed altri di insegnargli formalmente come farlo, vietato di abilitarlo a farlo, anzi proprio vietato di farglielo fare, è chiaro, tautologico, che Athos non sarà mai in grado, almeno ufficialmente, di farlo. Lo sa fare senza problemi, in realtà meglio di come lo facciano lì sottomessi alle pazzie di Betão, ma nessuno gli chiederà mai di farlo. Anzi gli diranno, come già gli dicono, tutte le volte che manca Betão, di non farlo. Se chiamano subito altri, cioè la pazza od il grassone... La pazza non sa fare nulla. È solo una pappagalla dato che Betão la ha strapazzata per anni per insegnarle le quattro cazzate della cucina. Bibendum preferisce ritirarsi nelle sue triturazioni di alimenti per pizzerie. Poi, ora che ha programmato di andarsene... Sempre che Janaina non insista che deve andare con lei nella cucina per vedere se vi sia qualcosa da criticare ad Athos...
Appena, Germano si allontana, Athos dice a Augusto, presente per la solita etichettatura di alimenti:
- “Che ipocrita! Ma se hanno ordine dagli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira agli ordini di Dilma e Cardoso di non farmi cucinare...”
Augusto, lo guarda allibito, per cui Athos rinforza:
- “Sì, sembrano pazzie. Sono pazzie. Ma è proprio così... Ovunque io vada, il secondo giorno arriva la Polizia Segreta a ordinare di licenziarmi, anzi di indurmi a licenziarmi, e dà ordini dementi come quello di non farmi cucinare, ed anzi di organizzare mobbing, con misure per loro di umiliazione. Per questo mi hanno trasferito qui da Ipanema. Per questo qui mi hanno messo fisso a pulire cipolle anche se la cosa ha scombinato qui tutto il lavoro dato che era meglio come facevano prima per cui le cipolle le pulivano quelli della stanza tagli... ...Ma ora avevano l’ordine perentorio della Polizia Segreta della Presidenta... etc etc”
Augusto è di quelli che non commentano mai, ma che poi ci pensa e eventualmente butta lì brevi domande successivamente. Lui è uno degli autisti. La moglie lavora in qualche filiale e/o lì nella sede centrale. Hanno un paio di figli. Quando non fa consegne, fa il lavoro preparatorio di facchinaggio e connessi come raccogliere i materiali ed apporre le etichette con peso e scadenza. Per cui è spesso nella cucina, come altri che fanno lavori simili o connessi.
Anzi, già martedì, quando Marcelo cercava di scoprire la religione e o meno di Athos, facendo domande idiote se leggesse perché credesse, o per altre ragioni, apparì Augusto nell’area stipetti. Il kapó o sotto-kapó Marcelo, come tutti i pidocchi del terrorismo di Stato, è di quelli che deve inventarsi una qualche giustificazione per fare il malato di mente ed il delinquente in servizio terrorismo di Stato ...salvo essere snobbato per cui percepisce solo la sua inferiorità assoluta ed infima.
Comparso Augusto, Marcelo lo indirizzò dicendo che lui, lui Augusto, era un massone. Poi aggiunse che era un templare. Augusto non disse nulla limitandosi a guardarlo con occhi spenti, come fa sempre con tutti e su tutto. Athos egualmente non disse nulla limitandosi ad un ovvio: “Se a lui piace...”, oltre a commentare che forse massone e templare potevano non essere la medesima tipologia, o forse potevano, a seconda del contesto. Marcelo si trovò di nuovo smontato e smerdato. Va avanti a battute da bar che gli si ritorcono contro.
Il brasileiro, quando è ignorante, si deve fingere furbo con una ‘cultura’ da bar, da strada, quell’essere o fingersi svegli di lingua. Sì, insomma, il brasileiro deve sempre fingersi imbroglione. 
Ah, mercoledì, Germano si fece poi un’ulteriore parte da scemo, anzi mostrando come sia un kapó considerato del tutto esecutivo, senza che gli arrivi alcuna informazione e senza che lui, come Marcelo analfabeta informatico, sappia/possa procurarsene di suo. Vaneggia su Athos ma non è stato capace di controllare su internet.
Affissero dei volantini che, per via di un paio di tipologie di topi, uno norvegese ed uno d’altra etnia, si doveva sia pulire, sia lasciare tutto senza possibili attrattive per topi. Ovvietà. Infatti, poi, come gli altri giorni, lasciarono zucchero, farine etc (cose per la cucina dipendenti) esposte su un bancone, per cui basta che un topo notturno le raggiunga e poi può ben banchettare. Alla vista del volantino, Athos si mise a leggerlo. Germano gli chiese se leggesse il portoghese. Domanda proprio scema e da scemo... Ma anche indice che è un kapó che fa quello gli venga detto senza farsi problemi e senza alcuna curiosità. Intellettualmente nato morto... Sennò bastava che controllasse on-line di Athos.
...Germano, come Marcelo, è uno che si eccita solo a vedere stranieri che si stanno cambiando di abiti. Chissà se vanno in spiaggia a guardonare foresti in costume e magari a masturbarsi mentre li guardonano. L’incredibile è facilmente vero quando si ha a che fare con certi elementi. Adalberto, uno un po’ cafone e che ti ruberebbe qualunque cosa lasciassi incustodita per un secondo, invidioso di tutto e di tutti, con aria da pugliese da strada, si stava spogliando, era già spogliato, stava in mutande, nei pressi dell’ingresso principale, quando Germano era lì. Germano a lui non ha detto nulla, cioè non ha detto che ci si debba spogliare lontano da dove “transitano donne” come disse ad Athos. Anche Bibendum si spoglia sempre lì, nell’area stipetti nei pressi dell’ingresso principale. Loro, i mafiosi brasileiri, possono. “Le donne”, Germano e Marcelo idem, non si eccitano a vederli in mutande. Neppure Silvana, che si fa sempre le parti da isterica con Athos, che era passata proprio in quel momento, quando Adalberto era seminudo, non gli ha detto nulla. Solo un ‘oooh’, ridacchiando.
Giovedì e venerdì 31/01-01/02/2013. Silvana in crisi di nervi. Le due mattine arriva presto ed incoccia Athos che sta inzuppando in una scodella il pane fresco che ogni mattina Marcelo compra prima di arrivare al lavoro proprio per permettere la pseudo colazione del mattino per i dipendenti. Athos, non essendoci tazze, usa come scodella un pentolino. Con aria isterica Silvana urla che alla direttrice non piace si faccia ciò. È pazza. La direttrice non arriva prima delle nove, almeno un’ora dopo, ed è del tutto improbabile si affanni per quelle cose, anche fosse un po perturbata. Ad Athos non ne fregò nulla. Continuò e continua ad adoperare un pentolino per quell’uso.
Solita sceneggiata per il rimborso bus. Athos comincia chiedere il 31/01, dato che è il rimborso, anzi l’anticipo, per febbraio. Il 31/01 sono tutti troppo occupati, ...a far nulla! L’1/02, naturalmente Mauricio si sbaglia e gli dà di più di quello che gli ha fatto firmare. Athos glielo fa notare ma lui reagisce isterico e rozzo come sempre, da brasileiro ignorante ed arrogante. Poi, lo scopre lui, che gli aveva dato i soldi per Janaina cui pagano pure i viaggi agli uffici, in centro, degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira. Due andate e ritorno. Per cui Mauricio ritorna colla coda tra le gambe a domandare ad Athos quanto gli abbia dato. Athos glielo aveva detto che non erano giusti, bensì di più...
Athos chiede come funzioni il fatto che nella tessera prepagata inevitabilmente avanzino dei soldi... Nessuno sa spiegare che quando la tessera da 80 reais è terminata (o esaurita o con meno di 2.75, dunque di fatto non usabile) va restituita al bigliettaio per cui ci si guadagna una corsa supplementare. In pratica, dato che di 80 reais avanzano 0.25, se si fanno corse da 2.75, è come se pagassero 82.50 anziché 80. Sentendo di 25 cents, Mauricio farfuglia, per mostrare di non capire un cazzo, che se uno usa il bus refrigerato costa di più. Che c’entra con l’avanzo, matematico, anzi banalmente aritmetico, che se dividi 80 per 2.75 c’è necessariamente un resto? Non capiscono nulla e lo devono mostrare ad ogni passo. Athos scopre poi tutto di suo, sul sito del servizio bus di Rio.
Janaina è la solita nevrotico-compulsivo-distruttiva. Dato che Betão arriva dopo, giovedì, deve fare lei i vari lavori della cucina. In realtà, è un giorno che ci sono solo da bollire le uova e da mettere nei sacchetti qualche confezione di palmito. Urla a Marcelo che ha bisogno di aiuto... “Sono una grande agente segreta... Mi devi mandare quell’Athos che gli devo fare il culo. Quello crede di potere starsene tranquillo a tagliare cipolle. Qui c’è troppo da fare, ho bisogno di aiuto.”
Non c’è da fare un cazzo, quel giorno, come già detto. È tutta pazza e le danno corda per la sindrome della identità antropologica. Poi, ora che è una ‘grande’ “agente segreta” degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira, sia Marcelo che Germano la sentono come parte di un grande disegno. ...Cipolle e pseudo-mobbing... Germano soprattutto, con la sua aria da pugliese, o piemontese o veneto, esuberante ed ottuso, pur con qualche sprazzo da intelligenza da salumiere, quando finge di avere qualche sprazzo di.... Marcelo ha invece della ruggine con Janaina, dato che non gli piace essere preso per il culo. Per cui, un po’ la asseconda ma solo fino a che non accorga che quella se ne sta approfittando di lui, lui che ha radici nell’Africa islamica cosa che la induce a disprezzarlo come uno per lei estraneo anche se in Brasile evitano assolutamente di parlare delle rivalità etniche ma che pur ben esistono nel silenzio e nonostante i mescoli di razze.  
Athos dice a Marcelo di sì, che arriva subito. Poi, continua un’altra ora a finire le cipolle del dì. Sono tutti pazzi. Janaina è nella cucina a fare nulla. Tra l’altro, nel frattempo è arrivato Betão. Ma non c’era egualmente più nulla da fare. Alcuni giorni v’è troppo. Mentre altri ci si devono inventare delle cose, oppure aiutare gli altri. Athos, vedendo che non c’è nulla da fare, va ad aiutare Bibendum che sta affettando grandi quantità di salumi, che sono poi da insacchettare per la distribuzione alle filiali. Così lascia i due a far nulla in cucina. Janaina ha sempre da spettegolare con Betão che l’ascolta estasiato. Ciapetti dalla favela... Due cretini che si sostengono l’un l’altra.
Lunedì 04/02/2013. Alla pausa pasto, Adalberto, con quell’aria da segaiolo sporco che si è appena masturbato e sborrato nelle mutande, oppure che ha appena inculato un gatto che lo ha immerdato, chiede ad Athos se abbia mai avuto dei capelli. Stanno male per cui devono inventarsi dei difetti negli altri. Athos è reduce dalla sua solita rasatura di rapa a zero della domenica. Per cui gli risponde, di fronte a tanta genialità, che è una domanda difficile e che deve pensarci, fare studi sulla questione. Adalberto va subito a dire in giro che ha chiesto ad Athos dei capelli e che lui gli ha detto che è davvero una domanda difficile e che deve pensarci. Meglio così. Chissà che avrebbe mai capito e raccontato se Athos gli avesse risposto nel merito...
Athos tratta un po’ tutti con ironia sottile, talvolta pure aperta e pesante a seconda dei tipi e delle circostanze. Incluso Marcelo che reagisce con dei sorrisi sarcastici, o a volte con isteria, dato che non capisce l’ironia. Troppo difficile per lui. Non ha ancora scoperto di essere famoso in rete, nonostante si creda un grande esperto informatico ...perché usa il computer dell’ufficio dove legge gli ordini delle filiali e guardona gli altri colle telecamere. Infatti, Liberio, il malvagio demente, con pensioni per 4'000 reais al mese (avrà fatto l’assassino per i militari, pur ufficialmente riparatore di televisori), che abita di fronte ad Athos (Liberio è andato via dalla sua casa, che ha lasciato al figlio ufficialmente malato di mente che cercava, dice lui, di ammazzarlo) chiama sempre Marcelo per [non] risolvere problemi computeristici veri od inventati. In genere, inventati. Fa così con tutti. Marcelo si siede di fronte allo schermo (del computer di Liberio) che fissa ebete. Liberio gli parla. Poi, se ne va senza aver risolto nulla. Liberio è felice così. Lo adora. Quando non lo incoccia per qualche tempo, poi passa dalla sua stanza a salutarlo amorevolmente. La sindrome dell’identità antropologica. Liberio ha anche una forte omosessualità latente per cui si immagina che Marcelo, alto nero-islamico, lo prenda e lo inculi. Magari Marcelo si sogna lo stesso col grassone Liberio, che gli butti la pancia sulla schiena e...
All’uscita, Janaina, che si era appena infilata nella stanzetta affianco alla cucina, dove Athos si stava cambiando, e lui aveva continuato a spogliarsi come la troia non ci fosse, stava parlando fitto fitto con Silvana. Avevano un’aria di gran segreto ed erano entrambe tese tese. Silvana stava entrando nel sistema dell’impresa e gli passava informazioni... Chiaramente, dato che sono due nevrotiche scemotte, Janaina gli stava chiedendo di stronzate e Silvana gli stava rispondendo scemenze irrilevanti. Sennò non sarebbero state così serie serie e tese tese. Che volete da pidocchi? Janaina, ora se ne va via ore prima, ora trascina l’attesa dell’uscita passeggiando avanti ed indietro oppure imboscandosi nei posti più incredibili a far nulla (a dormire tra i cartoni delle scatole per pizze o in cucina dipendenti a ciapettare fitto con tutti). Tutti fanno finta di non vederlo e di non saperlo... Sindrome dell’identità antropologica. 
Martedì 05/02/2013. Athos tende uno dei soliti trappoloni per polli scemotti. Dice a Bibendum di aver controllato il facebook di Janaina e che la stessa lo usa solo per ruffianaggine. Si connette coi vertici dell’azienda, cosa che, per esempio negli USA, è considerata una pazzia. Bibendum glielo riferisce subito, alla pazza, durante la pausa mensa, dato che Athos glielo ha detto subito prima. Lei agitatissima comincia a dire, a ripetere, alta voce, ad urlare, dunque per essere sentita, che nessuno deve parlare di lei. Splendido! Tipico complesso di persecuzione. Ciapetta di tutti e su tutti. È sempre rosa da indivia incontrollabile. Ovviamente le dà noia che altri possano sapere di lei. Poi va da Silvana che, come receptionista, ha il computer. Le fa controllare il nome di Athos. Silvana le dice: “Ma è dottore...” Janaina ha un tracollo nervoso: “Ma come è dottore?! Non è possibile!!! Nooo... Ma allora che ci fa qui?! Sta qui a prenderci per il naso. No, non è possibile... Non parlarne con nessuno, che...”
Nel pomeriggio, Janaina neppure attacca a lavorare. Si cambia subito, anzi ha già i vestiti sotto quelli da lavoro. Timbra il cartellino di uscita e corre subito negli uffici, in centro, degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira. Lì non trova nessuno. Si negano. Non hanno nessuna intenzione di perdere tempo con quella.
- “Ma ho informazioni urgentissime.”
- “Cosa?”
- “Athos è dottore...”
- “Lo sappiamo già. A noi interessa mandarlo via dal Brasile. Bisogna che ci monti qualcosa... Come informazioni, ...celarle o farle emergere..., quello ti fotte come vuole... Anche in tutto il resto. Ma dobbiamo comunque tentare. Ordini dalla Presidenza...”
Ecco che, mercoledì 06/02/2013, Janaina è tutta esaltata, incattivita dall’invidia livida... Gli rode pure che altri controllino le cose sue, come il suo facebook, dato che è paranoica folle.
Monta la testa vuota di Adalberto che comincia a delirare con Athos:
- “La Presidenza federale ti trasporta in Italia.”
Non sa usare la parola “deportazione”, per cui...
Ignorante Janaina. Ignorante Adalberto.
Athos gli risponde tranquillo che lui, Adalberto, non conosce la legge. Adalberto insiste in quei vaneggi, tipici di chi abbia complessi di inferiorità. Dato che non ottiene nulla, poi varia.
- “Ora, Dilma manda via tutti gli stranieri.”
Perché non se ne vanno via tutti loro visto che di brasileiri-brasileiri ci sono solo quelli nelle foreste?
Ora insiste, fingendo di parlare cogli altri, ma di questo solo quando Athos è in prossimità:
- “Oh, certo, la Polizia Federale controlla che tutti gli stranieri lavorino”.
Figurati che gliene frega... Significa che Janaina gli ha montato la testa ma senza avere alcuna particolare informazione da vendergli. Per cui vaneggiano. Se le inventano. Rozzamente. Non è che di più sappiano né possano fare. Provano il nulla si sono inventati e sulla base della loro ignoranza pressoché totale.
Adalberto guarda con rabbia Athos tutte le volte che lo incontra, mentre Athos gli dice sorridente, un po’ ironico:
- “Dai, dimmi tutto...”
Intanto, alle 9:30, gli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira chiamano la direzione che, come mascheratura, devono far cucinare Athos. Come già detto, tra bollire la uova, far squagliare il pollo, champignons e melanzane, non è che ci siano poi grandi cose da cucinare. Solo quattro schifezze per pizze per brasileiri riccastri ma di gusti vili e che si mangerebbero qualunque immondizia, purché cara. Allertano subito il kapó del momento, che è Marcelo, dato che Germano non si vede mercoledì.
Un’altra comica. Alle cipolle, ve ne è da finire il 50% esatto. Mandano di corsa Adalberto che le mozza come con tagli di sciabola e le squarta senza pietà. Athos deve restare in cucina a vedere tutto, perché il giorno dopo deve saper far tutto da solo, dice Marcelo. Figurati che dramma... Sono quattro cazzate che ha già visto il primo giorno. Poi ci sono pure le ricette sul muro (seppur zeppe di errori anche piuttosto gravi, 250 gr. invece di 2.5 kg. di pelati per 8.5 chili di melanzane! ...e che usano pure senza zucchero e sale come invece si dovrebbe per tutto lo scatolame e dove vi siano conservanti; un po’ di sale lo si dovrebbe sempre usare con tutto...), con quantitativi per fare tutto sufficientemente insapore. Assente il sale, sia dalle ricette sia dalle pratiche concrete di Betão che evidentemente non sa cucinare...Se a lor piace così... Betão è uno ottuso cui qualcuno ha ficcato nella testa quattro procedure che lui non ha capito. Infatti non sa proprio cucinare. Finge. Ha fatto per dieci anni l’assistente in cucina dove gli hanno fatto il culo tutti i giorni. Poi, in un cinque/sei anni a O Forno Rio si è creato una posizione leccando e schifeggiando. Sapesse appena cucinare, e come brasileiro, dunque senza problemi di libretto di lavoro etc, o lavorerebbe per qualche grande rete dove strapagano o si sarebbe aperto lui almeno una trattoria.  
Giovedì, 07/02/2013. Ecco che dopo tante storie che oggi Athos avrebbe dovuto fare tutto da solo, Betão arriva puntualmente. Era tutta una finta. Janaina confabula agitata con Marcelo:
- “Ma non dovevamo fargli il culo ed obbligarlo ad andare via dal Brasile a quell’Athos?!”
- “Certo. È solo che abbiamo nuove direttive dai nostri grandi esperti in guerriglia psicologica degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira. Oggi le cipolle le fai tu...
- “Ma quali sono le nuove direttive?”
- “Sono sicuri che possiamo creare degli incidenti. Così risolviamo tutto. Lasciami fare che io sono astutissimo.”
E se la tirano decine di minuti con questi ciapetti tra grandi strateghi ed agenti segreti sul campo... Lei insiste. Lui, che la disprezza e lo fa vedere, è sempre più irritato da questa scema che interferisce col suo lavoro sia ufficiale che segreto. D’altro canto, nel contempo, le da corda perché se la sente simile. Oh, la sindrome dell’identità antropologica!
Athos deve andare da Marcelo per chiedere degli ingredienti ed incoccia Adalberto e, riferendosi ai suoi vaneggiamenti del giorno prima che tutti gli stranieri saranno obbligati andarsene... ...già prima gli aveva detto che aveva controllato sulla Gazzetta Ufficiale brasileira, che il suo nome non c’era per cui poteva continuare a stare in Brasile...:
- “Ah, ho telefonato a Dilma per chiederle se torna in Bulgaria e quando... Perché è bulgara...”
Marcelo, lì vicino, sente. Ah, quel bisogno insopprimibile di mostrare in continuazione che non capisce un cazzo e che è pure malato folle:
- “No, no, nessuno può parlare male della mia Presidenta. Tu se ‘taliano. Io sono brasileiro. Nessuno può parlare male della mia, della nostra, Presidenta. Se uno ne parla male, se ne va via subito di qui. Non possiamo tollerarlo!”
...E continua ad urlare su questo tono per vari minuti.
Germano che è tornato e che sente, sorride e se ne va più in là... Athos guarda il delirio di Marcelo senza dire nulla e poi gli chiede l’ingrediente era andato lì per chiedergli.
...Ah, quell’insopprimibile bisogno dei brasileiri di farsi sempre delle parti da ignoranti e da bamba, da ignoranti arroganti. Vengono indottrinati fin dall’infanzia, dalla scuola della dittatura militare compradora che continua. Poi, sempre, a tutte le età, dalla TV, infima, che tutti guardano ed ascoltano ipnotizzati. I più coglioni se le bevono. E poi cercano di propagarle. “Noi semo brasileriri. Semo li miglioni do mundo. Nessuno ce pò critica’ né dire nulla di negativo su di noi. Meglio, nessuno può dire nulla in assoluto, perché non capiamo se sia negativo o positivo, o neutro. Noi facciamo a pezzi chiunque osi dire qualcosa. ...Perché c’ombriamo subito...” Arroganza dell’ignoranza.
Se lo prendono poi in quel posto da sempre da anglo-americani e da tutti, da tutto il mondo. Ma alla TV, tipicamente alla sovietico-cinese, senza le raffinatezze del totalitarismo anglo-americano, rozza alla brasileira, nessuno lo dice loro. Più sprofondano nella merda, più la TV dei militari, ora con copertura civile, dice loro che sono una grande potenza mondiale. Il Brasile?! Non ha neppure mezza industria d’avanguardia. Solo industrie protette per cui tutto è di qualità infima e costa cinque volte di più che in Nord-America. Il Brasile è solo un mercatino di 200 milioni di segoni che vale quei 200 milioni, cioè poco poco anche se gli organismi internazionali montano il Brasile ma solo perché è il più grande valletto compradoro in quello che USA considerano il loro retro-rifiuti, l’America Latina. Tra l’altro, il real continua ad andare giù relativamente alle principali valute mondiali, euro incluso. Non avendo tecnologie...
Ecco, per dirla tutta, è proprio così. Qualunque paese asiatico, anche con popolazione inferiore, è ben più consumista, e consumista di tecnologie, oltre che di tutto, di qualunque Stato latinoamericano. E quelle dell’Asia sono pure aree a crescita maggiore e più stabile, oltre che, in vari casi, con punte tecnologiche o già affermate o con possibilità di sviluppo. Il Brasile non ha nulla, né cultura, né possibilità di svilupparsi in alcun modo avendo materiale umano scadente, scadentissimo, e per di più arrogante. L’arroganza dell’ignoranza. E non è mai riuscito a creare nulla di una qualche avanguardia o mondiale o di area, né di importarlo o di farselo importare. Altrove, in Asia, attirano industrie d’avanguardia. Non in Brasile. Il protezionismo forsennato, protezionismo dell’arretratezza, attira solo turisti, sebbene il turismo non sia particolarmente economico. Solo il protezionismo, che implica prezzi interni altissimi per molti articoli da poco, permette qualche parvenza di stabilità, ma in settori tradizionalissimi. Solo una parvenza. Tutto lì. V’è poi l’esotismo delle visite guidate e protette alle favelas... In Asia potrebbero, in qualche luogo, portarvi a visite guidate e protette alle tigri od agli elefanti...
Tuttavia, essendo ricco di materie prime poco sfruttate... Beh, un normale corteggiamento per puttane da poco, e comunque tenute sottomesse coi legami USA-militari brasileiri e la loro corruzione cronica.
Marcelo s’è esibito. La sindrome dell’ignorante arrogante, mitomane, psichicamente disturbato ed instabile, e scemo. E che per giunta si crede così furbo da poter creare incidenti.
Uno si crede “il Brasile”. Gli hanno detto che questo ‘Brasile’ è una grande potenza mondiale. Sta male qualunque cosa senta da altri sul questo suo ‘Brasile’ immaginario. È facile alle esplosioni di nervi ed a straparlare, auto-giustificandosi con argomentazioni senza alcuna base razionale. È ignorante di legge visto che, formalmente, uno può dire quel che vuole di chi vuole, e, dato che le discriminazioni sono formalmente vietate, cui nessuno può arguire che uno non brasileiro abbia limiti nella libertà [formale] di espressione. Sono loro brasileiri che non possono dire nulla perché sennò vengono colpiti dai loro Squadroni della Morte ai vari livelli. Per cui hanno invidia che uno straniero possa parlare liberamente.
Essendo cresciuto nel Brasile degli Squadroni della Morte del governo, Marcelo ne rappresenta la parte più lobotomizzata e psicolabile. Ad altri non ne frega nulla, o comunque non obiettano nulla, se ascoltino cose umoristiche od ironiche su presidenti o governo. Ah, siccome Marcelo proprio non ci sta colla testa, anche se si atteggia a genio, la mattina presto, dato che doveva aver sentito qualcosa in TV, incontrando Athos se ne era uscito con un “Silvio Berlusconi...”. Athos non aveva mostrato alcuna reazione e se ne era continuato per la sua strada, per cui Marcelo non aveva potuto sbottare su chissà quali minchiate che avrà sentito in TV sul tema. Ma anche si fosse dedicato alle considerazioni avesse voluto, non è che Athos si sarebbe mai sognato di farsi delle parti-reazioni isteriche alla Marcelo... Che dica o  pensi quel che gli pare. Che cambia?     
L’unico aspetto positivo è che tutti gli altri se la ridevano. Segno, che pur terrorizzati dalla lobotomizzazione operata dal regime militare compradoro, ora con copertura civile, non se le bevono del tutto le stronzate loro insegnate fin dalla più tenerà età. Quello che affligge comunque tutti i brasileiri è il complesso di inferiorità contro gli stranieri, qualificati tutti come gringos. In effetti, sia Nord-America, che Europa, che est-Asia, sono nettamente superiori in tutto... Il Brasile ha importato (volontari od a forza come schiavi) gente dall’Europa e dall’Africa ma non ne ha importato le culture, né ha creato alcuna cultura nuova, brasileira.
Marcelo è discendente di schiavi islamici importati dall’Africa. Li hanno privati della cultura originaria senza dargliene davvero un’altra. Hanno una lingua, la brasileira, ed i luoghi comuni della spazzatura scolastica e mediatica brasileira. Ecco che dementi come Marcelo si aggrappano a quel nulla. Non sono capaci di ricercare le loro radici né di darsi una qualche vera cultura. Da schiavi a nuovi schiavi e pure lobotomizzati.
Venerdì, 08/02/2013. Germano ha passato la notte a tormentarsi. Si ripeteva: “Sto invecchiando. Come è che quel Marcelo riesce farsi di quelle parti da bamba, mentre io che sono più bamba di lui non afferro la palla al balzo e mi faccio un bella sucata? Eppure da piccolo mi piaceva farmi sborrare in bocca.” Poi, ancora più tormentato, disperato: “Però quell’Athos... Non si scompone mai. Un vero muro di gomma. Io, però, che sono più furbo di Marcelo, lo faccio a pezzi quanto prima...”
La mattina comincia con Janaina con cinque casse di cipolle di pelare. Siccome la stessa non ha voglia di fare un cazzo si fa assistere da Adalberto. Poi, lui a lavorare e lei a guardarlo, si stufa pure di lui e corre da Germano:
- “Germano, ma sei un debole... Io sono una grande agente segreta. Abbiamo l’ordine dagli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira di fare il culo a quell’Athos, di mandarlo via dal Brasile. Come è che tu tolleri che lui se ne stia tranquillo in cucina, mentre a noi grandi brasileiri tocca pelare le cipolle.
- “Ma abbiamo ricevuto altri ordini... Anzi, non so bene...”
- “No, è intollerabile. Quel Marcelo me la ha contata, ma io non gli credo...”
- “Janaina, ora ci penso io...”
Germano comincia allora ad agitarsi. Poi corre a cercare Betão. Infine dice ad Athos che deve lui pelare cipolle. Adalberto deve andare con Augusto per una consegna. Mentre Janaina non sa fare un cazzo e non ha voglia di fare un cazzo.
Athos, felicissimo, se ne esce all’aria aperta ed, alle 10:30, fino alle 15:30, inframezzato da un’ora di intervallo, se ne sta tranquillo, verso mezzogiorno pure allietato da un sole mite, a pelare cipolle, mentre resta aperta la questione stipendio. Il solito teatro. Prima Athos chiede a Mauricio che dice che deve parlare con Fatima. Poi, dice che non la ha ancora vista. Athos cerca la receptionista, unico modo per comunicare con gli uffici, che è invece sparita chissà dove per ore. Infine, alle 15:30, finito il lavoro e con Betão che ha già lavato e chiuso la cucina, alla fine trova Mauricio nella cucina dipendenti coi soldi dello stipendio.
Germano, il grassone coi passetti stretti come avesse un cazzo nel culo attento a non farselo scappare, ronza nell’area alla ricerca di qualche stronzata per distinguersi. Alla fine la trova. Athos sta pulendo una cassa in cui mettere le ultime cipolle pelate. Usa una spazzola che tutti usano per quello specifico adempimento. Germano ne approfitta e si lancia:
- “È la spazzola del gabinetto?”
Tutti la usano per pulire le casse. Nel gabinetto ve ne è una differente. Germano non ha mai detto nulla quando la usavano gli altri.
Athos risponde serafico:
- “È quella che usano tutti per le casse...”
- “Ma sei sicuro che non sia quella del gabinetto?”
- “Non posso sapere se durante la notte...”
Germano se ne va rodendo. Sta male. Poi, va a casa, mentre arrivano compere da forniture da mettere a posto. Per cui, Marcelo si fa aiutare per una buona ora e mezza, fino alle 17:30, da Athos e Betão. Betão, in preda alle convulsioni, urla tutto il tempo: “Oh, ‘taliaaano... Oh, ‘taliaaano...” Lo sentono tutti dagli uffici. La direttora manda Silvana a vedere che cosa stia succedendo. Silvana riporta che Betão sta delirando. La direttora lo chiama:
- “Betão, delira pure. Il brasileiro ha diritto a delirare... Ma cerca di non farti sentire troppo che stavamo tutti male a quelle urla. E poi, se ti sentono dagli edifici vicini o dalla strada, che figura ci facciamo? E Athos che diceva?”
- “Diceva che sono pazzo, che siamo tutti pazzi...”
- “Beh, in effetti...”
Adalberto, che ha tutti i tipici complessi di inferiorità brasileiri cerca di dire, mentre scaricano, che i brasileiri sanno lavorare e sono gran lavoratori. Athos gli riafferma che non sanno fare un cazzo e si sbagliano in tutto. Anche Marcelo cerca di dire che lui è un grande organizzatore. Athos gli piscia in bocca. Beh, se arrivano con acquisti e forniture alle 16:00 e dopo che la fannullona pazza malata Janaina e Bibendum se ne sono già andati alle 15:30...
La direttrice si fa la parte, alle 17:00, di cercare Janaina che sparisce fino a venerdì 15/02/2013, quando ricompare per un’oretta. Ecché, la direttrice non li conosce gli orari? Non è capace di guardare i cartellini delle presenze se sia ancora lì o se ne sia già andata? Oppure è costume di tutti andarsene e farsi timbrare il cartellino poi da qualche d’un altro? 
Giovedì 14/02/2013. Germano annuncia indirettamente ad Athos che costui deve sapere fare tutto nella cucina, perché Betão verrà a mancare. Non è vero che Betão verrà a mancare, visto che ha l’intenzione di andare in pensione lì e gli mancano ancora un po’ di anni, una quindicina, anche se forse sta tentando la pensione di invalidità dato che è pieno di acciacchi. Hanno ricevuto ordini esterni, ‘governativi’, e non sanno bene come interpretarli.
Venerdì 14/02/2013. Janaina ricompare per un’oretta, giusto il tempo di quattro ciapetti con Betão e Bibendum. Siccome c’è da lavorare, se ne va disgustata. Dice che lei, grande agente segreta sul campo, deve andare a parlare con gli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira per importanti questioni. Annuncia che va via, e sparisce a metà mattinata, dopo essere giunta in ritardo. Bibendum, come il giorno prima, non può andarsene prima perché ha grandi quantità di triturazioni. Sebbene magari lui lavori più veloce quando non vi sia lei che gli giri intorno alla cazzo e, qualunque cosa faccia, la fa ancora più disorganizzata di lui. Lì, nessuno ha nozioni, anche solo pratiche, di organizzazione del lavoro. Il principio è ostruirsi reciprocamente.  Lei, poi, ostruisce gli altri sia perché brasileira, sia perché psicotica folle con sindromi distruttive ed auto-distruttive.   
Germano si mette, con Adalberto, a squartare casse e casse di cipolle. Secondo il principio che sabato sia meglio andarsene via prima, chiaramente il venerdì si hanno grandi accumuli di tutto. Siccome non sono capaci di una qualche programmazione (basterebbe un foglio elettronico, Excel od altro, con le produzioni precedenti e, su quella base fare delle previsioni, dunque muovendosi con logiche proattive), ecco, per esempio, che venerdì se ne arrivano con un 500 uova, per cui occorrono tre pentole per farle bollire ed averle sode. La cucina a gas ha solo quattro fornelli, e neppure potentissimi, e chiaramente ci sono altre cose che attendono di essere trattate. Poi, con quello che non usa coperchi e che usa le pentole giuste giuste e strabordanti di uova, per cui la cottura è lentissima... Nel contempo arrivano grandi quantità di tutto dagli champignons alle fragole. Beh, le fragole basta impacchettarle, tanto per rovinarle dato che sono già ben impacchettate da 300 grammi ma si trasferiscono in sacchetti da 100 gr. Gli champignons andrebbero cucinati, ma il ‘genio’ Betão finge e si limita a mescolarli con la polvere di pollo e col coloral. Quando spegne la pentola, ovviamente senza coperchio, sono ancora freddi. 
Mercoledì, 20/02/2013.
Syndrome of antropological identity
Syndrome de l’identité anthropologique
Sindrome da identidade antropológica
Sindrome de la identidad antropológica
Sindrome dell’identità antropologica
La pazzia e le perversioni sono contagiose.
La folle Janaina, rientrata, sembra mobilitare tutti i malati di mente e ignoranti ottusi come lei sull’assalto alle melanzane. Vaneggia, ed urla a tutti, che Athos le ha tagliate troppo grandi. In realtà, Betão, fuori di testa, il giorno prima aveva detto ad Athos, facendosi mostrare il suo dito per dirgli le dimensioni, di tagliarle grandi il doppio (due falangi dell’indice) di come le tagli lui, Betão, usualmente. In realtà, vanno bene lo stesso. Sono pure migliori visto che servono per pizze e non per sughi. Meglio che si vedano, che farne una pappetta che il cliente non si gusta, o non se ne gusta la vista.
Poi, Janaina passa ore a cercare di convincersi che le melanzane, cucinate, non vadano bene, mentre sono le migliori melanzane abbiano mai prodotto. Le ha fatte Athos, il migliore dei migliori! Mentre lì vi sono solo cucinieri alla cazzo. Una buona, ottima, era quella della cucina interna, che se ne è andata sostituita da una inetta, sudicia, rozza, isterica e che si ruba tutto per lei.
Umberto cucina le melanzane senza coperchio per cui non raggiungono una temperatura accettabile. Poi, a star lì si macerano e sembrano cucinate egualmente. Ma il sapore ne soffre inevitabilmente.
Tutti, increduli, squadrano il prodotto finito di Athos alla ricerca di qualche difetto non v’è e che, alla fine, neppure più riescono a trovare. Janaina va a sollevare il coperchio ogni cinque minuti e le guarda incredula. Ogni volta spera che siano sparite. Sono sempre lì, ottime.
Giovedì, 21/02/2013. Betão prepara delle melanzane piccolissime che inizia a cucinare in modo orrendo. Non è capace. Soffre pure di turbe evidenti. Il giorno dopo non sa spiegare, neppure e Germano che giovedì è assente, perché ad Athos abbia detto di fare le melanzane di dimensioni quadruple (il lato doppio le rende poi quattro volte maggiori di volume) le faccia lui, che le fa in modo orrendo, in pratica una poltiglia. In realtà, anche ancora più grandi, sarebbero ottime. Uno sprazzo di lucidità subito rimangiatosi? S’era messo d’accordo con Janaina? No, sono entrambi troppo coglioni per poter organizzare qualunque trappolona. Viene comunque fuori che le ricette affisse sul muro, preparate secondo sue indicazioni, sono gravemente errate. Come già detto, hanno scritto di usare 250 gr. di pelati, invece di 2'500, per 8.5 kg. di melanzane.
Venerdì, 22/02/2013. Riunione direzione per discutere che Betão e Janaina sembrano affetti da chiare turbe mentali e che non sanno fare un cazzo, oltre a battere un po’ la fiacca, tra continue assenze, ritardi, auto-riduzioni dell’orario giornaliero. Inoltre, Marcelo ed altri sono andati a riferire che alle 8:00 Athos comincia a lavorare mentre gli altri tre stanno a fare nulla fino alle 8:30-9:00, a delirare in cucina attorno al caffè.
Marcelo, che il proprietario adora come il suo schiavetto negro servile ed obbediente era andato dallo stesso:
- “Signor padrone, signor Otacilio, come è che Athos, il gringo, arriva sempre puntuale, anzi in anticipo, ed alle otto è già al lavoro mentre i nostri eroici brasileiri se ne stanno fino alle nove  a fare nulla, a mangiare e stramangiare, ed a ciapettare, in cucina?”
Non solo. Fatima, un’altra con turbe depressive, la direttora, gli impiegati degli uffici, sono tutti piuttosto schifati di trovarsi, fino alle 9, Janaina che sbraita in cucina con la scusa del caffè. Sono pure disgustati di trovarsela alle 16, quando c’è il dolce, ed anche quando non c’è, ma lì non si può evitare. Per il pranzo, sanno a che ora va, anche se spesso lei, finito di mangiare, si attarda a sbraitare. Si siede su una sedia alle spalle degli altri e sputa demenze su tutto e su tutti, anche in presenza di proprietari e direttore. Se non la licenziano significa che è una troia che hanno usato e usano abitualmente per lavori sporchi come il mobbing contro Athos. Semplice!
Durante un intervallo della riunione, mandano Mauricio a sentire Janaina e Betão. Mauricio spalma loro la vaselina e loro si sentono importanti, per cui delirano. Mauricio torna in riunione a riferire che i due sono realmente fuori di testa e che sono ossessionati da Athos perché questi sa lavorare e lavora.
I due che non capiscono di essere disprezzati, e che li tengano solo perché in carenza di personale, e perché sono due animalotti infami usabili per ogni porcheria, sono tutti montati. Non capiscono che quando Mauricio va a parlare loro è solo per fotterli.
Nella pausa mensa, quando Athos va al suo box a prender il suo libretto da leggere, Janaina è sdraiata sul muretto prossimo a cercare di dormire (ma non può), dato che Marcelo l’ha sbattuta fuori del magazzino dei cartoni delle scatole delle pizze. Vedendolo ed agognandone il cazzo che non può avere perché a lui lei non interessa, si mette ad urlare:
- “Vattene via, torna in Italia! Va via! Va via! Devi andare via! Torna in Italia! Polícia Federal! Polícia Federal!
Parla a questo modo. Parlano a questo modo. Del tutto sconnesso. I brasileiri ignoranti, gli altri non sono molto meglio, non sanno quel che dicono. Parlano a pezzi di frasi sconnesse. Se sono appena istruiti, che poi significa qualche titolo formale senza vera cultura, imparano che è meglio tacere. Invece, gli ignoranti-ignoranti devono mostrare di essere ignoranti.   
Athos le risponde calmo che lei è ignorante, non capisce un cazzo ed è pure malata di mente. Lei, poi, dice furiosa a Betão che Athos va fatto fuori. Betão sta male. Poi, butta lì ad Athos che lo licenzia. Delira. È fatto così.
Poco dopo, direttora e direttora del personale, Simone e Fatima, chiamano tutti per dire (come sempre, Simone fa presenza e Fatima parla) che, da lunedì, il caffè viene preparato dalla cuoca alle 7:30 e che alle 8:00 devono cominciare tutti a lavorare. Per cui, o tutti fanno colazione prima oppure nulla.
Betão e Janaina, che non hanno capito che la nuova regola è contro di loro, perché qualcuno ha detto in direzione che loro non stanno facendo un cazzo ed inoltre sono tutti schifati di trovarseli per la cucina interna, alle 15:00 hanno già chiuso cucina e stanza tagli e stanno stravaccati a far nulla nella e sulla porta della stanzetta spogliatoio.
In direzione, hanno usato il loro (di Betão e Janaima) deliro che Athos “fa il caffè col sale” [loro, ignoranti, non sanno che si debba fare con un pizzico di sale!], per fotterli, ...un poco. Li usano ma li disprezzano. E pure per compiacere Marcelo, il nuovo quacquaracquà e schiavetto negro del proprietario.
Sabato, 23/02/2013, Marcelo butta lì, serio-serio, cioè furioso malcelato, a Betão, che il suo orario di lavoro è fino alle 16:20. Betão non capisce. Poi Marcelo dice a Janaina che deve lavorare, che non può andarsene a casa alle 10 del mattino. Lei si mette ad urlare che lei è una grande agente segreta, che la direzione la ha in grande considerazione, e che lei fa quello che vuole. E continua ad urlare contro Marcelo tutte le volte che questi passa con carichi sta trasportando a spalla fino alla vettura per una consegna ad una filiale. Lui le riurla a sua volta di finirla di fare sceneggiate. Germano ha appena detto ad Athos di pulire il gabinetto, un po’ di sapone al volo sulle mattonelle, cosa che si fa il sabato. La psicologia di Germano è elementare. Mentre transita (il gabinetto è affianco alla camera frigorifera) deve vedere del sapone spruzzato in giro, deve sentirne l’odore e poi deve vedere acqua dappertutto. L’importante è che pensi che il cesso sia stato pulito. Per anni lo hanno ‘pulito’ a quel modo, anzi, peggio, colla pompa dell'acqua.  
Ma Marcelo interrompe Athos prima che inizi. Gli dice di mettere i pomodori in sacchetti da due chili. Mandano Janaina a pulire il gabinetto. Poi Germano dice a Betão di pulire la cucina dipendenti. Betão cerca si scaricare su Athos che si sottrae e se ne va dopo il pranzo frugale, dato che aveva stramangiato prima delle 8:00. Per mostrare che non avevano capito un cazzo, Janaina e Betão (anche Bibendum, ma tanto lui se ne va col nuovo mese), la mattina erano stati in cucina per la colazione fino alle 8:30. Non ci stanno colla testa e neppure con tutto il resto.    
Lunedì 25/02/2013. La cuciniera ‘nuova’ (saranno un paio di settimane che lavora lì di nuovo, dopo essere stata sostituita dall’altra; in realtà lavora lì da un cinque anni), Maria do Carmo,  africana, sui sessant’anni portati male (o forse sui 45-50 portati malissimo), arriva dopo le 7:30 ed è fuori di testa. La precedente, sui quarant’anni, era dolce ed affabile e cucinava piuttosto bene. Questa urla a tutti e con tutti. È competitiva colla precedente solo nei dolci. Per il resto, uno schifo. È pure del tutto disorganizzata per cui la cucina è lurida e nel caos. Nelle ore del pranzo dipendenti, non riesce neppure a tenere dietro al lavaggio piatti e bicchieri per cui mancano costantemente. Eppure non mangiano più di una ventina di persone. Gli alimenti scarseggiano mentre lei controlla tutto in modo para-poliziesco. Significa che è una che ruba.
Betão è sul furioso. Athos evita collisioni. Janaina arriva un poco prima delle otto e si fa vedere dalla telecamera della stanza tagli. Poi, non fa nulla tutta la giornata, come sempre. Arriva un poco prima delle otto e si fa la sceneggiata di far finta di agitarsi in sala tagli, dove alle otto non c’è nulla da fare, solo perché sabato Betão le ha riferito quello che Athos le aveva detto: “Umberto, tu non hai capito che la riunione di ieri era contro te e la pazza... Sono andati in direzione a dire che, alle otto, Athos già lavora mentre voi ve ne state fino alle 8:30-9 a ciapettare in cucina... Ci sono pure altre cose...”
Betão delira durante la mattinata ma Athos fa finta di nulla. La rabbia di Betão monta.
Dopopranzo, verso l’ora dell’uscita, in presenza della pazza che non ha mai nulla da fare, Betão ritorna coi suoi deliri sul caffè col sale. Athos gli riconferma che il caffè ottimo si fa davvero con una punta di sale, che loro sono brasileiri ignoranti che non sanno neppure quello: “Guarda che quelli della direzione hanno controllato su internet ed hanno scoperto che il caffè da bar si fa davvero con una punta di sale. Sono restati stupiti che nessuno lo sapesse e si sono detti che hanno proprio dei cuochi o pseudo-cuochi brasileiri ignoranti... Tu e la pazza siete analfabeti per cui non potete neppure controllare su internet come si faccia il caffè...”
Verso le 15:30 arriva Mauricio che si piazza di fronte dalla cucina dove c’è Janaina a far nulla mentre Betão e Athos stanno pulendo la cucina. Athos, visto che Mauricio se ne sta nel punto sbagliato e con pure Janaina che ostruisce, getta ad entrambi una bella spazzolata di acqua, che va su un calzone di Mauricio (con cui si scusa e gli dice che tanto è solo acqua pulita) sì che lo stesso ben si ricordi. Mauricio va subito a riferire in direzione che Janaina sta come sempre senza nulla da fare e che Betão chiude la cucina verso le 15:30. Betão, che non sa non farsi parti da scemo, insiste con Athos che vada in cucina a farsi un caffè. Che glie frega a lui? Ad Athos non interessa. Per cui Mauricio e gli altri degli uffici continuano a vedere, pure all’ora dell’uscita e prima, che Betão e la pazza stanno in cucina dipendenti a delirare e ad insozzare, perché lasciano sempre tutto sporco dove passano loro.
All’uscita, Betão e Janaina si avviano assieme (lei a volte lo aspetta pure la mattina all’entrata per ciapettare con lui per strada). I loro bus sono in aree di partenza ed arrivo prossime. E Betão si esibisce in sghignazzi da vecchio bacucco vedendo, voltandosi, che Athos è venti metri dietro di loro. Attende di essere raggiunto per farsi le sue solite parti da scemo. Betão è di quelli che parlano con la voce cupa e volgare dell’analfabeta scemo e rozzo. Inframezza con sghignazzi catarrosi e sputi densi. Quando pensano che Athos dovrebbe averli oramai raggiunti, si voltano e Athos è sparito. La pazza, correndo, prenderà il bus dove Athos è già seduto.      
Martedì 26/02/2013, Marcelo si fa una delle sue solite parti da infame, su ordine degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira che hanno pure ordinato, in Ledo5, al proprietario Faustino Ribeiro Fernandez, di staccare il cavo di internet oramai da una ventina di giorni.
Betão come al solito sta male. Beve troppo, mangia troppo e si agita. Per cui deve andare all’ospedale ed arriva dopo. Ovviamente nessuno sa che arriverà dopo. Ci sono una cinquantina di chili di pollo che dovrebbero essere cucinati. Marcelo dice a Germano che dovrebbe chiamare o Janaina o Bibendum per cucinarli. Germano dice che si può fare il giorno dopo. Quando Betão arriva, verso le 11:30, chiede ad Athos perché non abbia cucinato il pollo.  
Tutta la produzione delle giornata la fa rapidamente Athos mentre Janaina dice a Bibendum che lei è una grande agente segreta e che devono andare in cucina per trovare difetti in quello Athos sta facendo e conclamarlo. Vengono varie volte entrambi, od il solo Bibendum, con aria inquisitiva, a guardonare. Athos li guarda gelido da pezzi di merda quali sono. Se ne vanno colla coda tra le gambe.
Marcelo che è sempre più scemo ed ha l’impulso irrefrenabile di farlo vedere, cerca di uscirsene di nuovo coi suoi problemini da prima elementare. Athos glielo dice esplicitamente che sono scemenze, che può tenersele per sé e che non può neppure pensare di competere intellettualmente con lui, Athos, visto che lui, Marcelo, non sa neppure fare, spesso neppure impostare, banali moltiplicazioni od altra aritmetica elementare. E non solo quello. Non è certo questione di calcoli ma di ignoranza e cultura. Tanto per creare disturbi destinati a crescere esponenzialmente nelle mente malato-paranoica di Marcelo, Athos gli butta lì che lui, Athos, ha un tre milioni di ricorrenze su internet mentre lui, Marcelo, ne ha al massimo una decina per problemi penali a Niteroi. Poi, per non infierire, in realtà per inferire maggiormente, gli dice che magari saranno, nel caso suo, di Marcelo, omonimie. Lui dice secco che sì sono omonimie. No, non le sono.
La mattina, all’entrata, per poter fare colazione (che è poi un panino col burro col caffè), Bibendum è obbligato ad arrivare prima delle otto e guarda furioso Athos come se fosse colpa sua. Janaina, che capisce ancora meno, arriva dopo le otto e, terrorizzata da Betão che non ha capito i termini delle questione, non si fa neppure un caffè. In realtà, il disgusto di Fatima, la direttora del personale, ed altri (tra cui Marcelo che era andato a riferire per farsi bello di fronte alla direzione) era per quelli che stavano a starnazzare in cucina oltre le 8:30, ed oltre, e che fanno l’impossibile per andare via prima, e rispondono picche e fanno i grandi aristocratici se devono fare anche cose che a loro competono ma che loro considerano vili. Se uno va un momento a prendersi un po’ di caffè, nessuno dice loro nulla, tanto più che quelli degli uffici sono sempre in giro e pure per la cucina dipendenti a fare nulla. La pazza non c’arriva. Tutti loro non c’arrivano.
Intanto, nel suo lavoro quotidiano di facchinaggio, Marcelo, come tutti gli altri, continua a prelevare quantitativi di cartoni per scatole pizza, portarli all’interno, di una ventina di metri. Li contano, come se non potessero contarli già nel magazzinetto degli stessi, poi li ritrasportano fuori, per una trentina di metri fino alla vettura per le consegne. Non è che per scaricarli dalle giacenze contabili abbiano bisogno di averli affianco al computer. Non ci arrivano. Fanno così con tutto con grandi perdite di tempo da duplicazioni di lavoro. Non sanno proprio organizzarsi le cose più elementari. In cucina, quando dovevano etichettare, avevano costume di lavorare in due o tre colla stessa bilancia. Incredibile! Ora, Athos, quando vede che arrivano per etichettare cose da consegnare, prende un’altra bilancia e lavora con essa. Loro hanno l’impulso irrefrenabile di intralciarsi l’un l’altro.
Tra l’altro, etichettano cose della camera frigorifera. Spostano dunque quintali di cose da lì alla cucina. Anche se è a solo pochi metri sono cassette su cassette che fanno avanti ed indietro. In realtà, basterebbe spostare la bilancia sulla porta della camera frogorifera, se all’interno la temperatura è troppo bassa per il buon funzionamento della stessa. Non c’arrivano.  
Betão si fa un’altra parte da scemo. Se Athos comincia l’intervallo mensa alle 13:24 è chiaro che esso vada fino alle 14:24. In realtà, Athos fa sempre qualche minuto meno. Betão non c’arriva. Per cui manda a chiamare Athos da Silvana, la receptionista. Athos se ne frega. Se Betão sta male o non capisce, fatti suoi. Quando Athos arriva in cucina, Betão, come già il giorno prima, dice che è tardi. Athos gli dice che ha appena timbrato, per cui se ha problemi che chieda all’amministrazione. Betão non capisce. Non ci sta colla testa. Non capisce le più banali procedure amministrative. E non sa calcolare un’ora, 60 minuti!  
*******
Athos, qualunque cosa gli chiedano, non di lavoro, non risponde, anzi dà risposte apparentemente interlocutorie, ma di fatto di totale chiusura, di assoluta non risposta. Come si fa a parlare realmente, dunque a rispondere, quando manca un linguaggio comune? Il colto capisce l’ignorante, se non è un colto altezzoso e scemo. L’ignorante non capisce il colto. L’ignorante capisce solo linguaggi stereotipati ed elementarissimi. 
...Cultura e conoscenze versus ignoranza totale ed arrogante. Ignoranza totale ed arrogante versus cultura e conoscenze. Per cui non si può neppure far finta che ti possano capire.
Già tra persone colte non è detto che sia sempre possibile una reale e proficua comunicazione quando le culture non collimino, almeno relativamente all’oggetto della conversazione. Ma, di certo, le possibilità comunicative sono maggiori, anche perché magari capiscono dove non si possa inter-comunicare nulla/alcunché o poco.
Paradosso dell’impossibilità comunicativa.
O, meglio, paradigma dell’impossibilità comunicativa.
“Paradox of incommunicability: if they understand it already, they don’t need us to tell them; if they can’t understand it, it doesn’t matter if we tell them. So there is a narrow and self-vanishing space for useful kibitzing.”
“Nonostante la pretesa chiarezza e incisività della saggezza popolare, ci sono proverbi che lasciano letteralmente interdetti, perché non si capisce a cosa vogliano alludere o perché alludono a qualche cosa di diverso da ciò che dichiarano. Si diceva una volta che una parola è poca e due sono troppe. Più che salomonica, questa è una sentenza che apparentemente non lascia alternative, se non il silenzio. Ma anche il silenzio spesso nasconde le intenzioni, dicendo in altro modo ciò che per definizione non dice.”
Alla fin fine, tra la possibilità, o la certezza, che venga frainteso quello che si dice oppure il silenzio, sempre meglio che l’altro fraintenda il silenzio. Tanto più se gli è fatto capire, od almeno intuire, che non lo si considera in grado ci capire un cazzo, o che non ci tocchi minimamente quello possa capire o non capire. Per cui si passa dal paradigma dell’impossibilità comunicativa alla connessa trappola dell’impossibilità comunicativa in cui si getta l’altro.
Disprezzo?! Ogni indifferenza lo è. Non c’è nulla da fare. Inutile cercare di spiegare quello che l’altro non ha le basi per capire. Guido Carli raccontava che un giorno stava parlando (deve essere stato in una Commissione Parlamentare) di ineluttabili compatibilità di bilancio e che un tizio lo stava ascoltando apparentemente con grandissima attenzione per poi candidamente chiedergli, alla fine, se non si fosse potuto fare un’eccezione per un caso gli stava a cuore (sarà stato per il suo collegio elettorale). Di certo, con quello, non v’era possibilità di comunicazione reale. Non a caso, Carli si era inventato i vincoli internazionali. “Mi impegno in tuo nome di fronte al padrone inglese. Quando poi tu, idiota italiota, vorresti fare il peggio del peggio, ti sbatto in faccia che il padrone proprio lo vieta.” Non hanno evitato lo sfascio, ma almeno hanno evitato di far finta di colloquiare tra chi sapeva solo sfasciare e chi avrebbe voluto forse far dell’altro, o almeno simulato di aver forse voluto far dell’altro. Anche chi avrebbe voluto far dell’altro poi, o simulato di aver forse voluto o potuto far dell’altro... ...Non è che la Bankitalia di Carli e dei Carli non fosse un capolavoro di crescenti privilegi para-feudali, inefficienze, ruberie, corruzione e sprechi. Ma almeno si sono risparmiati di far finta di intendersi. “Voi ci dite che se si è sfasciato a 110 si può sfasciare anche a 115 e così via. Noi vi diciamo che c’è il vincolo estero per cui almeno truccate i conti, per quel che si può e che il padrone inglese ci lascia fare. Poi noi, nella liturgica relazione annuale del governatore, prima del rituale banchetto-abbuffo, vi diciamo che proprio non si può andare avanti così. Voi continuate a fare peggio. Noi pure. Ma almeno noi ve lo diciamo che proprio non si può o non si sarebbe potuto e dovuto.” Com’è quella cosa che quando c’è la ripresa si deve rubare e sperperare per non frenarla, e che quando c’è crisi si deve continuare a rubare e sperperare per non aggravare la crisi? Ecco, basta trovare la formula giusta. È la chiave della propaganda da bar. Eppure tutti si bevono proprio le propagande da bar. Ti buttano giù mentre ti tengono su a chiacchiere. Poi, un bel giorno, ti dicono che erano tutte balle. ...Se ne inventano subito altre...
“L’incomunicabilità è stata la grande ossessione del pensiero forte, quello debole accontentandosi di una generica e incontrovertibile porosità del discorso, che forse non riesce a dire tutto, ma, proprio perché senza pretese, riesce comunque a farsi intendere.” Dipende. Pensieri forti o deboli, perché tanto l’altro capisca quello che vuole e solo per usarlo contro chi dica o spieghi, meglio gettare l’altro nelle trappole dell’incomunicabilità: “Non capisci un cazzo. Sei pure marcio. Anzi, per non offenderti, sono io che sono incapace di spiegarti un cazzo, per cui... ...Lasciamo perdere!”
“Il paradosso della incomunicabilità. Il rapporto tra l’idea della comunicabilità e quella della incomunicabilità è così stringente che quanto più si afferma la prima tanto più si afferma la seconda e che, paradossalmente, gli studi più intelligenti e interessanti sulla comunicazione, al di là di quelli puramente descrittivi e tassonomici, sono proprio quelli sulla comunicazione fallita o quanto meno sulla comunicazione distorta: in una parola sulla sostanziale, anche se enigmatica identità tra la comunicazione e quello che Claude Shannon, l’inventore del codice digitale, chiamava il “rumore”.”
No! No! No! Il rumore od errore è quello che si aggiunge ad un’equazione probabilistica per designare un margine di ambiguità, un disturbo. Qualunque segnale arriva disturbato. Fino a che il disturbo non prevalga, possiamo goderci la trasmissione. Nell’incomunicabilità prevale il disturbo per cui non v’è comunicazione. V’è solo disturbo. È pure assolutamente disturbato l’altro. Magari noi stessi siamo del tutto disturbati, almeno relativamente alle possibilità di comunicazione in un contesto dato.
Non capirsi, ma potersi incontrare, ...dice qualcuno. Nella comunicazione scritta, forse, dove accantoniamo quello non capiamo ma vorremmo capire e, molti, lo lasciano in eterna attesa. Comunque, il messaggio è lì. Anche il lettore lo capisce e lo interpreta come vuole
Ci si incontra quando si rinunci a capirsi e si sia puri di cuore. Oppure, se non si è puri di cuore, ci sono solo rapporti per cui qualcuno frega e qualche d’un altro è fregato. 
“(A) il paradosso della comunicazione.
“Il paradosso è stato formulato da Dummett nella sua versione semantica che qui riporto: se non vi è distinzione tra enunciati analitici e sintetici, e il significato dipende dalla totalità del linguaggio, allora il significato di ogni parola sarà relativo all’idioletto del singolo parlante (infatti non esistono in linea di principio due gemelli semantici). Ma se il significato dipende dalla totalità dell’idioletto del parlante, allora due parlanti non possono condividere significati. Se due parlanti non possono condividere significati, allora non vi è né accordo né disaccordo, quindi la comunicazione è impossibile. Il paradosso in pratica mostra che, seguendo strettamente l’olismo, non solo si può ricavare la tesi dell’incommensurabilità delle teorie, ma si ricava la tesi dell’incomunicabilità a livello di singoli individui.
“(AD) La risposta di Davidson al paradosso della comunicazione.
“La critica di Dummett all’olismo non è una refutazione dell’olismo, ma una indicazione delle sue cattive conseguenze. La risposta di Davidson consiste nel rifiutare una premessa nascosta (ma non tanto nascosta) dell’argomentazione di Dummett e cioè l’idea che per comunicare abbiamo bisogno di significati condivisi. Per salvare l’olismo occorre cioè cambiare la nostra visione della comunicazione. Se l’olismo è incompatibile con l’idea che la comunicazione necessita di significati condivisi, allora tanto peggio per questa visione della comunicazione. In una visione alternativa, comunicare non è condividere significati, ma convergere verso gli stessi significati. Dato che il significato di una parola dipende dall’intero linguaggio, ovverossia dall’intera teoria del significato per un linguaggio, e ciascun parlante ha la sua teoria, nella comunicazione si converge verso una teoria comune. In un dialogo un interprete ha una teoria preventiva su quello che intende il parlante; a seconda dei proferimenti del parlante, l’interprete aggiusterà la sua teoria in una teoria provvisoria (o “transitoria”) che funziona localmente per quel particolare dialogo. Se il parlante dice “ci sono tre elefanti nel frigo; me ne spremi due?”, l’interlocutore interpreterà “elefanti” come “arance”, e la parola “elefante” assumerà localmente il ruolo della parola “arancia” (Davidson, 1984, p. 78). Il dialogo diventa così un aggiustamento reciproco di teorie del significato. Ciò che i parlanti condividono non è un linguaggio comune governato da regole o convenzioni, ma una teoria transitoria, determinata localmente nel corso di un dialogo. Ma cosa condividono i parlanti prima di arrivare a questa teoria transitoria? La risposta è che condividono «l’abilità nel convergere su teorie transitorie», ovverossia una “strategia” che viene definita da Davidson 1986 come «il processo misterioso mediante cui un parlante o un ascoltatore usa ciò che conosce in anticipo più i dati del momento per produrre teorie transitorie» (p. 82). Il risultato non è eclatante: la teoria della comunicazione di Davidson si regge su un processo misterioso. La risposta al paradosso della comunicazione è una spiegazione a metà (cfr. Penco, 2005). È comunque un tipo di possibile risposta al paradosso della comunicazione, e trova in ogni caso una via d’uscita apparente alle conseguenze non volute dell’olismo.”
L’approccio olistico è l’approccio realistico. Le proprietà di un sistema non si possono spiegare con le proprietà dei suoi elementi. Un sistema è un’entità superiore e complessa, dunque differente dagli elementi la compongono. Se uno Stato è composto di stronzi, non è detto che sia stronzo. Magari è peggio, o può pure essere meglio, può essere pesce marcio. I suoi stronzi lo compongono restano comunque tali. Gli inglesi, sugli stronzi, hanno costruito imperi. I brasileiri sugli stronzi di varie razze, soprattutto europee ed africane, hanno solo costruito il Brasile. Tutta l’America Latina è largamente simile. Gli italioti, su varie etnie col 1860-61 costrette ma non amalgamate, si sono visti somministrare da Londra uno staterello compradoro ora chiaramente predatorio, provincia inglese, e poi pure tedesca.
Al brasileiro (anche all’italiota) manca “l’abilità nel convergere su teorie transitorie”. Un avvocato che sta andando in Italia per un corso di specializzazione e che dichiara di avere già studiato l’italiano, ecco che ti rifiuterà come insegnante perché alla seconda lezione gli dici che si può dire sia “ci sono” che “vi sono”. “Vi sono” lui non lo ha mai sentito dunque tu devi essere incompetente. Se ad uno così dici di spremere elefanti dal frigo, ti fa delle uova al tegamino; non capisce che sono o arance, o limoni, o simili. Costui andò poi al corso senza capire un cazzo ma comunque scorrazzò per l’Italia in auto a spendere decine di migliaia di euro senza capire né essere capito. Del resto, per pagare la benzina, o in un hotel o ristorante, basta mostrare i soldi. Per aggiungere al tuo curriculum che hai frequentato un corso di specializzazione, basta esserci stato anche senza capire un cazzo. È quello capitò a costui.
Costui pretendeva un corso, di una o due volte la settimana, per un paio di mesi, per imparare, prodigiosamente, l’italiano che aveva già studiato, diceva lui. O studi e leggi, o non è che un insegnante possa darti più che il ritmo e correggerti. Lui voleva il corso magico per non studiare, anzi per neppure prendere lezioni, ma sapere tutto. Non esiste la tecnica magica per percorrere mille chilometri a piedi in un giorno. Od uno si avvia, ma sapendo che non arriva né in un giorno né in dieci. Oppure tanto vale non partire neppure. Uno sceglie. E poi sa quel che succederà. Inutile pretendere la tecnica magica.
Se tu dici a dei brasileiri che il caffè si fa con un pizzico di sale, idem i dolci, ti diranno schifati ed isterici che è un’aberrazione. Ignoranza brasileira. Per convergere su teorie transitorie occorre la capacità di registrare ed analizzare, di esplorare possibilità, e poi di tentare una qualche via ed anche di rettificare, variare, le scelte precedenti.
Per i brasileiri, la loro ignoranza è la verità. Ciò vale anche per pretesi intellettuali in qualunque campo disciplinare e culturale. Avvocati che non sanno di legge. Accademici che scopiazzano e pure male. Del resto, pure per copiare occorre abilità. Sennò ti scoprono, come succede a politicanti tedeschi con dottorati.
Il brasileiro copia e male perché copia per restare ignorante non per sviluppare abilità. O neppure copia ritenendo onniscenza la propria ignoranza arrogante. I coreani ed i brasiliani si lanciarono nel campo dei computer in contemporanea. È solo che i brasileiri sbatterono la faccia nella merda e vi restarono. La Corea del Sud (pure quella del Nord) è ora avanguardia, o co-avanguardia, o si destreggia competitiva, in molti campi d’avanguardia, nuove tecnologie incluse. I computer coreani funzionavano. Quelli brasileiri, no. Ora, il Brasile ti offre, sul proprio suolo, non certo per esportazione, solo scarpe ed abiti di cattiva qualità delle sue industrie protette ad almeno cinque volte i prezzi asiatici. Idem in altri settori tradizionali. In quelli d’avanguardia non ha nulla. Um lucchetto cinese lo compri in Canada per l’equivalente di 2 reais. In Brasile compri un lucchettino brasileiro per 15! Protezionismo della merda e di merda. Lo chiamano “difendere l’industria nazionale”. Pagare 15 quello costerebbe 2!  
È come quando le stesse lampadine fatte in Germania funzionavano e mentre nell’Ungheria socialista no. La Corea del Sud costruì computers, e molto altro. Quelle brasileiri non funzionavano per cui dovettero rinunciare. Ora, al massimo, ne assemblano di altrui. Pochi, perché non sanno lavorare, né organizzare nulla. Per cui, nonostante la manodopera a due dollari l’ora, costa meno importarli. I brasileiri non sanno fare nulla e continueranno in eterno a non sapere fare nulla. Mancano della “abilità nel convergere su teorie transitorie”. Non possono intendersi con nessuno, neppure tra di loro. Praticano solo truffe e latrocini. Così non si può mai andare troppo lontano. Anzi!   
Peggio... Il brasileiro (l’italiota pure) è convinto di capirsi tra simili. Invece, tutti si disprezzano reciprocamente e disprezzano gli altri usando la categoria brasileiro solo come difesa dal mondo che neppure li caga e che caga loro in bocca. La rozzezza reciproca non è comprensione.
Gli inglesi hanno inventato i linguaggi dello scetticismo e dell’indifferenza. Nelle Asie cinesoidi, i linguaggi sono solo strumento del potere per trasmettere ordini. Le etnie latine, idem i greci, usano i linguaggi per pisciarsi addosso.
*******
Mercoledì 27/02/2013. La ‘nuova’ cuoca della mensa personale, la sudicia e pasticciona Maria do Carmo, l’africana, è furiosa che la facciano andare alle 7:30 per preparare il caffè. Veramente è furiosa a tutte le ore, per tutto. Prima delle 8, urla ad Athos che, se pretende di usare un piatto, deve poi lavarselo. Tutti gli altri imbrattano dappertutto di caffè, burro e briciole. Lo sozzume a lei, a loro, piace.
Athos si divertiva colle cipolle. Adalberto, come la pazza Janaina, ne è ossessionato. Arriva urlando ad Athos che “Dilma ora manda via tutti gli stranieri.” È rabbioso.
Athos gli fa infidamente vedere la sua patente di guida britannica. Adalberto subito urla: “È falsa! È falsa!” Poi, va a dire a Janaina che Athos ha un passaporto britannico con scritto che è dottore. Janaina gli urla, come già fece con Silvana quando scoprirono che...: “Non è possibile! Non è possibile! Che ci fa qui tra di noi?!”
È bastato che quando loro dicevano “gringo”, Athos dicesse “gringo imperialista  nell’America Latina compradora degli USA, prostituita agli inglesi ed a tutti”, che loro arrossissero e cessassero di dire “gringo”.
Il giorno prima, Janaina aveva notato come Athos continuasse ad usare la seconda bilancia per non intralciare il lavoro altrui con la prima, la bilancia-etichettatrice. Siccome è fobico-distruttiva, si fa dare la stessa dall’idiota Betão e la imbosca. Athos si rifiuta di fare come tutti che si intralciano reciprocamente lavorando in due e tre con la stessa bilancia. S’arrangia Betão che, essendo scoordinato ed ebete, non sa lavorare in maniera seriale. Si intralcia per pesare le sue cose mentre Augusto, od altri, etichetta. Le chiude ed etichetta a sua volta, quando l’etichettatrice sia già occupata da altri, solo per la libidine malata di intralciare il lavoro altrui ed il proprio. Ai pidocchi piace intralciarsi l’un l’altro. È un modo per perdere tempo e fingere maggiori carichi di lavoro. 
Marcelo ha rinunciato ai suoi problemi idioti da prima elementare. Del resto, sarà perché è fine mese, o per qualche controllo ordinato dal padrone che è ricomparso sfuggente e depresso, ha intensificato la sua presenza una certa Patricia, una culona e tettona degli uffici, che ha avuto l’ordine di controllare le giacenze. Solo numeri da verificare. Ma a loro richiedono, stancamente, giorni e giorni mentre le pesano sotto il naso grandi quantità che Germano e Marcelo spostano fuori e dentro la camera frigorifera ed altri depositi ed anfratti. Già perdono ore tutti i giorni a controllare e ricontrollare ciò che basterebbe avere su un computer ed in fogli elettronici, di cui lì non conoscono l’esistenza o non ne conoscono l’uso, se non per fare moduli con liste di prodotti. Ma poi fanno tutto manualmente. E siccome non sanno far di conto, devono usare calcolatrici elementari per cui, essendo le stesse senza carta, loro non sanno poi se hanno inserito i numeri giusti. Di conseguenza, fanno e rifanno banali somme.      
All’uscita, dopo che Betão ansioso come sempre ha chiuso la cucina con largo anticipo, è uno di quei giorni che è arrivato un carico di qualcosa, quel mercoledì di cartone per scatole da pizza. Marcelo, che non è meno disorganizzato e confusionario degli altri, chiama Athos e Betão a cooperare alla cosa. Betão urla in continuazione mentre fa grandi sforzi per lanciare pacchi di cartoni: “Itaaalia”. Athos gli risponde, a bassa voce: “Baluuuba.” Poi si aggiunge Janaina con le stesse urla isteriche mentre alla fine Athos se ne va. Prima che se ne vada, dato che Athos sta coi piedi su dei cartoni, Janaina, che è sempre ossessionata da Athos, dice a Germano di dirgliene due. Germano prudentemente tace, dato che lavorano correntemente coi piedi sui cartoni.
Il livello di ignoranza di Betão e Janaina è tale. Se vedono Athos che, nella pausa mensa, scrive in cinese o in altre lingue di cui loro neppure discernono l’alfabeto, Janaina dice a Betão, Bibendum, Adalberto e sui eventuali altri froci: “In Itaaalia scriveranno a quel modo.” I suoi froci commentano, annoiati: “Essì...”
E così su tutto:
- “In Itaaalia faranno a quel modo.”
- “Essì...”    
Dopo lanci di cartoni ed urla, sia Betão che Janaina sono strafatti di stanchezza. Betão, che avrebbe voluto andarsene prima, se ne sta seduto stravaccato ad aspettare non si sa bene cosa, e con gli occhi spiaccicati sulle chiappe di Patricia. Dato che è ormai ora di andar via, Athos lava in fretta calzoni e maglietta, li appende nello spogliatoio e se ne va. Janaina, nel tempo che Silvana si attarda ad aprire la porta esterna, si leva calzoni e maglietta, ha già sotto i vestiti e si lancia dietro ad Athos.  
Essì, perché Janaina ha sempre già sotto i vestiti. Marito, o pseudo marito, suocera o pseudo-suocera, le telefonano ogni dieci minuti e le urlano:
- “Troia, stai facendoti chiavare da tutti quegli uomini.”
- “No! No!”
- “Fa vedere i jeans!”
E lei, con la telecamera del telefonino, deve far vedere che ha i jeans ben chiusi sotto i calzoni da lavoro. Quando arriva a casa, la picchiano comunque perché le dicono che allora deve aver fatto lavori di bocca e di mani. 
Silvana apre la porta esterna con le chiavi. Si vede che il sistema telefonico non funziona. In genere aprono con un codice nel telefono. Athos va visibilmente dalla parte opposta. Janaina si avvia al proprio bus, per la favela, con quella sua aria disgustata, gettando i piedi uno di qua e l’altro di là come una papera scoordinata e stanca, col culo ossuto ed inesistente, petto ossuto e quel suo karma da pazza sfatta. 
In Ledo5, Liberio urla disperato che lui lui abita lì, a 570 reais al mese, mentre pagherebbe 300 in altri posti, solo perché c’è internet. Ma che ora, col pazzo Fausto che la stacca... Athos gli dice che lui, Athos, scrive, che dall’estero chiamano il governo brasiliano, che manda gli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira ad ordinare al vile Fausto di staccare il cavo... Che ce voi fa’?! Un codardo sfroscio Fausto con due figli codardi e sfrosci come lui, sudditi di uno staterello compradoro...
Giovedì 28/02/2013, Betão cerca di conciliare curiosità col fingere di farsi la parte di chi sa costruire un’interazione retorica. Alla fin fine, si fa solo la parte dello scemo, come sempre: 
- “Posso fare una domanda?”
Athos lo guarda gelido senza dire nulla.
- “Ma vivi qui con tua moglie?”
- “Perché?”
- “Perché ieri hai lasciato qui le tue cose sgocciolanti. Non hai nessuno a casa che ti lavi gli abiti da lavoro?!”
- “Ah, sì, me lo ha già detto Marcelo stamattina, di non lasciarli nello spogliatoio.”
Per Betão, una moglie serve per farsi lavare le cose... Lui occupa tutta la stanzetta spogliatoio con sue cose puzzolenti, asciugamani inclusi dato che si fa la doccia lì ogni giorno tanto per riempire il tempo libero e poi per fingere di uscire dopo tutti, che occupano tutte le tre pareti della stessa. Athos non può lasciare le sue cose ad asciugare sennò lui si sente in dovere di fare schiamazzi con Marcelo e Germano. Che scemotti idioti!
Giovedì, non v’è nulla da fare. Bibendum, è il suo ultimo giorno, e Janaina vanno a dormire nel magazzino scatole pizze. Poi Janaina, tanto per non pulire le cipolle, se ne va a casa dopo pranzo. Intanto, arrangiano con Germano che le cipolle le pulisca Athos da mezzogiorno. Athos è felicissimo di lasciare Betão completare da solo le pulizie della cucina.
Betão finisce tutte le pulizie per cui deve giustificare cosa fare il pomeriggio quando non c’è proprio più nulla da fare per lui. Di conseguenza, si mette con Athos a pulire le cipolle. Solo che nel pulire le cipolle lascia un intacco, un trancio, nella forma sfereggiante delle stesse.   
Venerdì 01/03/2013, sciopero dei bus. Betão non viene. È una scusa, perché coi mezzi sostitutivi privati, che sono pure più economici, lì, si viaggia lo stesso e pure più veloci.
Janaina, appena arriva, in ritardo, prima va a prendere il caffè e poi lascia il bicchiere sporco nel lavello della cucina, quando potrebbe tenerselo nel lavello della stanza tagli. Freud. Offre la sua fica sporca ad Athos... Athos lo mette fuori dalla cucina, sì che chi passa veda che lei lascia sempre il ‘suo’ bicchiere in giro e pure sporco. Poi, la pazza si mette ad urlare, con Marcelo, che le cipolle hanno quello strano intacco che rovina, in parte, gli anelli che producono. Manie perché non sta scritto da nessuna parte che le pizze con la cipolla, la debbano avere ad anelli. Urla ed urla ossessionata da quelle cipolle con l’intacco. Tace solo quando Marcelo gli dice che le cipolle le ha pulite Betão, per cui...
Poi, ossessa, entra ed esce dalla cucina, ogni cinque muniti, come fa quando Betão non c’è e squadra tutto con gli occhi fuori dalla testa alla ricerca spasmodica di qualche cosa che secondo lei sia imperfetto sì da poter urlare ad Athos che la squadra trattenendo visibilmente il riso alla presenza dell’ossessa ossessa.  
Mentre Marcelo riempie la cucina intasandola di tutto, arriva lì, a lavorare per qualche ora, Ivaldo, quello di Ipanema, il bisex che si toccava cazzi e culi cogli altri due. Anche se lui nega, ha qualche incarico per cui sta rimpiazzando Fabiano. Marcelo lo mette, ridicolmente, a riempire le bottiglie di olio, mentre dice indirettamente ad Athos di non fare lui gli champignons. Solito mobbing degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira.
Mentre si sta facendo tutto il resto tra ammassi di roba, Janaina viene e riaccende il fuoco di uova Athos aveva appena spento. Athos lo rispegne e rimuove le uova. Poi Janaina arriva e spegne un fuoco era ancor acceso di altre uova. Athos calcola che sono già sode, per cui lascia perdere ridendo della pazza. La furia della stessa monta esponenzialmente. 
Dall’1/03, cioè da quel venerdì, lavora lì Raimundo, quello che era già ad Ipanena. Lui non toccava, né si faceva toccare, cazzi e culi per cui non piaceva agli altri tre... Lavora nella stanza tagli con Janaina. Lui lavora. Lei va in giro a dimenare il culo che non ha ed a starnazzare. Siccome hanno poco da fare, lui conclude tutto in fretta. Allora lei lo trascina in cucina per coprirsi con lui. Lui non è in realtà uno che si faccia usare, anche se è un po’ scemotto. Arrivata in cucina, la pazza infilza con violenza un pacchetto di basilico con coltello, e lo squarta mentre grida: “Errato! Errato!” Era un sacchetto preparato da Betão il giorno prima e che come d’uso si era ora chiuso come parte delle produzione della giornata. Si getta allora sull’altro basilico e fa vedere a Raimundo, che già lo sa, come si seleziona. In realtà, non c’è nulla da selezionare perché è di buona qualità. Comincia lei attaccatissima a dove sta etichettando Augusto e dove pure Athos si è messo ad etichettare le 36 confezioni di uova della giornata. Come al solito, lei ha bisogno di intralciare il lavoro altrui. Athos le sposta la sua salvia appena più in là, perché lei non continui a strusciarlo mentre lui lavora all’etichettatrice. Lei con violenza si ricolloca attaccata ad Athos strusciandolo. Lui, allora, né uno né due, sposta di colpo il tavolo, staccandolo dal piano dell’etichettatrice, e si mette lui tra il tavolo e l’etichettatrice. Lei, idiota, resta a bocca aperta e gabbata. Tutti i presenti guardano ammirati questo modo di risolvere rapidamente i problemi e di trattare con una pazza. Lei, sbagliando, fa fare confezioni basilico di pesi fantasiosi, e fa chiudere ed etichettare pure quelle non di giornata. Lo fa pure per le fragole. Scopriranno i giorni successivi tutti i pasticci che lei ha fatto ed ha fatto fare.    
Intanto, ciapetta esaltata con Ivaldo che lei vuole lavorare alle 16:00, in Ipanema od in un’altra pizzeria, ché lei è una grande pizzaiola. Lo dice sempre che vuole andarsene da lì. Più tardi, quando Ivaldo scende dalla direzione, le dice che ci sono buone possibilità. Ivaldo è un ballista e falso, per cui... Lei urla a tutti che va divenire capa di qualche piccola pizzeria. Se le trovano un paio che lavorino per lei, mentre lei non fa nulla, delira, grida, conversa al telefono, intralcia il lavoro altrui, non si presenta, oppure arriva in ritardo e se ne va via prima...  
Poi urla ad Athos se lui sappia fare gli champignos. Lui le dice di parlare con Marcelo. Lei urla ed urla che non capisce. Athos ripete e siccome lei insiste che non capisce, Athos chiede agli altri come si dica, il linguaggio da favela, “parla con Marcelo”. Tutti le dicono che le ha detto: “Parla con Marcelo.” Lei urla che lei è una grande agente segreta e che non deve chiedere niente a nessuno. Si getta allora sugli champignons. È un lavoro da pochi minuti. Li cucina senza lavarli e nella maniera rozza di Betão, senza zucchero per eliminare l’acido dei conservanti e senza sale. Appena finiti, senza neppure lasciarli raffreddare un po’, li insacchetta tutti in fretta e furia. Avranno un marcato sapore di plastica, oltre ad esse insapori come al solito, solo con quell’amaro di base che risulta da tale rozza preparazione. Del resto, anche Betão li fa in modo schifoso.
Athos la osserva divertito mentre lei ha la furia che le sprizza dappertutto. Dopopranzo, lei mette Raimundo a fare qualche lavoro nel frattempo sopraggiunto (sono arrivati grandi quantitativi di mozzarella) mentre lei urla e non fa nulla in giro per il piano terreno. Poi, entra nella cucina, ruba delle spugnette, sebbene ne abbia pure nella stanza tagli, le usa per pulircisi le scarpe nel lavello fuori e, naturalmente, le lascia fuori. Athos le vede fuori abbandonate e se ne fa dare altre da Marcelo. Il giorno dopo, od il giorno stesso, tutti vedranno le sue spugne della cucina da lei rubate e lasciate in giro come fa sempre con tutte le cose.
Intanto, Ivaldo, che era stato mandato in cucina proprio per riferire (non a caso, prima di mandarlo, sia la direttora Simone che Mauricio vengono ad informarsi se Betão non sia venuto; non potevano guardare il cartellino presenze?), va in direzione a riportare quello che ha visto. Dice che Athos è calmissimo e se ne frega delle provocazioni della pazza Janaina, e che anzi la smaschera di fronte a tutti come una psicotica furiosa. Telefonano subito agli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira che attendevano il rapporto di Ivaldo.
Quando Athos va nello spogliatoio a cambiarsi, poco dopo le 16, che trova? Le scarpe nuove di Janaina sulla sedia della stanza. Freud. Lei vorrebbe farsi montare da Athos di fica e di culo. Per cui gli lascia la sua fica ed il suo culo lì, sulla sedia, sotto forma di scarpe. Lui, alla vista di quella scarpe sulla sedia (non è proprio il luogo dove lasciarle), le getta in un anfratto dove forse lei faticherà a trovarle. Se ne va mentre lei sta urlando nella cucina interna dove il venerdì c’è il dolce. Se ne avanza per il giorno dopo, Athos se ne abbufferà col caffè. Sennò fa lo stesso. Non dà molta soddisfazione mangiarlo nella cucina personale affollata da tutti attratti dallo stesso.   
Sabato 02/03/2013. Athos non riesce a trattenere le risa tutte le volte che Janaina entri nella cucina, con passo spastico, con la sua aria da pazza in azione. L’alienata se ne va prestissimo mentre lascia Raimundo a lavorare. Anzi, dopo che lo stesso ha lavato la loro stanza, qualcuno gli aveva detto di lavare pure la cucina. Athos glielo dice che non è suo dovere, che se Janaina se ne è già andata da tempo, lui stesso, se crede, magari che lo dica a Marcelo (Germano alle 7:30 era già lì, ma nel giro di un’ora se ne era già andato a casa), se ne può andare via pure lui. Raimundo era un po’ sull’incazzato dall’andazzo. Siccome, pur quieto, non è uno che si faccia mettere i piedi in testa, saranno presto scintille con la pazza, e coi pazzi alla Betão ed alla Marcelo. 
La pazza è andata via presto perché, aveva detto ai suoi froci, doveva andare a riportare agli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira del suo grande mobbing contro Athos ma che lo stesso sembrava fregarsene e pure molto divertito. Lei dice a tutti, anche lì, a O Forno Rio:
- “Ma na ‘talia se ne fregano?! Non sono come noi che ci incazziamo?!”   
Agli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira, non si fanno trovare. Le fanno dire di non preoccuparsi e di seguire gli ordini di Mauricio, Germano e Marcelo.
Marcelo, a tavola, nella cucina interna, dice a tutti che Germano è un coglione e pure un tirchio. Tirchio perché non vuole dare cose per il pranzo dipendenti. Mangerà tutto lui... Marcelo continua il suo assalto per divenire il kapó numero uno. È che gli manca la scuola secondaria. Però ha dalla sua che arriva prestissimo, anche se poi non fa nulla, visto che alle 8 non ci sono ancora le cose da fare in cucina ed in stanza tagli, sebbene ora arrivi lì prima delle 7. Fissa a lungo lo schermo. Che non capisca quei quattro numeri?!  
Janaina, ulteriormente depressa che l’agente speciale degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira si sia fatto negare, va a cercare il suo psichiatra per farsi dare altri calmanti e sonniferi dato che sta male, non riesce a vivere tra i mille problemi che si crea da sola. Anche lì, non trova nessuno. Sono tutti via per il fine settimana.
Lunedì 04/03/2013. Brasileiri del tutto disorganizzati e che non capiscono un cazzo. Oltre al solito tentato mobbing contro Athos. 
Betão, tutto agitato, quando passa di provenienza dalla cucina interna dunque ancora in pausa mensa, dice ad Athos di mettere il pollo insacchettato nella camera frigorifera non appena ha finito. Prima non se ne preoccupava. Ora gli crescono le fissazioni. In realtà, la destinazione finale di quelle confezioni è un certo freezer ad una decina di metri, affianco all’ufficio del magazziniere. 
Athos ve ne mette una prima tranche di 20 sacchetti da un chilo verso le 13:10 e li colloca, essi stessi in una cassetta, sopra delle cassette che poi si riveleranno per una consegna a Botafogo. In due mesi, nessuno aveva mai detto ad Athos che nella stanza frigorifera ci sono sia le cose accantonate, sia, nel centro della stessa, le cose impilate per le consegne del giorno ad una, due o tre (per più non c’è spazio) filiali. Anzi tutte le volte che entrava nella camera frigorifera con cose da sistemare in essa, e vi era qualcuno, gli dicevano di mettere la cose dove capitava.  
Dopo le 14:30, appena va avanti col lavoro, verso la fine dello stesso, Athos sistema, ma il posizione laterale, in uno scaffale, altri 20 sacchetti egualmente un un cassetta. Intanto finisce di insacchettare altri 6 o 7 sacchetti.
Betão compare poco dopo, agitatissimo, che ha trovato (per collocarli nel freezer; la stanza frigorifera era solo una destinazione intermedia) 20 sacchetti ma non gli altri 20. Viene poi fuori che sono sull’auto che è sulla strada per Botafogo, o forse li ha già hanno lasciati lì.
Il solito Marcello si lancia in grida irrisorie e deliranti contro “il gringo [imperialista]”, mentre al telefono ha già assicurato (delirando) che Athos pagherà una coca-cola a loro ed a tutti. Ciò non accadrà mai.
Anche gli altri si associano ai deliri di Marcelo. Sindrome dell’identità antropologica. In realtà, è lui che tiene tutto disorganizzato e non controlla nulla. Idem i suoi compari del magazzino e consegne.
In pratica, hanno visto, sulla pila delle cassette per la filiale di Botafogo, un’ulteriore cassetta con 20 (20!; non 4, 5, 6, 7; ...20!) sacchetti da un chilo cadauno di pollo sfilacciato, gli stessi non erano etichettati (dunque chiaramente non per consegne) e non stavano in nessuna lista delle consegna a quella filiale. Anzi, non l’hanno vista. L’hanno caricata sul Fiorino con le altre, senza vederla.
Non solo. Nessuno delle consegne, quando ha caricato l’auto ed ha visto (no, non hanno visto nulla) 20 (20!) chili di pollo per una sola filiale, e pure senza targhette, etichette, ha avuto alcun sospetto né ha controllato se fossero davvero sulla lista delle cose da consegnare.
Nessuno controlla nulla. Nessuno vede nulla.
Disorganizzazione totale! È manodopera senza il minimo raziocinio, dunque che non si pone nessun problema di fronte a ben 20 chili di pollo, senza le debite targhette sulle confezioni e senza averli sulla lista della consegna! ...Se mai hanno una lista! Prendono quel che trovano e caricano senza controllare.
La distruzione del pensiero logico e critico, operata dai militari compradori, su ordine anglo-americano, la pagano ogni giorno. Il sottosviluppo cronico è fatto di queste piccole cose. Il sottosviluppo cronico è sottosviluppo organizzativo.
Janaina arriva tardi, giusto per il pranzo, quando Raimundo ha già fatto tutto. Doveva andare dalla psichiatra. Ha il viso tirato ed affranto. Lo ha sempre lungo, sfatto ed inespressivo. Ma ora è peggio. Poi, quando l’effetto dei sedativi svanisce, ritorna sul delirante solito. Intanto, Raimundo ha pulito le cipolle senza fare storie. È il loro lavoro, dato che le devono poi affettare ed impacchettare loro. Lei non era lì a montargli la testa che le cipolle loro non devono pulirle. Poi, quando Janaina gira per la cucina, Athos mostra a Betão un sacchetto di basilico da lui, Betão, appena selezionato dicendogli che quello che la pazza aveva squartato venerdì urlando “Errato! Errato!” era migliore di quello da lui, Betão, ora selezionato. Lei, che è solo una ignorante, idiota e pazza, montata per tentare il mobbing contro Athos, fa finta di nulla. Betão pure. Poi, tanto per fare danni, Janaina prende una cassa con una dozzina di cipolle avanzate a Raimundo e le colloca fuori ben al sole. Restano lì per ore ed ore senza che Germano e Marcelo, sempre aggressivi quando lavora Athos, le dicano nulla. Sindrome dell’identità antropologica. Tra pazzi si coprono.
Marcelo dice a Betão che la mattina alle 7 ha incontrato un topo in cucina. Oh, sai che notizia! ...Dopo un giorno di festa... In realtà, non ci sono tracce di escrementi né altre, per cui... Betão è tutto agitato e chiama quello della manutenzione per chiudere proprio gli anfratti da cui non può essere passato o da cui ripasserà comunque, visto che in effetti la grata della finestra esterna conserva uno spazio sufficiente e quella dello scarico acqua ha gli stessi buchi di prima pur ora fissata con viti. Betão è poi ossessionato dai fori di ventilazione. Che si immagini un topo equilibrista od assaltatore?! A fine giornata, uno, quello con la ventola, lo chiude spostando il frigo. Così il giorno dopo di deve rispostare il frigo per riaprire l’infisso. In realtà, un topo entra senza problemi dalla porta dato che resta sempre una fessura abbastanza larga. Non appena un pazzo, ora (di nuovo) Marcelo, si è bevuto il cervello, tutti gli altri pazzi gli vanno subito dietro. Sindrome dell’identità antropologica.
Martedì 05/03/2013. Nuovo delirio.
Come procedura usuale, Betão prepara le confezioni del basilico aperte, per esempio a decine il venerdì, pure altri giorni, e poi si usano senza ulteriori selezioni del prodotto per una settimana. Si chiudono e si etichettano, e sono pronte per la consegna. Proprio il giorno prima, aveva selezionato del basilico ormai semi-marcio e, dunque, preparato confezioni con evidenti foglie scure e deteriorate in grande quantità, che erano state mandate alle pizzerie. Nessuno aveva detto niente perché lo aveva fatto lui.
Martedì, Betão ritarda perché sta male e va sempre all’ospedale a farsi visitare e dare medicine che lo fanno stare peggio. Athos segua la stessa procedura standard di Betão. Scandalo! Gli dicono che lui è responsabile. Ecco se è lui responsabile, lui squarta tutte le confezioni già pronte e svuota quelle preparate, in attesa per i giorni successivi. Siccome tutte le foglie hanno macchie, piccole o meno, nere per cui i pizzaioli poi le scarterebbero od utilizzerebbero proprio di malavoglia se in assenza di basilico buono, Athos getta tutto nell’immondizia. Non c’è basilico da salvare.
Poi il genio Marcelo, che ha tentato di montare l’ennesima tragedia, va a comprare del basilico di cattiva in qualità insufficiente per le sei confezioni richieste per il giorno. Basta per tre. Che organizzazione!
Athos spiega, di certo non ha capito, a Germano, il capo ufficiale delle consegne, acquisti (deve essere in ferie Felipe) e connessi, che la rúcula [una verdura saporita usata per ricoprire la pizza dei clienti ordinino la pizza alla rúcula] lì si selezioni e riselezioni tutti i giorni (anche in questo caso con sprechi enormi perché si deteriora da un giorno all’altro), mentre il basilico si fa a quel modo e che, acquistato una volta la settimana, è ottimo il primo giorno ma poi si deteriora rapidamente. Tra l’altro, Athos questo non lo dice a Germano, viene conservato, nella camera frigorifera, in maniera orrenda, o troppo pressato od, a volte, perfino in casse di plastica forate, coperto sopra ma non lateralmente, per cui appassisce e marcisce piuttosto rapidamente. Tutti si attengono alla forma, che si immaginano, ma non hanno alcuna idea di come si conservino gli alimenti. Né si sognano di documentarsi.
        
Solito condimento di Marcelo che urla da ossesso e che manda Janaina a cucinare, questa volta del ragù, in modo orrendo. Germano poi chiama Athos per dirgli che lui deve guardare Janaina per vedere come si faccia. Lui guarda, mentre fa altre cose. Cosa guarda? Un po’ di carne tritata, prima di fatto lessata e cui poi vengono aggiunti pelati, senza zucchero contro l’acido dello scatolame e senza neppure un pizzico di sale! Arrogante, lei urla ad Athos di aprirgli una scatola grossa di pelati. Lui le risponde quieto se lei non lo sappia fare od abbia altri problemi. Lei riurla. Lui le richiede che problemi abbia ad aprirsela. Alla fine, lei se la apre da sola. 
Ah, Betão arriva, quando il contenzioso sul basilico è in corso, poco prima di mezzogiorno. “Ferma tutto”, urla Marcelo. Ennò, il basilico era tutto rovinato, Athos lo aveva appena gettato nell’immondizia e vi resta tutto. La cucina schizofrenica alla Marcelo e Germano proprio non funziona. Il luogo per certi tizi è il manicomio. Il primo a finirci dovrebbe essere il proprietario che, essendo evidentemente pazzo, non può non circondarsi di pazzi. 
Mercoledì 06/03/2013. Altra tragedia montata da Marcelo e che gli esplode in bocca.
Athos vede che nella richiesta del giorno vi sono gli champignons. Si getta su di essi in via prioritaria mentre Marcelo, poi pure Germano, gli dice di aspettare Betão, che di nuovo passa in ospedale a farsi imbottire di medicine, questa volta contro il mal di testa. Athos li fa a modo suo e sono ottimi. È il primo giorno che si fanno col coloral che è una spezia rossa che dà colore oltre, forse, ad un po’ di sapore. Athos si ricorda di che intensità di colore li fecero quando venne fatto (da Betão ed Ivaldo) il primo ed ultimo esperimento poi sottoposto alla direzione che approvò. Per cui lo aggiunge. Poi, Betão arriva. Dice che è gustoso. Capisce che ci sono altre cose, differenti, lui non usa, ma non capisce cosa. Come già la volta precedente, chiede ad Athos che abbia usato. Athos elenca le cose standard ufficiali della ricetta ufficiale. Sebbene siano già ottimi ed Athos abbia usato un po’ più di ‘dado’, di polvere di gallina, di quello contemplata dalla ricetta, Betão ne aggiunge un altro paio di etti per quei 12 chili di champignons. Lo fa solo per l’arroganza di correggere quello non necessita di essere corretto perché già ottimo. Anzi rischia di rovinare tutto facendolo troppo salato. 
Marcelo è depresso nero che la sua tragedia montata si sia del tutto sgonfiata. La mattina era arrivato alle 6:30 (il suo orario è ora alle 7:00). Aveva rotto albanelle di vetro vuote riposte contro il muro investendole con un trailer metallico a due ruote per trasportare materiali. Continua a stramaledire tutto il giorno Germano, che lui vorrebbe rimpiazzare dato che si giudica il migliore di tutti perché arriva la mattina presto e lavora più ore degli altri. È solo disorganizzato come tutti ed in più è fesso, sennò cercherebbe di farsi le sue 44 ore settimanali e non di più che probabilmente non gli pagano neppure. In fondo, devono solo vedere le richieste al computer e predisporre le cose poi inviate alle filiali. Continua a portare dentro e fuori chili e chili di cartone per scatole-pizze perché non lo sanno contare dal magazzinetto alla vettura ma lo devono contare in prossimità del computer, all’interno dell’edificio! 
Quando Athos esce, alle 16:20, Betão sta parlando ormai da una mezz’ora con Patricia inviata in missione a farlo chiacchierare. Lui si arrapa appena solo la pensa. Ovviamente lei parla e lo fa parlare di cazzate aspettando che Athos se ne vada. Mentre Betão parla con Patricia, Janaina, che è stravaccata nello spogliatoio, è evidentemente gelosa-invidiosa (la solita fobico-distruttiva!) per cui lo chiama maleducata e rozza tanto che lui le deve rispondere se lei non lo veda che lui sta parlando. Eccome, se lo vede! Sono a due metri da lei e senza ostacoli visivi. Chissà se poi Patricia riporterà pure di Janaina stravaccata nello spogliatoio in orario di lavoro e che pure cerca di interferire rozza e maleducata con lei che parla con Betão.
Venerdì, 08/03/2013. Solito teatro per lo stipendio. Fatima è troppo occupata a fare nulla. Athos deve aspettare un’ora oltre l’orario di lavoro. Non che ci siano grandi calcoli da fare. È lo stipendio mensile concordato, né più ne meno. Solo che lo hanno ridotto come da ordini degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira. Infatti vi è la solita decurtazione del 6% di rimborso all’azienda del rimborso trasporto. Perché ti pagano il bus come da legge brasileira ma dicono che tu devi dare loro il 6% del tuo salario ...perché loro ti paghino il bus! In pratica, ti pagano il bus, come da legge, ma poi ti prendono il 6% del salario per rifarsi di ciò. È la prima azienda che faccia ciò. Le altre davano il rimborso bus più o meno senza storie. Magari truffavano in altri modi e con altre scuse.
Marcelo, ignorante che non capisce un cazzo, ma che ha l’indole dell’imbroglione brasileiro, dice che agli irregolari (“non registrati”, li chiama lui) decurtano il 6%. Delira come al solito. È nel suo DNA di scemotto arrogante.
In realtà, sta in qualche legge che possono trattenersi fino al 6% e pagarti la differenza, come rimborso bus. È che nessuno lo fa. Dalla stessa faccia imbarazzata della contabile, quando Athos le chiese, non sembrava lo facessero neppure lì ad altri. Mauricio disse poi ad Athos, che gli chiese, che lo fanno per legge a tutti. O nessuno lo sa, neppure la contabile... Booh! Solito regime speciale per Athos, come da ordini degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira!
Gli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira stanno censurando l’internet di Athos ormai da varie settimane tramite il solito Faustino e figli. La sconnettono. Liberio, che abita di fronte ad Athos, è disperato. Athos glielo dice che è per lui, lui Athos, ma Liberio non capisce un cazzo, come tutti i brasileiri fissati da lavaggio del cervello dalla nascita col loro patriottismo da delinquenti e malati di mente. Lunedì 11/03/2013, Liberio dice tutto montato ad Athos che ha parlato chiaro (“o internet, o me ne vado da un’altra parte”) con Faustino che gli ha risposto che deve solo cambiare il router ed aggiusta tutto in poche ore. Infatti il giorno stesso compare internet, ma solo per un paio di ore. Athos scrive e subito viene dunque risconnessa. Athos glielo aveva detto a Liberio che erano solo balle e che Faustino agiva su ordine degli  Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira. I giorni successivi, compaiono, al secondo e terzo piano, prima un apparente cavo internet ma senza la spina, poi, un altro giorno, una presa della corrente. Liberio dice che quelli sono per il wireless. Athos glielo dice che è solo sceneggiata, che Faustino obbedisce agli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira che devono censurargli internet su ordine CIA-CC. Liberio è in depressione sempre più nera. Si droga di calmanti e sonniferi.   
In realtà, Athos non lo dice a Liberio che tanto non capirebbe, gli  Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira hanno garantito a Faustino che è questione di ore e loro hanno informazioni sicurissime dai loro psico-specialisti che è certissimo che, senza internet, Athos gli sfascia l’ostello come rappresaglia, per cui poi Faustino può sia mandare via Athos dall’ostello che presentare una denuncia che loro usano per mandarlo via dal Brasile, od almeno ci provano. ...Sono sicurissimi... Il solito! Sono tutti mobilitati, con servizi di sorveglianza in tutto l’ostello, ormai da settimane, pronti a cogliere Athos sul fatto. Non succede nulla. 
Mercoledì 20/03/2013, Athos pubblica su siti sia brasiliani, che italici, che internazionali:
******************
BRAZILIAN-STYLE CENSORSHIP
part of a worldwide State/government-organized stalking
of the Italian Carabinieri Secret Police
(with Italian Presidency of the Republic, formal government and Parliament [CoPaSiR] authorization & cover)
Brazilian-style censorship
[in practice, now, more than one month (February-March 2013) of internet censorship]
@ ...I write...
@ The CarabinieriSecretPolice-CIA calls the Brazilian government (Dilma-Lula lefts’ Presidency/government and the military real government).
@ The Brazilian Presidency/government [and the military real government] calls the Death Squads [the Secret Police Department] of the Brazilian Federal Police.
@ The Death Squads of the Federal Police order Mr. Faustino Ribeiro Fernandez [ http://www.hospedagemledo.com.br ] to cut “my” [and other people; 3-4, here] internet.
“...He invents (and ‘sells’ to his fellow Brazilians) imaginary “technical problems”... More than one month of “technical problems”!!!
“...It is not the first time!
“ [[Routers and modems are indestructible. Anyway, they can be replaced in 5 minutes, even from a Brazilian illiterate. No, it is not that! The Secret Police orders him...]]
“Please, lawsuit me for slander if it not true!
“Do you want to go on with this show?
And I’ll go on telling it!
BRAZILIAN-STYLE CENSORSHIP
part of a worldwide State/government-organized stalking
of the Italian Carabinieri Secret Police
(with Italian Presidency of the Republic, formal government and Parliament [CoPaSiR] authorization & cover)
“Quando uno stupido fa qualcosa di cui si vergogna,
dice sempre che è suo dovere.”
(George Bernard Shaw)
...Idem maniaci e delinquenti, soprattutto se di Stato.”
******************
Giovedì 21/03, gli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira informano Faustino che è di nuovo famoso, e gli dicono di stare tranquillo, ché è questione di poche ore e Athos gli sfascia l’ostello, per cui lo prendono ed è tutto risolto, e può ricollegare internet per i clienti (i pochi che la usano, almeno un po’, per cazzate). ‘Loro’ sono sicuri. Sono sempre sicuri, sicurissimi. Ma non succede nulla. In realtà, Faustino e famiglia hanno già avuto e stanno avendo vari ingenti danni, altrove, da fonte non nota, mentre all’ostello è tutto in apparenza tranquillo, tranquillissimo, a parte questi psicopatici e delinquenti ora con internet ben attiva ma con collegamento disattivato (per cui è visibile ma non vi si può collegare), e con quel filo penzolante per conclamati ‘routers’ nuovi’, “già comprati”, ma che non vengono installati. CENSURA ALLA BRASILIANA! Più continuano in questa storia, più si sputtanano mondialmente.
Lunedì 25/03, come tutti i lunedì, Faustino va a rapporto diretto e personale con l’agente speciale degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira. Gli altri giorni si telefonano. Costui lo informa di nuovo, ora personalmente, che è sputtanato in Brasile ed all’estero dal messaggio in inglese sopra riportato. Faustino, che non ci sta colla testa, ancora più in stato confusionale dopo il colloquio, dice in giro che il tecnico che doveva venire ha rinunciato per cui deve ora cercarne un altro, ...per quei fili internet e quelle spine elettriche al secondo e terzo piano! In realtà, l’internet di sempre funziona perfettamente. È solo che lui ha cambiato la password, per cui i parametri delle connessioni dei quella cinquina di clienti dell’ostello sono ora differenti e la connessione non è dunque più possibile. ...Athos lo ha detto a tutti, anche se i brasileiri sono troppo idioti per comprendere tale banalissima verità. Ora Faustino ha montato tutta la sceneggiata dei fili e del wireless nuovo solo per salvare la faccia. Perché l’idiota pensava di avere una faccia, una faccia di merda e che tutti sanno di essere di merda. Ogni giorno che tenta di salvare la faccia tutti vedono che ha solo un pezzo di merda come faccia. Di ritorno dal colloquio con l’agente speciale degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira, Faustino ha subito detto disperato a Oliveira ed a Leda che Athos lo ha sputtanato in Brasile ed all’estero per questa fandonia del wireless, in realtà una censura di Stato e di Stati, le solite persecuzioni contro Athos cui lui si è nuovamente prestato. Oliveira è nero. Leda pure. Leda ha passato il lunedì a controllare i gabinetti tutte le volte che Athos andava a pisciare, ed a camminare per in corridoio per guardonare quando Athos aveva la porta aperta. Guardonare che?! Athos tranquillo col suo computer...
Giovedì 28/03, Faustino Ribeiro Fernandez riconnette internet, la solita di sempre, raccontando ai coglioni gli credono che ha sostituito il router. ...Dopo un mese e mezzo?! Una grande e difficile operazione!!! Balle da brasileiro scemo! Ha solo ripristinato la vecchia password od altri parametri del wireless. Domenica 31/03 mattina, gli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira gli telefonano allarmati di risconnetterla, cosa che lui fa subito, alle 9:30. Rialtera i parametri sì che il wireless resti ben visibile ma la connessione sia impossibile.
Martedì 19/03/2013, Janaina cominciò a lavorare in una pizzeria delle rete di O Forno Rio. O così dice. In realtà, siccome non faceva nulla e bisticciava con tutti, la usano tra pizzerie e il settore eventi/ricorrenze/feste (dove lavorano soprattutto festivi e prefestivi, per cui, con meno ore, si rimedia lo stesso salario di prima o magari pure di più). Dopo due giorni, giovedì 21/03, era di nuovo lì ad intrallazzare coi due suoi froci Betão e Bibendum. Ah, Bibendum lo hanno riassunto per quattro giorni la settimana, dal mercoledì al sabato. Poi, uscito di lì, lavora in una pizzeria, sembrerebbe non della rete, fino all’una di notte. La pizzeria è ora il suo primo lavoro. Lì, il secondo, ora. Pazzie. Infatti la mattina arriva stanco e si stravacca a dormire in qualche anfratto. Pazzo sia lui che chi lo ha assunto a quel modo e non per un paio d’ore al giorno, fosse mai stato occasionalmente necessario. Ha già un pancione più che trasbordante, nonostante la giovane età, sintomo di gravi squilibri fisici e psicologici. Come fa ora a reggere lo stress di, in pratica, tre giornate e mezzo (il sabato si riduce, di fatto, a mezza giornata) lavorative supplementari anche se, in parte, è solo presenza? A volte, chiaramente, non ha nulla da fare e neppure riesce a mascherarlo. Lo hanno riassunto per coprire che Janaina non faceva un cazzo e che, anche senza di lei, Raimundo da solo poteva fare tutto e perfino di più. Proprietari e direzione non hanno chiaramente alcuna idea delle necessità di personale, né sanno organizzare nulla, per cui qualunque cretinotto li può infinocchiare a piacere. Anche venerdì 22/03 ricompare Janaina ma senza salutare i suoi due froci né altri. Va direttamente negli uffici. Avrà denunciato, il giorno prima, tutta la pizzeria dove ora lavora di violentarla e di farla lavorare, anziché nominarla dirigente della pizzeria e lavorare tutti per lei a far nulla... Visto la tipa... Come tutte le volte che direzione e proprietà sono agitati, stanno convocando decine di candidati all’assunzione. Licenziano non per ragioni di lavoro ma solo per coprire gli imbecilli di cui si circondano e a cui danno potere. Per cui, licenziano in continuazione chi sa magari almeno un po’ lavorare ma fa ombra ai loro picciotti.
Betão sempre più maniacale ed isterico. Come sempre, non cucina ma amalgama gli ingredienti per esempio nel caso di champignons e gamberetti. Già le cose che in qualche modo è obbligato a cucinare, lo sono in modo penoso. Perfino il pollo, che è obbligato a cucinare, si ingegna a farlo nel modo peggiore possibile aggiungendo all’ultimo momento, per cui non si amalgamano bene, sia la polvere di pollo (il dado in polvere) che il coloral. Poveri clienti! Non usa sale per non sporcare le pentole. Si è perfino creato la fissazione che le spezie facessero deteriorare gli alimenti (ignoranza nera!), per cui comincia a non usarle più. Usa l’aceto non per cucinare ma per gettarlo quando bolle (cioè non bolle dato che non usa coperchi per non sporcare i fornelli, ed il gas è insufficiente relativamente alle pentole troppo grandi) le uova col sale per far sì che il sale non lasci un po’ di scuro nelle pentole. Non usa i coperchi per nulla, per non sporcare i fornelli, dice, e chissà per che altra paranoia. Per cui Athos fa le uova sode in una mezz’ora, lui in tre ore. Martedì 19/03 o mercoledì 20/03 pulisce i fornelli col coltello e poi, con un pennellino, li spalma di olio di semi. ...Olio di semi! Colano olio per giorni. L’olio per ingranaggi protegge, non l’olio per cucinare! Ignoranza nera. E così via su tutto. Ah, gli hanno ora detto che le melanzane vanno messe sotto sale per renderle meno amare (lui non lo sapeva!), per cui ora le immerge in acqua e sale. Le immerge in acqua salata! Non deve avere capito che l’acqua si usa dopo per rimuovere il sale! Mancano di qualunque base culturale generale, per cui non capiscono quello viene loro detto. Non sanno quello che in tutto il mondo si sa e fanno tutto alla cazzo. Basterebbe consultare internet per vedere come si mettano sotto sale le melanzane per privarle di un po’ di amaro, se non ne hanno la più pallida idea. Ma essendo tutti analfabeti, nessuno sa procurarsi informazioni. Ah, no, è uno standard brasileiro. In Brasile, unico paese al modo, usano acqua salata per ‘spurgare’ le melanzane. Ignoranza nera brasileira! Non uno che inserisca il cervello e capisca che, con acqua, è come buttare via il sale, visto che l’effetto si riduce ad un 1%.  
Marcello si crede Napoleone. Delira sempre e su tutto, e si comporta come fosse il direttore generale. Germano dice che Marcello non conta un cazzo, ma nessuno lo dice allo stesso.
Giorni che non c’è nulla da fare e giorni che caricano di tutto. Non sono capaci di programmare nulla. Fanno tutto nel numero esatto ordinato dalle filiali, per cui se poi occorre loro di più... Ah, no, fanno di più le cose che si deteriorano come fragole, basilico e rúcula per cui ne comprano grandi quantità che finiscono rapidamente nell’immondizia, a volte già il primo giorno se non sanno quel che comprano o se qualcuno ci mangia (prende bustarelle dai fornitori) per cui si fa rifilare rifiuti.
Controllano i conti formali, ma nessuno controlla il prodotto, i prodotti intermedi, le procedure, né le procedure organizzative. Tutto è disorganizzato. Non sanno bene quale sia il vero prodotto finito forniscono. Sì, sono pizze, a parte talune altre cose (qualche cosa da ristorante classico [per esempio, 160 gr. di pasta, con 100 gr. di prosciutto cotto e 100 gr. di pseudo mozzarella, null’altro!, che chiamano ‘lasagne’] più ‘eventi’). Nessuno ha il controllo di quello vi finisca dentro quando si tratti di cose cucinate lì alla sede centrale o di ortaggi (che transitano dalla sede centrale solo per deteriorarsi ed aumentare i costi visto che c’è chi li compra, chi controlla chi li compra, chi li insacchetta anche quando sarebbero migliori le confezioni originarie, chi li conserva in frigo etc). Tutto viene dato per scontato. Ma chi dovrebbe essere al comando non sembra avere il controllo di nulla. Giovedì 21/03, Athos preparò degli champignons eccellenti (solo un kg. 4.5). Venerdì 22/03, Betão né mescolò una trentina di chili con gli ingredienti, senza realmente cucinarli (con la pentola aperta, senza coperchio, e ‘cucinati’ solo per alcuni minuti!) e finirono insacchettati. Ah, sì, li mise proforma sul fuoco per qualche manciata di minuti dove al massimo si scaldarono appena quelli che erano nella parte bassa, bassissima, della pentola. Quando Athos li insacchettò, nella parte bassa vi erano delle croste come di dado in polvere non dissoltosi e non amalgamatosi col prodotto. Troppi chili fino al bordo di pentoloni fino a 40-50 litri (Betão sceglie sempre il pentolone più piccolo, relativamente a quel che deve fare, sì che tutto strabordi) rendono difficile anche solo mescolare il tutto. Ma intanto il brasileiro mangia tutto. Più è schifoso, più è felice. Non sarebbe allora più semplice far comprare direttamente alle filiali gli champignons, con l’acqua/conservante di protezione, e gettarli sulla pizza a quel modo magari spolverandoli con qualche polvere per il sapore? Troppo semplice. Hanno bisogno di un Betão maniaco ed ignorante per fingere di cucinarli. E di tutta la costosissima struttura conservazione e trasporto, e per giustificare una quindicina di impiegati amministrativi della sede centrale che fingono di lavorare a controllare tutto ciò, l’organizzazione dello sperpero!  
Venerdì 22/03, comparve una macchina splendida per supermercati ma del tutto inutile in quel contesto, che trasformava sacchetti di cento grammi di broccoli in confezioni sottovuoto. Fortuna che si ruppe, dissero, prima che si cominciasse ad usarla. Impiegava un 30 secondi a sacchetto. Comodo per Athos che avrebbe dovuto usarla, dato che era nella stanza tagli, che è refrigerata. Ma del tutto inutile per fornire porzioni di cento grammi di broccoli alle pizzerie. Forse utile per la conservazione del pollo in filini sebbene, quando il pollo finisca avariato, è perché vi sono errori nella catena della conservazione. Ah, lì vi sono delle procedure stabilite da qualcuno per la conservazione. Ma poi nessuno ne capisce nulla, nessuno controlla nulla e tutto va avanti, o non va, a seconda degli umori dell’uno o dell’altro, dove isterie, incompetenze e miserie per giochi di ‘potere’ si combinano letali. Betão non usa le pentole per non sporcarle. Ve ne sono due grandi che Betão dice essere sue personali, ma dato che è un ballista (anche lo spogliatoio disse che era suo personale ma poi non era vero)... Quando Athos disse alla proprietaria o ‘proprietaria’ (Alda, la sorella del proprietario) che Betão diceva che i due pentoloni erano suoi personali, lei ridacchiò. Marcelo pomposo diceva che non poteva dare nulla della cucina perché serviva per la produzione: se non altro lui, megalomane, la buttò sul professionale. Di fatto, a volte, uno o tutti e due i pentoloni spariscono (per qualche ‘evento’) e poi ritornano. Appunto, Betão delira, sta male, sempre e su tutto. Dice a Marcelo, che megalomane chiede sempre aiuti (“fammi questo, fammi quello”), che sì Athos può fare un certo lavoro, poi quando Athos va a farlo si lamenta con Germano che Athos è andato a fare quel certo lavoro gli era stato detto di fare. E si lamenta pure con Mauricio di passaggio che subito fugge dato che capisce che sono tutti pazzi e che non c’è proprio nulla da ridire ad Athos. Non ci stanno colla testa, né con nulla. Betão è ancor più arteriosclerotico della media perché dice ad Athos di fare una cosa, quando lui comincia a farla gli dice di farne un’altra, e subito un’altra ancora. Urla con tutti, ora anche con Raimundo che ingoia infelice. Disordine istituzionale. Disordine personale. Disordine mentale.
Giovedì, 28/03/2013. Un vecchio pazzo e due giovani pazzi. Betão, e Germano e Marcelo. Betão è agitatissimo. Getta per aria i coperchi delle pentole perché non tollera che l’acqua bolla. Prima aveva detto ad Athos che due pentoloni erano suoi personali e di non usarli. Ora urla che si devono usare perché le altre pentole gli servono per cucinare altre cose. Non tollera che Athos usi i guanti tipo chirurgico mentre lui tocca tutto con le mani sudice e non si protegge quando maneggia carni variamente sanguinolente. Urla che Athos non può lavorare coi guanti protettivi perché si rovina il cibo. Germano e Marcelo hanno accusato Betão che cibi avariati erano colpa sua e lui che non capisce un cazzo se la è bevuta. In realtà, le cose si avariano perché lui non le cucina (champignons e gamberetti li fa crudi, in pratica, solo mescolandoli con gli ingredienti per cui acquistano colore e un po’ di sapore e sembrano cucinati), e non usa sale, aceto e olio che sono ottimi conservanti. Non lava il pollo dal sangue perché per lui il sangue è poi sugo. Athos glielo ha detto che la cucina kosher, senza sangue, è prelibata ma lui, dalla sua ignoranza nera, prende tutto come un’offesa alla sua arroganza dell’ignoranza. Marcelo, furioso che Athos lo mandi affanculo tutte le volte che lui se ne esca col suo eloquio da frocio o coi suoi problemini da demente che vorrebbe fare sfoggio di una ‘cultura’ numerica da seconda elementare, non ne tollera più la presenza. Se ne sta bene solo coi suoi ignoranti brasileiri per lui rassicuranti. Betão urla che Athos non può lavorare coi guanti protettivi perché gli rovina i cibi. Marcelo urla che Athos è licenziato. Gli ‘ordina’ di andarsi a cambiare e di andarsene via. Cerca di spintonarlo in portineria. Marcelo, che non capisce un cazzo, ed è stato montato dagli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira e dal proprietario, è convinto che se licenziano Athos lo stesso sia obbligato ad andare via dal Brasile. La stessa convinzione la avevano Betão, Janaina, Adalberto etc. Ignoranti neri, montati da altri, ma che restano cretinotti che non sanno le cose né posso informarsi di questioni legali dato la loro ignoranza nera. Marcelo, che si crede furbissimo, è convinto di poter licenziare, e pure in tronco, Athos. Delira come sempre. Lì, poi, che sono organizzati come un ministero e con frotte di impiegati... Athos va allora da Germano che è il kapó ufficiale. Alla fine, dopo discorsi ed urla senza senso di Betão (che si dice pure offeso che Athos mangi non con lui ma in altro orario, pur durante l’intervallo) e Marcelo, Germano dice ad Athos che può restare a lavorare lì ma che deve assolutamente mangiare ad inizio intervallo e solo poi fare il resto dell’intervallo. In pratica, alle 12:30 di quel giorno, in cucina dipendenti, sono in 7 quando il tavolo è al massimo per cinque. Athos mangia in piedi una grande quantità di cose e rapidissimo, mentre Betão, pancione e con difficoltà motorie, si fa fare spazio comprimendo gli altri. Poi, Athos se ne va a leggere come sempre. Risultato, per Betão, è che ora non ha la sedia per sedersi durante l’intervallo visto che la occupa Athos per tutta l’ora di intervallo. Che grande successo dei suoi deliri! Athos, la sera, scrive a Fatima che gli hanno detto che lo licenziano se non mangia con Betão, cosa che a lui sembra una pazzia dato che una cosa è imporre l’ora di intervallo ma imporre un orario preciso per il pasto, durante l’intervallo, è chiaramente una demenza. Il problema è sollevato. Decideranno quel che vogliono. Fatima, sciatta e codarda, non risponderà mai. Lei è lì per coprire i folli e ladroni, non per altro. Betão va continuamente a chiedere ad Adalberto se Athos gli abbia detto cose su di lui e cosa. Idem Marcelo. Athos li ridicolizza. Sono troppo idioti per capirlo. 
Venerdì, 29/03/2013, Marcelo è nero per la parte che si è fatto il giorno prima, mentre Betão continua a stare male. Non getta lontano i coperchi (messi da Athos) di alcune centinaia di uova, due pentoloni, dato che ha fretta di andarsene a casa essendo Pasqua, ma è egualmente sul demente folle. Appena l’acqua dei pentoloni accenna a bollire, rimuove frettolosamente i coperchi e corre a lavarli, col risultato che l’acqua smette di bollire. Lui soffre a vedere l’acqua bollire ed i fornelli e coperchi che si ‘sporcano’. Sta male. Va fuori di testa. Per lui, è tutto così. Ogni cosa elementare si trasforma in lui, per lui, in un trauma psicologico. Coloro che gli danno corda nelle sue demenze è perché sono pazzi come lui. In cucina dipendenti, per il caffè, Betão e Marcelo (che sta filandoselo contro Athos) stanno iniziando discussioni ‘filosofiche’ su che sia la Pasqua. Demenze da ignoranti. Augusto è seduto che sta mangiando. Athos, che era andato su (la cucina dipendenti è in alto) per portare delle uova rotte, si indirizza un momento, mentre se ne sta andando, ad Augusto che mangia e gli dice rapidamente che la Pasqua/Pesach è la festa giudaica della fuga dalla schiavitù Egitto. I due scemi Marcelo e Betão, che non dubitino Athos abbia ragione, dato che loro non hanno idea che la Pasqua possa mai essere, urlettano annoiati e di nuovo smerdati, umiliati, da un po’ di conoscenza ‘gringa’.
Sabato 11 maggio 2013, verso sera, incendio nell’area magazzino di O Forno Rio. La presa della corrente di un freezer si surriscalda e si incendia. L’incendio si propaga. Sebbene non vi sia molto materiale infiammabile, ne escono danneggiati alcuni freezer e la camera frigorifera che non è in mattoni, oltre che annerito tutto l’interno dell’edificio, fino, in parte, agli uffici che sono al primo ed ultimo piano. L’edificio si compone del solo piano terreno e del primo piano.  
Rogerio, il responsabile della manutenzione, è un quarantenne con pancia deforme e dall’aria maniacale e rozza. Fraseggia da pervertito mentre si aggira per l’edificio e cazzeggiare con tutti quelli incontra. Ma non sa fare un cazzo e non ha voglia di fare un cazzo, per cui non si è mai preoccupato di controllare la struttura elettrica di alimentazione dei freezer e frigoriferi che ovviamente assorbe molta elettricità e che dunque dovrebbe essere controllata per verificare se vi siano problemi di sicurezza. In condizioni minime di sicurezza, non è affatto detto che una presa od un filo che si brucino danneggino altre cose prossime o meno. 
L’incendio di materiale elettrico, seppur non devastante, si mangia decina di migliaia di reais di materiali (freezer, frigo, fili etc) che devono essere sostituiti e riparati. Un proprietario coglione e dei dirigenti altrettanto inetti, che non sanno fare nulla e non si preoccupano di nulla, che selezionano responsabili al loro livello, si dilettano a sprecare soldi per la disorganizzazione di tutti i giorni e, quando si verificano tali incidenti, sprecano senza senso altri soldi per disorganizzare pure l’emergenza.
Sabato sera, Augusto, che evidentemente transita nell’area od è stato allertato, vede i vigili del fuoco chiamati da qualcuno del vicinato che ha visto il fumo uscire dall’edificio e telefona a Marcelo che, con Germano in partenza, sta facendo il kapó del magazzino e consegne. Così, con un tale imbecille e maniaco furioso, alle perdite per l’incendio se ne aggiungono ulteriori.
Il proprietario Otacilio non ci capisce nulla. La direttora Simone ancora meno. Fatima, la direttora del personale che non sa farla, e che essendo inetta come direttora del personale mette il naso pure nel resto dando così anche il suo contributo mefitico alla disorganizzazione ed agli sperperi dell’azienda, non manca di ocheggiare pure in questa occasione. Marcelo non sa fare nulla e sguazza nella disorganizzazione perché col telefono in mano, a coordinare il caos cui lui stesso contribuisce, ed a dare ordini pur sconnessi (di meglio non sa fare), si sente un grande dirigente, un comandante, e, megalomane, pure centro rilevante e principale di interesse e dell’azienda.
Tutti costoro ovviamente concordano per disorganizzare ulteriormente il tutto, e buttar via altri soldi ed energie. La domenica, comprano d’urgenza un doppio freezer, come quelli dei gelati. Starebbe tranquillamente nella sede centrale, dove è scoppiato l’incendio. V’è spazio in abbondanza. Basterebbe vederlo, lo spazio, nonostante il disordine creato dai vigili del fuoco, o altri al seguito, che hanno portato all’esterno un po’ tutto, ma non nelle due aree cucina, la cucina vera e propria e la stanza tagli, né nelle aree prossime all’uscita.
Marcello si sente importante a creare disorganizzazione e poi a troneggiare su essa col telefono per coordinare i pasticci da lui stesso creati o cui lui stesso contribuisce. Sebbene il freezer potrebbe essere facilmente collocato in aree neppure toccate dall’incendio o nelle stesse aree annerite, ma la struttura dell’edificio è intatta, lancia l’idea più idiota cui tutti immediatamente si associano: usare la pizzeria di Grajaú, dove v'è spazio in abbondanza, per collocare quel freezer doppio (tipo gelati per cui nulla di eccessivamente ingombrante, infatti starebbe tranquillamente nella sede centrale) e spostare là pure la stanza tagli, che in realtà è del tutto intatta. Per cui proprio non si capisce che ci faccia a Grajaú, demenze loro a parte.
I pazzi e gli imbecilli hanno un grande seguito a O Forno Rio. Più sono tali, più restano lì ed acquistano potere. O si creano ottime referenze per altri posti simili. Le pizze devono produrre profitti enormi se permettono di pagare strutture da ministero sbagasciato, e con coglioni e ladroni.
Gli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira, non appena vengono informati dell’incendio, vanno a parlare con Otacilio, il proprietario dicendogli, con l’aria mafiosa che contraddistingue l’agente speciale si occupa di quelle cose, che è tutto successo perché lui non ha ancora costretto a licenziarsi o licenziato Athos, dunque lasciando nello stesso il dubbio che l’incendio sia stato causato dagli stessi Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira come rappresaglia per ciò, e che possa essere ripetuto magari ben più devastante.
Otacilio, già scosso per l’incendio, va in ulteriore sbattimento. Parla subito agitatissimo con Simone, la direttora, dicendole, diretto e rozzo, arrossendo, che si deve risolvere la questione Athos “ché sennò ci distruggono” e che lui riattiverà di nuovo Marcelo, perché così vogliono gli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira ma che quella è una via che è improbabile porti a qualcosa. Poi ci ripensa, pensa di nuovo alla cosa, e le dice che lui non vorrebbe ma è obbligato e che lei, Simone, deve fare in modo che neppure si sospetti quel che sta succedendo (il mobbing) e succederà (il licenziamento loro imposto), anche se hanno notizie certissime che Athos sa tutto e ha già scritto gran parte di ciò, troppo, decisamente troppo, sia “per il Brasile” che per l’azienda. Simone, chiama Fatima, la direttora del personale, e le dice diretto diretto che il proprietario ha ordinato di risolvere il caso Athos quanto prima. Si dicono l’un l’altra che gli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira avevano ordinato, fin dall’inizio, di comportarsi in modo che apparisse tutto come casuale, per cui di fare il tutto nel modo più soft possibile pur agendo rapidamente. Al che, Simone le dice che si deve fare ancor più attenzione perché, Athos che sa già tutto, sembra che abbia già pubblicato tutto, troppo. Per cui, se fallisce di nuovo il mobbing di Marcelo ed altri, “ci vorrebbe che Athos accoltellasse qualcuno” sbotta Simone, si deve trovare il modo di comprare, comprare innanzitutto psicologicamente, Athos.  
Poi, Otacilio parla con Marcelo:
- “Marcelo, è il tuo grande momento. Ma si deve rivolvere il problema Athos. Gli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira hanno insistito di nuovo...”
Marcelo già si vede responsabile dell’area magazzino e consegne, ora che Germano se ne sta andando via. Sì, insomma, lui, Marcelo, deve subito incrementare il mobbing sì che Athos si licenzi o reagisca in modo violento.
Marcelo, che già si comportava da psicopatico furioso e folle xenofobo (lui, un islamico d’Africa che si è convinto di essere brasileiro!) tutte le volte che trattava con Athos (sempre gentile e formale), cerca di accentuare la sua rozzezza e demenza innate. Athos reagisce con indifferenza e formalità, anzi non reagisce. Marcelo diviene sempre più furioso.  
Betão, altrettanto demente, ma con caratteristiche formali differenti, sta ora leccando Marcelo come il nuovo capo, sebbene formalmente questi non sia nessuno anche se si atteggia. Ma è una sua caratteristica. È un mitomane che ovunque e qualunque cosa faccia si comporta come fosse un grande capo.  Inoltre, Betão, un opportunista e lecchino che non sa fare nulla, sa che può restare capo della cucina fino alla pensione (deve aspettare un 15 anni, se non gli danno l’invalidità!) solo liquidando tutti gli aiutanti che gli vengono dati per cui resti lui l’esperto (tale è creduto da proprietario e direzione) anche se non sa fare un cazzo, né cucinare, né organizzarsi ed organizzare nulla.
Athos viene mandato lunedì 13/05/2913, con altri due, più Rogerio (il capo della manutenzione) che sta in pratica lì (a Grajaú) a far nulla (a ‘controllare’ uno esterno che ripara la camera frigorifera; figuriamoci!!!), a Grajaú, per via della genialata di muovere lì la stanza tagli. In quattro, più i vari autisti ed aiutanti che vanno e vengono da Grajaú. Prima collochi a Garjaú quattro cazzate. Poi mandi gli autisti con aiutante a prenderle per la relativa consegna del momento. Il lunedì ed il martedì, nella stanza tagli, lavora di solito solo una persona. Marcelo si eccita a disorganizzare quanto più possibile. Chiama in continuazione Grajaú dove non v’è quasi nulla da fare, in realtà. Quel giorno, il lavoro della stanza tagli era lavoro complessivo per meno di una persona. Ed in più, invece, manda avanti ed indietro furgoni da lì. Un delirio.
Intanto, nella sede centrale, dove è scoppiato l’incendio ed è tutto sudicio ed in disordine, Betão se ne sta a fare nulla, con Marcelo anche lui a fare nulla nella sostanza mentre, in apparenza, è occupatissimo al telefono a coordinare la disorganizzazione già esistente più quella da lui stesso creata. Ora, ha pure creato la sezione staccata di Grajaú, che sopravviverà fino a giovedì. Venerdì sono tutti di nuovo a lavorare, come sempre, nella sede centrale.
Beh, Athos lo richiamano subito. Martedì è di nuovo nella sede centrale. Lì, è tutto sudicio come martedì. Betão sta a fare nulla. Perché, chiaramente, ora che i freezer principali sono disattivati, devono esaurire quello che è restato prima di lanciarsi in nuove produzioni. Ed ora si produce solo per la giornata, fino a che non sia ripristinata la solita struttura di freezer e frigoriferi.
Athos, di fronte al sudicio ed a Marcelo che si agita pretendendo di dare ordini inconsulti, mentre si atteggia a grande manager con quelli degli uffici, glielo dice che non sa fare un cazzo oltre a disorganizzare tutto al peggio. E lo dice a tutti che aprire Grajaú è stata una demenza da imbecilli, quali evidentemente lì sono. E poi lui, Athos, pulisce e mette in ordine tutta l’area antistante la cucina ed esterna sì che finalmente assuma, come in effetti assume, un’apparenza normale. Le cose basta farle! Un paio d’ore...
Marcelo, demente usa poi Athos, durante la settimana, per aiutare le consegne. Figurarsi che immagine d’impresa vedere uno con l’uniforme della cucina a fare consegne alle pizzerie con l’autista del furgone. E comunque, se uno è assunto per la cucina, per cucinare, che c’entra con le consegne, lavoro per autisti e facchini?! Idioti come Marcelo, Fatima, Simone ed il proprietario Otacilio non possono certo arrivarci.    
La settimana successiva, martedì 21/05/2013, Athos disse a Betão che visto che quel giorno non c’era grande lavoro, ma solo il lavoro giusto-giusto, che non s’inventassero boiate che lui, Athos, se ne sarebbe andato via alle 16:20, che aveva degli impegni. Betão, coglione e infame [dice a tutti che Dio è tutto nella sua vita; ...da ‘buon’ brasileiro deve essersi sbagliato, perché questo suo dio immaginario deve averlo reso pazzo e marcio...] va subito a dire a Marcelo che Athos se ne va alle 16:20. Figurati che novità! È l’orario normale.
Alle 15:30, Marcelo, mentendo, va a dire ad Athos che ha bisogno di lui per aiutare le consegne alle pizzerie. Athos gli dice che il suo orario è 16:20 e che quel giorno ha degli impegni.
Lì, quelli delle consegne li tengono a fare poco o nulla fino all’ora di uscita. Poi, quando sarebbe l’ora di uscita, si inventano che hanno consegne da fare. Oppure li tengono a fare poco o nulla tutta la mattinata e dilazionano l’inizio delle consegne a dopo che gli autisti ed aiutanti abbiano mangiato. Sono ‘logiche’ illogiche, senza senso, del tutto folli. Marcelo non ha nulla da fare nella vita, se non amoreggiare con un altro frocio come lui e stendersi davanti alla TV a dormire. Per cui, è invidioso folle che gli altri possano avere una vita, dunque delle cose da fare.
Marcelo reagisce isterico ad Athos che gli dice che il suo orario è fino alle 16:20 e che quel giorno si è già preso degli impegni dopo le 16:20. Comincia a spintonare Athos dicendogli di andare a cambiarsi che è licenziato. Poi gli dice di andare da Fatima, la direttora del personale, con lui. Athos, freddo, gli dice che sta vaneggiando e che se la direttora del personale ha bisogno di lui lo manderà a chiamare lei, che lui non va da nessuna parte, che ha da lavorare e che sta lavorando. Marcelo è livido. Comincia ad urlare con Athos e Betão che Athos timbra il cartellino con ampio anticipo la mattina. Marcelo è un ignorante ed un deficiente. Il problema sarebbe se uno timbrasse in ritardo, non se timbra quando arriva eventualmente in anticipo.
Delirante, continua ad urlare ed arguire su ciò pure i giorni successivi, con Athos che indifferente timbra l’ora quando arriva sempre prima delle 8:00, anche più di mezz’ora prima, se arriva con tale anticipo. Del resto, la regola ufficiale è che si possa fare colazione solo prima delle 8:00, anche se poi tutti la fanno pur arrivando in ritardo. Simone e Fatima fanno le regole è poi non hanno la faccia per farle rispettare, essendo tutto regolato alla brasileira, cioè da transazioni mafiose. 
Divorato da comprensibili complessi di inferiorità non avendo alcuna istruzione formale, né altra cultura in qualche modo assorbita, Marcelo continua urlando che non può tollerare che lui, Athos, sia con istruzione accademica e di vasta cultura. Urla arrogante che lì per lavorare bastano degli schiavi senza pretese, che non servono persone istruite e colte. Grida disperato che lui non può tollerare uno straniero e che ne sappia mille volte di più di loro poveri asini brasileiri sottosviluppati e poveri. Una litania incredibile!
Sabato 25/05/2013, Marcelo obbliga Betão, coglione, a restare fino alle 16:20 con la brillante argomentazione che Athos deve restare lì fino alle 16:20. Glielo dice chiaramente che deve fare da copertura al mobbing. Il sabato, invero anche gli altri giorni, quando il lavoro è finito ci se ne va via. Marcelo dice ad Athos di fare l’intervallo di un’ora. Athos se lo fa leggendo come al solito. Marcelo è livido che Athos reagisca tranquillamente. Poi, poco dopo le 16, nonostante il codardo Betão la tirasse per le lunghe, quando Betão se ne va, se ne va pure Athos anche se Betão gli aveva detto che Marcelo pretendeva restasse fino alle 16:20. Quando le cucine sono chiuse, tutti quelli delle cucine se ne vanno. Perché proprio Athos, unico, doveva restare, ...a far nulla ma aspettando solo per le manie deliranti di Marcelo?! Mobbing. Discriminazione. Ordinati dal proprietario su precisa e rinnovata richiesta degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira. 
Si arriva poi ad un festivo infrasettimanale, giovedì 30/05/2013. Solita sceneggiata di Marcelo che dice che Athos, solo lui Athos, deve restare fino alle 16:20. Tutti se ne vanno alle 13:20. Pure Athos se ne va con Marcelo che urla che il suo orario è fino alle 16:20. Tutti stanno andandosene via... È tutto finito e non c’è più nulla da fare. Athos lascia che Marcelo urli. Timbra il cartellino ed esce.
Il giorno dopo, il 31/05/2013, il cartellino di Athos è sparito. Mentre Athos si cambia, Marcelo arriva urlante con Athos che ha preso lui il suo cartellino e tenta un qualche dialogo delirante. Si mette a dire che se fosse per lui, lo avrebbe già licenziato. Che ora parla con Fatima e col proprietario.
In realtà, Marcelo vorrebbe una qualche abiura di Athos. Marcelo, in crisi di nervi, mostrando tutta la sua ignoranza e demenza si mette a dire ad Athos che nessuno apprezza il suo lavoro (ma se è gentile con tutti e lavora mille volte meglio di quel minchione inetto, arrogante ed ignorante di Betão! ...idem degli altri), che se lo licenziano da lì non ha i soldi per pagare l’alloggio (e che ne sa Marcelo delle finanze di Athos?!).
Athos si limita a ripetere calmamente a Marcelo col cartellino di Athos in mano:
- “Mi stai rubando il cartellino delle presenze.”
Marcelo lo rimette poi al suo posto. Athos può timbrare alle 7:45. E scrive sul cartellino che, fino a tale ora, è stato rubato da Marcelo.
Poi, quando arriva Betão, Marcelo comincia ad urlare, in presenza di Athos, contro Athos con Betão, dicendogli che si deve licenziare Athos. Betão, codardo ed annichilito, grida che lui non difende nessuno, ma che se licenziano Athos, lui pretende subito un sostituto perché non può lavorare da solo. Come fa, da solo, a continuare ad arrivare in ritardo, stare mezz’ora a far colazione quando non si potrebbe dopo le 8:00, presentare in continuazione certificati medici per giustificare giorni di assenza ed ore di ritardo per ragioni mediche? E, poi, a vedere come lavora... Senza sapere far nulla, senza sapere organizzare nulla, passando da una cosa all’altra senza concludere nulla, interferendo morboso col lavoro altrui e spargendo immondizia attorno a sé anche quando abbia il secchio dell’immondizia a dieci centimetri di distanza. Uguale a Janaina.  E lei uguale a lui. Due facce della stessa demenza e vuotezza brasileira. Li fanno collo stampino.  
Marcelo poi, disperato e piagnucolante, va a parlare col proprietario e con Fatima che lo hanno montato contro Athos.
- “Ho cercato di fare mobbing, come mi avete ordinato, ma quell’Athos non se ne frega di nulla... Reagisce, sarebbe meglio dire che non reagisce, calmo e tranquillo, come di chi conosca bene quel che fa.”
- “Va bene. Ora ci pensiamo noi.”
Fatima va a parlare con la direttora Simone per la conferma finale. Simone chiama il proprietario Otacilio, che chiama gli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira, che confermano che loro hanno ordini precisi che se non sono riusciti a far sì che Athos si dimettesse, lo stesso debba essere licenziato. 
Un poco prima dell’ora di chiusura della cucina, Fatima chiama Betão, e gli conferma che lui non conta un cazzo:
- “Betão, dobbiamo avvisarti che oggi è l’ultimo giorno di Athos.”
- “Ma io come faccio? Non posso lavorare solo! Sono malato! C’è troppo lavoro per una persona.”
- “Sì, Betão... Lo sappiamo... Ma è una cosa già decisa...”
- “Ed io come faccio?! Se almeno mi pagaste di più. C’è comunque bisogno di un’altra persona, in cucina. Ora Athos sapeva già fare tutto. Si deve formare un altro...”
- “Betão, ora vediamo. Intanto, si può usare Jardel i giorni che ci viene ad aiutare qui. O troviamo qualche altra soluzione.”
- “Ed io come faccio? Se devo andare dal medico...”
- “Ora ci pensiamo... Ah, per favore, dì ad Athos, quando si è cambiato, di passare qui da me...”
Invero, un paio di giorni prima ne avevano già parlato anche con Patricia, la culona che non ha nulla da fare ma neppure sa fare nulla. Non che ve ne sia bisogno, per il lavoro che fa, che è stare da qualche settimana nell’ufficio di Felipe (l’addetto agli acquisti) a far nulla. Prima stava nel piano uffici a fare nulla. La mandavano a controllate i numeri del magazzino con Marcelo che, forte della sua complicità criminale col proprietario Otacilio nel mobbing contro Athos, le sghignazzava in faccia. Lei se ne stava ore, con fogli in mano, sulla porta del magazzino...
Patricia arriva sul lavoro verso le 10:30. Dà un’occhiata a facebook, se ne va un po’ a spasso. Dà di nuovo un’occhiata a facebook. Non capisce nulla di organizzazione. Il che è un vantaggio, per lei, perché se ne avesse capito qualcosa l’avrebbero subito licenziata. Invece, non sapendo far nulla, e messa a far nulla, ecco che può sopravvivere. Prima lavorava presso un sindacato padronale. Ora lì, presso un’azienda vera e propria ma organizzata come un ministero ridondante ed assolutamente inefficiente.
Sì, ha fatto l’università, ma se non sa fare nulla, non capisce che non sa fare nulla, è stata messa a fare nulla e non capisce che è stata messa a fare nulla mentre pensa che sia lì per dare suggerimenti che nessuno ascolta, e che lei neppure dà... Un giorno parlò per ore con Betão per dirgli che lei stava facendo dei corsi dove suggerivano di stare attenti all’igiene. Betão continua a lavorare con carni sanguinolente accanto e sopra a fragole, verdure, cioccolate, prodotti cucinati o pseudo-cucinati che si stanno insacchettando. Un altro giorno gli parlò per ore per dirgli che poco a poco si devono migliorare le cose, ma senza dirgli che mai fosse questo miglioramento secondo lei (in realtà inventato) in atto. Sembra una massaia ignorante incaricata di atteggiarsi a scienziata, ...ma tra brasileiri ignoranti, inetti, e resilienti a qualunque innovazione positiva che del resto nessuno propone loro. Una pena, vederla far finta di lavorare...   
Non fu una grande conversazione, quella tra Fatima e Patricia:
- “Patricia, è solo per informarti che quell’Athos non lavora più qui col nuovo mese.”
- “Ah, se ne va?”
- “C’erano dei problemi...”
- “Ah, siete voi che...”
- “Ordini.”
- “Sembrava un gran lavoratore, serio, dedicato...”
- “Cosi è stato deciso...”
Quando Athos stava aspettando per cambiarsi, per uscire alle 16:20, Betão gli disse con aria formale, forse imbarazzata, e viscida di andare da Fatima ma dopo che si fosse cambiato per uscire. Da come glielo disse, era chiaro, chiarissimo, che non era per pagargli il bus per giugno.
Athos si cambiò e salì da Fatima, la direttora del personale. Quando lei apri la cartella di Athos, fu sicuro che non era per il bus. Athos aveva da fare e non aveva voglia delle sceneggiate viscide di una Fatima del cazzo.
- “Athos, lei ci aveva già detto nelle email, quando la avevamo assunto, che era irregolare...”
- “Mi licenzia?”
- “Ma non si è regolarizzato?”
- “Sono cose lunghe...”
- “Ma come...”
- “Oggi, è il mio ultimo giorno qui?”
- “Eh, sì.”
- “Ottimo!”
- “Dovrebbe consegnare l’uniforme lavata.”
- “Una lavata è qui fuori appesa. L’altra la trova sotto nella stanza spogliatoio. Quando posso passare per lo stipendio?”
- “Si dovrebbe pagare l’8. Ma è sabato. Per cui si va al 10/06.” [Che logica!!! ...Da accattoni!!!]
- “A che ora?”
- “È lo stesso...”
- “Mi dica a che ora.”
- “Alle 15:00.”
Fatima va a riferire alla direttora che riferisce al proprietario ed agli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira che Athos sapeva già tutto ed era allegro alla notizia di essere stato licenziato all’improvviso. Della serie: non se l’è bevuta che un qualunque Marcello lo avesse preso di punta per idiosincrasie sue.
L’agente speciale degli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira sbottò:
- “Ma cosa gli avete detto?! Non glielo avete detto che era solo perché era irregolare?!”
- “Certo! Ma lui non sembrava crederci o non darvi peso...”
- “E non si è messo a sbraitare contro chi avete ed abbiamo incaricato di mobbizzarlo?”
- “Neppure ne ha accennato. È come sapesse già tutto per cui pareva avere solo fretta di andarsene.”
- “Quando deve tornare lì per essere pagato?”
- “Il 10 giugno.”
- “Bisogna che gli facciate la sceneggiata di coloro hanno dovuto licenziarlo perché irregolare e fargli credere che anzi lo vorreste riassumere.”
- “Lo avevamo già assunto sapendo per era irregolare... Da un lato, sembra uno che non sappia mai nulla... Ma sembra pure uno cui non la si possa dare a bere con facilità.”
- “Simone, lei deve fare del suo meglio!”
- “Lo abbiamo licenziato, come ci avete detto. Non è che ora lo possiamo riassumere.”
- “Questo no. Ma lui deve credere che vorreste. Che voi vorreste aiutarlo a regolarizzarsi.”
- “Ma non ci avete detto che è illegale? È entrato clandestinamente?”
- “No, è tutto regolare. È regolarmente registrato. È solo che abbiamo ordini di farlo andare via. È per questo che non vogliamo possa lavorare.”
- “E noi che ci possiamo fare?”
- “Deve essere convinto che voi siate dalla parte sua. Lei, Simone, si deve fare una parte di grande levatura. Lui deve esser convinto che lo vorreste tenete lì a lavorare. E che la colpa è sua perché non si è regolarizzato.”
- “Ma alla fin fine, a noi, adesso, che importa? Lo paghiamo e poi sono fatti suoi.”
- “Perché non lo conoscete quello! Noi lo facciamo mobbizzare e licenziare, su ordini del governo, e lui scrive tutto con nomi e cognomi di persone come lei e gli altri lì da voi.”
- “Cosi siamo pure rovinati.”
- “Già lo siete, in effetti. A meno che non lo convinciate che voi non ne sapete nulla e lo avete licenziato solo perché pensavate si sarebbe regolarizzato in poche settimane o mesi. Se lui si convince che è tutto successo per caso, o per qualche sghiribizzo di qualche idiota lì da voi, nella bassa manovalanza, può essere che la smetta di scrivere che il governo, con l’aiuto di brasiliani come voi...”
Alle 15:00 di lunedì 10/06/2013, Athos è là. È solo che entra col cancello aperto, per cui Fatima o non lo sa o fa finta di non saperlo che sia lì. Athos incoccia Augusto ed Adalberto che stanno caricando un furgone con Marcelo che sta in mezzo ad atteggiarsi a grande capo e supervisore. Athos entra dove poi si sale nell’area uffici e direzione, e si siede in fronte a quella dovrebbe essere la scrivania di Silvana che non è lì, quel giorno in quelle ore, se pure lei non è sparita.
Il primo che arriva a farsi una sceneggiata è Augusto che si esibisce in un:
- “Ti sei dimesso...”
- “Mi hanno licenziato!”
Va ad avvisare Betão che arriva tutto bagnato e con le mani pure bagnate a farsi la parte di quello che non ne sapeva nulla:  
- “Sei sparito...”
- “Sparito?! Perché tu non ne sapevi nulla?”
- “No, non ne sapevo nulla.”
- “Sei proprio un ipocrita!”
- “Cosa hai detto che sono?”
- “Un ipocrita”
E Betão se ne va colla coda fra le gambe.
Siccome è un ipocrita, se ne va a piagnucolare con Augusto:
- “Augusto, Athos mi ha detto che sono un ipocrita. Per favore, va a dirgli che io lo ho perfino difeso.”
Infatti Augusto arriva subito dove è seduto Athos:
- “Guarda che Betão non ne sapeva nulla...”
- “Impossibile!”
- “Ti ha perfino difeso...”
- “Infatti... Impossibile!”
Anche Augusto se ne va con la coda tra le gambe.
Ma se tutti non ne sapevano nulla... Se nessuno ne sapeva nulla, cioè se nessuno ne sapeva alcunché, come è che Betão “lo ha difeso” e che tutti sanno che lo ha difeso. Tutti fingevano di credere che si fosse licenziato, ...dicevano. Sono tutti degli ipocriti.
Athos si rivede Betão che gli dice di andare da Fatima e quando lui accenna ad avviarsi gli dice infido e saputo di andarci dopo che si è cambiato. Se Fatima gli ha detto di mandarglielo cambiato era chiaro che era per licenziarlo, si dice Athos. E se Betão non lo avesse saputo, o gli avrebbe detto che Fatima gli aveva detto di andare su da lei, dopo cambiato, oppure gli avrebbe semplicemente detto, ma già ben prima dell’ora di uscita, senza aspettare la chiusura, di andare da Fatima prima di andar via. Certo che poi Betão “lo ha difeso”. Si è di sicuro fatto la sceneggiata di piagnucoli di quello che ha bisogno di uno schiavo per lavorare, anzi da far lavorare, per lui sentirsi grande capo della cucina!
Infatti, sabato 1 giugno 2013, sebbene il sabato ci sia poco da fare, essendo convenzione andarsene prima, Betão aveva ricominciato le solite sceneggiate, con tutti quelli entravano in cucina. Da un lato aveva visto di ben attardarsi a far le cose, inventandosi difficoltà inesistenti. Poi si lagnava con tutti quelli si presentavano a chiedergli di etichettare per il magazzino-consegne, che è il lavoro principale del sabato:
- “No, non lo posso fare. Mi avete lasciato solo. Ho tante cose da fare. Prima le faceva Athos. Ora devo fare tutto io. Semmai siete voi che dovete aiutare me. Non io voi. Ora che sono solo non posso fare tutto il lavoro. Bisogna che troviate subito un sostituto di Athos che se ne è andato.”
- “Ma non dicevate che tanto non faceva nulla.”
- “Come?! Anzi! Come faccio ora senza di lui che ormai sapeva fare tutto!”
Aveva continuato lunedì 3 giugno 2013, dopo avere aperto la cucina col solito ritardo:
- “C’è troppo da fare. Non posso fare tutto!”
- “Ma non dicevi che Athos ti faceva disperare!”
- “Anzi, faceva tutto! Senza di lui non posso lavorare. Dovete darmi subito un altro!”
La aveva continuata tutta la giornata, su questo tono, con tutti quelli incontrava. Gli avevano rimediato d’urgenza un ragazzotto di quelli fanno tutto senza obiezioni e poi un giorno spariscono perché hanno trovato un posto migliore oppure si mettono in proprio. Ovviamente se ne usciva a lavoro finito, non alle 16:20, ma prima se il lavoro finiva prima. Solo con Athos avevano ordine di fare mobbing e di inventarsi inesistenti obblighi di uscire alle 16:20, perfino il sabato ed i festivi.
Athos, dopo avere aspettato un’ora, dalle 15:00 alle 16:00, senza che nessuno lo chiamasse ed anzi con altri gli erano stati fatti passare avanti, ne aveva approfittato per uscire cinque minuti a farsi la fotocopia del suo cartellino di lavoro. Nessuno si era preoccupato di ritirarlo. Tipica sciatteria dei luoghi. ..Nel caso, pur improbabile (non che Athos ne avesse intenzione, per il momento, ma è sempre meglio essere previdenti, si era detto), di qualche causa futura dove magari se ne fossero usciti fuori che nessuno lo conosceva o gli avvocati [prezzolati/intimiditi “dal governo”, cioè dagli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira] gli avessero detto che senza testimoni non si poteva fare nulla. Almeno, ora, con la fotocopia del cartellino, aveva la prova di fino a quando avesse lavorato, oltre che di aver lavorato lì.  
Poi, forse verso le 16:30 lo avevano fatto salire da Fatima. Con la sua solita aria da maestrina si era messa a spiegare le voci del conto, mentre Athos le diceva che conosceva la legislazione del lavoro e faceva notare che mancava il pagamento di un festivo. Lei, che deve avere un cervello strettamente sequenziale, aveva continuato con la lista e solo arrivata all’ultimo punto, i giorni festivi, aveva insistito che v’era un solo festivo, il primo maggio, mentre Athos le diceva che c’era pure il trenta maggio, Corpus Cristi e festivo in Brasile ma di lavoro in quell’azienda. Lei non se ne ricordava dato che è per loro troppo difficile pagare il mese intero per cui fanno il conto solo fino al 26. Se vi sono festivi od altre cose dopo il 26, le pagano non il mese successivo ma due mesi dopo. Chiese a Monica, la nuova dell’ufficio, che controllò al computer e le disse che in effetti il 30 giugno era festivo nel calendario. A quel punto, Fatima disse ad Athos di uscire che dovevano rifare i conti e riprocurarsi i soldi. Chiaramente non voleva far vedere dove tenessero i soldi. Li devono tenere lì, od in parte lì, perché le cartelle coi soldi inviate alle pizzerie sono nella stanza dell’ufficio personale. Poi le lanciano dalla finestra all’autista che fa le consegne.
Altra attesa che facciano i conti. Finalmente lo chiamano di nuovo. Quando Athos sale, questa volta c’è Simone, la direttora che ‘pattuglia’ l’area. Scende giù. Guarda verso l’uscita. Si guarda attorno. Si sofferma. Poi, evidentemente, risale. Quando Athos è nella stanza di Fatima, arriva pure Simone che, senza dire nulla, si siede alla scrivania con computer di Monica che non è lì.
Athos copia i dettagli del conto con salario, festivo e liquidazione, con Fatima che commenta sospettosa. Questa volta, Fatima si è dimenticata la detrazione bus, in pratica quel 6% di bus a carico del dipendente. Tipico della disorganizzazione ed impreparazione dei luoghi. Ma del resto, pure i conti sono sbagliati perché fatti su cinque mesi e non su cinque mesi e 11 giorni, per ciò che concerne la frazione di ferie e tredicesima. Poi è tutto calcolato sul salario base. Invece andrebbe tutto calcolato sul salario reale lordo. Pure i festivi sono calcolati alla cazzo, con un calcolo semplificato del tutto fantasioso. Athos non se preoccupa. Già è tanto che gli abbiamo dato le frazioni di tredicesima e ferie.    
Fatima è quanto mai sospettosa a dargli i soldi per contarli. Lui le dice che lei ha una testimone (la direttrice Simone seduta alle spalle), se lui mai fuggisse coi soldi. Athos conta i soldi. Le dà il resto che Fatima gli aveva già chiesto se lui avesse e lui le aveva già mostrato di avere. Ed infine firma la ricevuta. Fatima è quanto mai agitata e maldestra in questioni di soldi.
Quando è tutto finito, Simone, fino ad allora silenziosa, invita Athos a sedersi affianco a lei. E si fa la parte da grande agente segreta mandata a scoprire ciò che neppure lei sa ed a convincere Athos che non lo hanno licenziato ma è capitato tutto per caso, come se non lo avessero saputo che aveva il libretto di lavoro scaduto per cui era stato assunto come irregolare. Del resto, lì, lo fanno pure con brasiliani di assumere alcuni senza firmare loro il libretto di lavoro, sebbene la cosa non abbia alcun senso con brasiliani. Appunto, inetti ed inetti, dal proprietario a scendere. 
Se dopo cinque mesi si sono ‘svegliati’, ed in coincidenza con l’accentuato mobbing ordinato a Marcelo e da costui attuato, è perché hanno ricevuto precisi ordini dagli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira e dal proprietario. Ora mandano Simone a convincere Athos del contrario.
Simone si muove abilmente, abilmente secondo schemini suoi da arrampicatrice sociale usando la figa. Senonché le manca la cultura per fare queste cose in modo credibile.
La prima cosa che dice è che ha chiesto informazioni su Athos alla Polícia Federal, che gli ha detto che lo stesso è registrato. Da qual ‘registrato’ lei conclude che sia regolare e che basti chieda il rinnovo del permesso del lavoro. Athos glielo dice che non funziona a quel modo ma lei non capisce e fa finta di non capire.
Lei insiste ed insiste. È solo un trucco per farsi dire. Athos le dice senza dire nulla di rilevante. Del resto, non c’è nulla da dire. 
Simone insiste perché lui Athos si regolarizzi. Come? Athos le dice come sia la legge. Lei, ignorante, se ne esce con mille fantasticherie. Gli chiede perfino perché non si iscriva ad una qualche scuola per figurare dunque come studente. A parte che non funziona a questo modo e non è che uno possa passare da irregolare a studente, ma, anche uno fosse studente ‘riconosciuto’, il visto per studio non comporta il libretto di lavoro. Anzi, in genere, in tutto il mondo, il visto come studente esclude che uno possa lavorare.
Simone non capisce pressoché nulla di questioni anche solo genericamente legali. Ma parla per assonanza. Su questo si è costruita la vita e la carriera. Chiede ad Athos se abbia il CPF, che è il codice fiscale. Certo, che lo ha. Su questo monta un’altra sceneggiata dicendo a Fatima di firmargli il libretto di lavoro. Fatima glielo dice che se è scaduto... Lei insiste. Non capisce i termini legali delle questioni e, in parte, fa finta di non capirli ancor di più. Sta recitando.
Ma che bisogno ne hanno del libretto di lavoro? Athos glielo dice che gli ispettori del lavoro non se ne fregano di nulla, a Rio de Janeiro. Lei dice che, anzi, ben controllano. Controllano quello fanno loro vedere. E non vi sono sanzioni.
Alla fine, il discorso cade sul preavviso di licenziamento. Simone dice che lo pagheranno. Si fanno lasciare l’email di Athos, nel caso decidano davvero di pagargli il mese di preavviso non dato. Chiaramente ne devono parlare col proprietario. Gli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira  non vorrebbero che Athos avesse qualche soldo, ma pur di fargli credere che lì non fosse successo nulla...
Insomma, la direttora Simone conferma che sono in contatto con gli Squadroni della Morte della Polícia Federal brasileira per Athos, che vogliono dargli a bere di un licenziamento per ragioni burocratiche (anzi, per ‘colpa’ sua che non si è regolarizzato; non è possibile per il momento), ma dopo un mobbing intensificato, e che vogliono o comprarselo o darli l’illusione che vorrebbero comprarselo, forse, coi 1'000 reais del mese di preavviso che gli fanno balenare dinnanzi agli occhi. Comprarselo perché tutto sparisca nel silenzio.
Mercoledì 12/06/2013, verso sera, convocano Athos, via email, per il successivo venerdì alle 15:00. 
Ne avevano parlato prima, Simone ed il proprietario.
- “Otacilio, con quello che costano gli avvocati... Quell’Athos sembra saperla lunga... Anche non la vincesse, tra conciliazione, tribunale, ricorsi, gli avvocati ci mangiano una fortuna. Se, poi, la vince, dobbiamo pagarlo lo stesso e magari pure di più...”
- “Non lo sapevate, prima?”
- “...Fatima...”
- “Fatima non ci ha detto nulla?! Potevamo dargli il suo preavviso di un mese...” 
- “Se ne sarà dimenticata...”
Avevano dato la colpa a Fatima, che avrebbe dovuto conoscere la legislazione ed avvertirli. Così si sarebbero risparmiati un mese, dando il preavviso e facendo lavorare Athos fino a fine giugno anziché fino a fine maggio.
Fatima era nera. Quando venerdì, poco dopo le 15:00, aveva pagato il preavviso a Athos, e con le frazioni aggiuntive di tredicesima e ferie, non solo vi era il solito errore (un bias, dato che evidentemente fanno così per tutti) di base su cui fare il calcolo. Si erano ‘dimenticati’ l’1/3 su 1/12 di ferie, in pratica 1/36, ~28 reais. Sciatteria o provocazione?
Athos lo aveva subito visto, lanciando un’occhiata ai conti prima di controllare e firmare. Si era detto che, dato che pagavano, meglio prendere ~28 reais in meno che rischiare che ci ripensassero.
Probabilmente era stata la soluzione per lui migliore, perché Fatima continuava ad essere nera nerissima e tesa tesissima. Meglio non fare discussioni, in quelle condizioni e con tali personaggi.

http://rukacs.blogspot.com.br/2013/07/mashal-069-carabinieri-al-forno_11.html