mashal-050. State/government-organized stalking compradoro brasileiro - Pogrom Portella Paulista-Carioca, St. Teresa, RJ, 10-11 July 2012
by Georg Moshe Rukacs
Fallimento su tutta la linea, da parte loro. Più che licenziarmi senza motivo (e senza neppure preavviso per cui ora dovranno pagare, in un modo o nell’altro, i 30 giorni previsti dalla legge brasiliana) non han potuto far fare e fare.
L’agente speciale degli SquadroniDellaMorte (il dipartimento di PoliziaSegreta-TerrorismoDiStato) della Polizia Federale brasiliana era un poco deluso. Solo un poco. Non che se la prendano molto, in Brasile, e poi per una operazione del tutto senza senso come questa. Ma gli ordini sono ordini. Ed i pidocchi anche di Stato dello State/government-organized stalking sono pur sempre pidocchi e burocrati.
L’agente speciale aveva ritelefonato, giovedì 5/07, alla grassoccia della IgrejaUniversal, la pseudo-contabile lì al Pottella, la TatyRagel.
- “Allora, se ieri ho ben capito, non si è concluso nulla...”
- “Noi ce l’abbiamo messa tutta, ma... ...quel giudeo è un demonio. ...Non si lascia provocare...”
- “Io debbo ben scrivere qualcosa nel mio rapporto alla Presidenta... ...No, non è questo... È che è una operazione importante.”
- “Noi siamo sempre qui per aiutare, per servire la Patria...”
- “Così, ora, lo avete perso...”
- “Eh...”
- “Non viene più lì?”
- “Deve venire martedì 10 luglio, alle 19:00... ...È per restituire la roba di lavoro e per essere pagato...”
- “Ma, allora, si può tentare qualcos’altro...”
- “Cosa?”
- “Ora discutiamo qui la cosa coi nostri specialisti psicodeliranti... Poi, o telefono, o passo lì...”
L’agente speciale degli SquadroniDellaMorte (il dipartimento di PoliziaSegreta-TerrorismoDiStato) della Polizia Federale brasiliana li contattò i giorni successivi. Parlò di nuovo con TatyRagel che poi riferiva alla proprietaria ed alle altre. Suggerì che non mi pagassero, che facessero altre storie. Gli risposero, che già che avevo detto a tutti che sarei andato in tribunale, per cui era un po’ pericoloso non pagare, e che per fare storie ora avrebbero poi dovuto pagare salato e peggio in tribunale. Dissero che potevano tirarla un po’... ...anche se non è che potessero eccedere. In effetti, altrove erano limitati dall’essere imprese strettamente individuali, al Pottella il fatto che la proprietaria o pseudo-tale avesse creato una organizzazione burocratica e pesante peggio che un ministero creava dei vincoli ai loro possibili comportamenti...
L’agente speciale sbottò con un:
- “Fatelo attendere e poi non pagatelo, il 10/7! ...Poi vediamo.”
Quando andai, martedì 10/07, entrai nel Pottella esattamente alle 19:00. Mi diressi alla cassa e dissi che mi avevano detto di restituire la roba da lavoro quel giorno a quell’ora. La cassiera era annoiata, annoiata dal far nulla e nel locale deserto. Guardava lo schermo del computer senza neppure navigare in rete come avrebbe potuto. O magari le pseudo-managers glielo avevano vietato... Quando si assumono ignoranti in generale e pure ignoranti informatici, se ne stanno solo lì ad annoiarsi.
Uno dei camerieri, ClaudioSerraDiSusa, chiamò l’ufficio. L’ufficio ha una finestra che dà sul bar ristorante, nel suo lato più interno relativamente all’ingresso. Aspettai un po’. Nessuno arrivava. Mi sedetti ad un tavolo con le spalle alla cucina a leggere un libro che avevo con me, mentre la cantante inondava il locale di musica e canzoni abbastanza disgustose anche se ben interpretate. Intanto vari venivano alle mie spalle a spiare che leggessi. ...Idioti!
Quando ClaudioSerraDiSusa, aveva chiamato l’ufficio, le borderline fannullone della nomenclatura, si guardarono l’un l’altra, e si riconfermarono l’ordine e l’accordo di far finta di nulla. “Se l’agente segreto della Presidenta ci ha garantito che lo facciamo scoppiare ed esplodere fuori tempo massimo...”
Alle 20:00, mentre il locale era divenuto appena meno deserto, mi alzai dal tavolo dove mi ero seduto a leggere ed andai di nuovo alla cassa, a meno di un paio metri da dove ero. Dissi che erano le 20:00... che potevo lasciare lì il sacchetto trasparente coi due pezzi delle cose da lavoro. Nei paraggi v’era da tempo la pseudo-gerente folle, ElisabetOliva. Si avvicinò. Ripetei a lei che aspettavo dalle 19:00, che lasciavo a loro la ‘uniforme’... ...se non v’era altro... Lei farfugliò che TatyRagel era malata, che non avevano potuto avvisarmi perché non ho il telefono (ma avevano la mia email... poi la useranno, per demenze, come vedremo), di tornare il giorno dopo che mi avrebbero pagato. Le dissi diretto diretto, se era sicura, perché sennò potevano inviarmi i soldi per posta. Mi disse che dovevo firmare per cui era meglio che venissi di persona. Richiesi se fosse sicura-sicura che il giorno dopo fosse tutto a posto, ...che non se ne inventassero un’altra. Mi disse che il giorno dopo alla stessa ora mi pagavano, alla stessa ora di oggi. Chiesi se la stessa ora fossero le 20:00 o le 19:00. Disse le 19:00, anche se chiaramente era lo stesso, visto che, in genere, sono aperti fino alle 02:00.
A quel punto, non restava che ritentare il giorno dopo. Ovviamente chiamarono l’agente speciale degli SquadroniDellaMorte (il dipartimento di PoliziaSegreta-TerrorismoDiStato) della Polizia Federale brasiliana:
- “Ha aspettato un’ora. Ha lasciato la ‘uniforme’ e se ne andato via tranquillo. Gli abbiamo detto che lo paghiamo mercoledì 11/07...”
- “Non è che potete non pagarlo?”
- “E quel giudeo poi va in tribunale come già ha detto a tutti...”
- “Ma dobbiamo ben fare qualcosa... Anzi, i nostri espertissimi psicodeliranti già hanno suggerito... Quella Antonia... Non avete detto che sono amici...”
- “L’ultima volta non la quasi guardata...”
- “I nostri esperti psicodeliranti dicono che è la nostra ultima soluzione...”
- “Per fare che?”
- “Che la trovi lì, quando lui viene... Parlano... Voi mi dite... Qui dobbiamo sapere.... La Presidenta vuole sapere...”
Del resto pure la padrona, la NadiaNamaCurri, era un po’ agitata. Ora chiamava per telefono, ora se le convocava personalmente per le sue logorree infinite dove fingeva di essere una vera padrona ed una vera manager:
- “Come è che quello dice che va in tribunale?! Noi paghiamo, paghiamo tutto! Ma dove si crede di essere? Le nostre grandi managers ed impiegate sono le migliori del mondo e fanno tutti i conti giusti. Ma chi si crede di essere? E dove?! Si crede di essere in Europa? Ma che si crede di fare? E poi non è mica colpa nostra se il governo... Avrà ben fatto qualcosa. Deve averne combinate... Che ne possiamo noi se ci hanno chiesto, imposto... Sì, sì, ci occorre una come Antonia. ...Non mi avete detto che sono amici... E pure quell’altra, la DioneMaria... Non mi avete detto che...”
- “Ma veramente... ...Non siamo...”
- “Ma sì!, sì!, me lo avete detto. Ma, certo, è sicuro! Magari se le è pure già portate a letto. Con loro si confida di sicuro. Bisogna che siano lì quando lui viene...”
- “Ma quello è un giudeo. Un ebreo proprio di quelli ebrei-ebrei. È uno che sa essere cordialissimo, come far finta di non vederti oppure non vederti sul serio.”
- “A proposito... Lo avete chiesto alle due se è davvero un giudeo-giudeo...”
- “Non possiamo chiedere quelle cose... Eppoi neppure siamo sicure che...”
- “Ma figuriamoci. Sono tutte troiette... Eppoi, sono nostre dipendenti. Abbiamo il diritto di chiedere quello che vogliamo! ...Insomma, vi occupate che siano qui, lì, quando quello viene...”
- “La DioneMaria non lavora il martedì...”
- “E allora deve slittare tutto al mercoledì. Se pure quello del governo vi ha detto che...”
- “Vabbene, vediamo di combinare per mercoledì...”
- “Ad Antonia parlo io, sulle generali. Poi, ve la vedete voi. La DioneMaria la avete sempre voi sotto il naso... Siete amiche...”
- “Antonia, sono Nadia... Come va...”
- “Bene, grazie...”
- “Antonia, ho grandi progetti per te. Vienici a trovare. Vieni a vedere. Parliamo. Parli con le mie collaboratrici e collaboratori. Sono impaziente che torni da noi... Ah, quello, poi, quel giudeo tedesco, ci hanno detto di allontanarlo che devono obbligarlo ad andarsene. Che dobbiamo fare per la nostra Patria... A proposito, viene qui mercoledì per le sue competenze... Se tu fossi lì, nel tardo pomeriggio... ...Sai, quelli del governo dicono...”
- “Non so... Ma... Sì, sì, ...comandi! ...Se il Ristorante e la Patria chiamano...”
...Conversarono un po’ su questo tono...
Quando mercoledì 11/07 tornai al Pottella, non mi formalizzai sull’orario. Elisabé mi disse “a quest’ora” alle 20:00, per poi dirmi, su mia domanda, che, sì, potevano essere le 19:00... Poi, per aspettare, come loro sempre fanno per DNA...
Arrivai lì alle 19:15. Solito teatro. Dico alla cassa che mi avevano detto di venire per essere pagato. Naturalmente la cassiera non ne sa nulla. Mi dice solo che Elisabé è uscita. Questa volta si fa avanti una delle cameriere, DioneMaria, che va a dire nel retro, ai tavoli delle fannullone della nomenclatura, che sono arrivato. Poi, torna a dirmi che Andreina deve parlarmi. Aspetto un po’ allo cassa. Nessuno arriva. Allora mi siedo a leggere.
Il solito ClaudioSerra, uno dei camerieri, che non può trattenersi dal fare lo scemo, mi dice nicchiando che c’è AntóMardó nel ‘panificio’ che indica. Il ‘panificio’ è separato dal bar-ristorante da delle finestre con tende trasparenti. Mi metto gli occhiali. Non vedo nulla. Fa lo stesso. Un po’ prima, Raimondo, dalla cucina, si era esibito in una eiaculazione verbale: “Robeeeeeeeeeeeeto.” Boh, avrà grandi significati in brasileiro, anche se non credo... Non mi fa né caldo né freddo.
Verso le 19:45, sempre DioneMaria mi dice che posso andare nel retro. Vado. C’è Antonia. La saluto e finisce lì. Appunto, si aspettavano qualche conversazione con la stessa. La avevano fatta arrivare con un certo anticipo e parlare con quelli della cucina a cominciare con l’Eduardoni (straboccante di cattivi sentimenti accuratamente repressi, che, vile e codino, s’era fatto coinvolgere nel pogrom è poi era per lui colpa mia, per cui covava un sordido odio, che lui si fosse fatto sputtanare da me senza concludere nulla contro di me; avrebbe dovuto prendersela con sé stesso e contro chi l’aveva inculato in questa storia...) per vedere che potessero fare per cooperare ancora con gli SquadroniDellaMorte (il dipartimento di PoliziaSegreta-TerrorismoDiStato) della Polizia Federale brasiliana e col Pottella per questa ‘grande’ impresa, il pogrom lì in corso ed ora all’epilogo. Antonia non sapeva che vantare con l’Eduardoni. L’Eduardoni è uno che, vile e codino, fa ciò gli dicono ma nulla che lo possa esporre formalmente, anche se si espone lo stesso ma secondo lui in modo astuto e coperto. Antonia gli diceva che dovevano inventarsi qualche altra cosa. Lui assentiva. Ma, alla fine, né lei né lui sapevano che dirsi, né che inventarsi. L’area di competenza dell’Eduardoni era la cucina. Ora lo scenario, il luogo dove mi avrebbero pagato, era pressoché attaccato alla cucina ma fuori da essa. Per cui, lui poteva al massimo guardonare ed origliare... Non importa. L’importante era che si facessero l’un l’altra la parte e poi dicessero, se richiesti, che avevano cooperato ma che... ...Se nessuno diceva loro che volessero da loro veramente... ...Ma che volete che minchioni possano organizzare con altri minchioni?! ...Se non qualche molestia, quando potevano...
Visto che io, pur salutatala, poi non la pisciavo, Antonia era sparita ed era comparsa Andreina. Aveva i soldi dello stipendio ed io dovevo firmare la ricevuta. Dato che v’era un dettaglio di stipendio giugno, 4 giorni di luglio e delle frazioni di tredicesima ed altro, presi un foglio ed una penna e copiai il tutto. Poi presi i soldi che stavolta erano giusti, li contai e firmai. Volevano anche l’indicazione di un documento di identità. Chiesi se lo voleva brasiliano. Mi disse che era lo stesso. Usai la patente di guida britannica.
E me andai. All’uscita, v’erano Antonia e DioneMaria che mi aspettavano. Loro potevano pure aspettare me, ma io non aspettavo loro, per cui mi limitai ad un frettoloso ‘buona sera’, squadrai lo slargo, la piazzetta dove è il Pottella, e scelsi una via di ritorno. Se ne restarono per un poco lì frastornate. Poi corsero da Andreina e le altre e gli altri:
- “Non ci ha neppure pisciate...”
- “Ma non eravate amici...”
- “Amici... Voi ci avete detto di...”
- “Ma non...”
- “Non, cosa?!”
- “Niente.”
Informarono subito l’agente speciale degli SquadroniDellaMorte (il dipartimento di PoliziaSegreta-TerrorismoDiStato) della Polizia Federale brasiliana. Chi gli telefonò fu la solita grassoccia della IgrejaUniversal, la pseudo-impiegata, TatyRagel:
- “C’è sfuggito pure questa volta...”
- “Come?!”
- “Ha preso i soldi. Ha firmato. Ma non ha parlato con nessuno...”
- “Come?! ...Ma non mi avevate detto che...”
- “È da quando è comparso qui, e siete subito arrivati voi, che ce le pensiamo ma poi lui...”
- “Ma i nostri super-specialisti psicodeliranti mi avevano garantito...”
- “Anche le altre volte. Ma poi qui, quel demone ebreo è differente. Non fa mai quello ci si aspetta secondo voi...”
- “E lo avete pure pagato?”
- “E che potevano fare... Ma anche non l’avessimo pagato...”
- “Non è che potete richiamarlo con qualche scusa e si monta qualcos’altro?”
- “Oggi era il giorno finale, per lo stipendio... Che ci inventiamo?”
- “Devo sentire qui. Vi faccio sapere. ”
La proprietaria, NadiaNamaCurri, informata da Andreina, era furente:
- “Ma, come, non ha detto nulla?!”
- “Nooo... Ha solo preso nota del dettaglio delle sue competenze...”
- “Ma, allora, quel giudeo schifoso ha in mente qualcosa...”
- “Può essere...”
- “E quelle due che mi avevate detto essere sue amiche...”
- “Le ha appena freddamente salutate e... ...e nulla...”
- “Che dice la Polizia Segreta?”
- “Pure loro dicono che si dovrebbe richiamarlo qui e cercare di combinare qualcosa. Ma se non si monta qualcosa un poco meglio...”
“Ma certo! Si deve trovare il modo di farlo tornare al ristorante... ...Che gliene voglio dire io due!!! Ma come si permette quell’ebreo disgustoso... Le abbiamo provate tutte!!! E lui che ci ha sempre guardate dall’alto in basso. Gli facevamo fare lo sguattero e sembrava un Imperatore che quasi ci disprezzava... Anzi, ci disprezzava davvero!!! Si deve trovare il modo...”
Quanto allo sputtanamento internet, gli SquadroniDellaMorte (il dipartimento di PoliziaSegreta-TerrorismoDiStato) della Polizia Federale brasiliana hanno scelto una linea per risparmiarsi lavoro: fregarsene delle cose in italiano o in inglese anche se molti possono leggerle, attivarsi solo per quelle in portoghese. È per questo che hanno ordinato ai loro miliziani di non fare nulla per lo sputtanamento loro in italiano, sebbene in Brasile lo si possa leggere senza problemi, se non si è proprio minchioni-minchioni, ...ma molti lo sono! La direttiva anche per sputtanati era ed è: ignorare come se non esistesse o fino a che non ve lo diciamo noi. Ma loro degli degli SquadroniDellaMorte (il dipartimento di PoliziaSegreta-TerrorismoDiStato) della Polizia Federale brasiliana sono poco propensi ad assumere iniziative e pure dal governo, anche su indicazione estera CC-NATO, pensano che la cosa migliore sia fare finta di nulla. Temono che sollevato un caso, poi non possano più controllare eventuali sviluppi.
Il problema loro sorge quando ci siano informazioni orali o scritte, sulla cosa, in portoghese. A ciò sono abbastanza sensibili.
La direttiva è:
“...vanno negate, va mostrato e dimostrato che non è vero. Se non si può, il messaggio diffuso va subito smorzato in qualche modo. Non possiamo far finta di niente, perché se facciamo finta di niente il messaggio da lui mandato circola, e in Brasile ciò proprio non possiamo permettercelo. Diciamo a tutti che siamo il regno della libertà e dei diritti, nonostante il sottosviluppo. ...Beh, neghiamo pure il sottosviluppo dicendo che siamo ormai una potenza mondiale. A maggior ragione col governo laburista, che durerà ancora a lungo, non possiamo permettere che anche solo qualcuno cominci a sentirsi dire, a dirsi e, magari, a dire ad altri che qui ci sono dagli squadroni della morte a uffici di Stato che montano State/government-organized stalking. Certo che cooperiamo con le richieste dei nostri alleati, con gli Imperi. ...Ma non si deve sapere che ce ne freghiamo dei diritti che pur conclamiamo ad ogni pie’ sospinto. ...Quando le grandi potenze chiedono, che possiamo fare? Quando ci chiedono di arrestare loro sospetti, cerchiamo di incastrarli magari per droga. Quando ci chiedono di organizzare pogrom, se proprio non abbiamo la minima giustificazione non possiamo che negare che alcunché stia avvenendo, quando il bersaglio ci accusi. Ciò che non possiamo proprio fare, è il non dire nulla di fronte ad accuse in qualche modo rese pubbliche.”
Il fatto è che la confezione dei messaggi mediatici è una cosa complessa, per cui si possono scrivere gusci per esempio in portoghese ed inglese, con contenuti in altra lingua. A quel punto, il burocrate prudente non sa bene cosa fare. Se la direttiva in tutti gli altri Stati del mondo è ignorare totalmente, dunque senza negare né ammettere, lo State/government-organized stalking, in Brasile la direttiva è di negare cose simili possano succedere e succedano in Brasile. Altrove ignorano la pubblicità dello State/government-organized stalking. In Brasile, reagiscono.
In Brasile, convivono tranquillamente con gli squadroni della morte, che sono gli stessi e con le stesse direzioni e coperture di Stato, che ai tempi della dittatura militare o precedenti. Usano una banale tecnica propagandistica resa possibile dal controllo totalitario dei media. Attribuiscono gli assassinii a mafie e gang oscure, e non identificabili e non identificate, mentre sono operazioni di Stato. Ma di fronte allo State/government-organized stalking compradoro, si sono dati la linea di negare esso si verifichi. Per cui non possono ignorare i messaggi, quando essi appaiano, ma devono trattarli in un qualche modo. Essendo le burocrazie congenitamente idiote, raffazzone e grossolane, ne esce quel che ne esce. Se il messaggio è in altre lingue, viene ignorato. Se il messaggio è in portoghese e riferito al Brasile, esso viene ‘trattato’ in qualche modo per negare ciò esso asserisce.
Giovedì sera stavo ‘conversando’ con una persona di Rio su facebook. Capiva poco perché sono cose nuove e pure un po’ incredibili. Ma era curiosa e, pur incredula, domandava. Avevo scritto ad essa che ovunque io abitassi o lavorassi, in Brasile, arrivava subito la Polizia Segreta della Polizia Federale a creare problemi, a chiedere di creare incidenti, di non darmi lavoro, di licenziarmi o mandarmi via etc. La stessa mi chiese se è perché fossi ‘illegale’. A parte che non esistono illegali ma il visto scaduto è solo una irregolarità amministrativa, in Brasile, per cui uno è semplicemente irregolare... Non solo sarebbe terrorismo di Stato fare queste cose perché uno è irregolare, ma sottolineai, a questa persona che aveva chiesto, che facevano queste cose anche per l’oltre anno che ero stato regolare, regolarissimo.
Tra l’altro, al Pottella, un po’ tutti sapevano che il pogrom permanente contro di me veniva dalla ‘Polizia Federale’. Come giustificazione era stato detto di dire ed era stato detto, mentendo ed imbrogliando: ‘È solo perché è illegale’. Per cui si dovrebbe credere che ogni irregolare in Brasile venga seguito dove abiti e dove lavori per organizzargli od organizzarle contro dei pogrom permanenti. Solo il brasiliano medio rincoglionito potrebbe bersela. Quando ero regolare avevano detto di dire ed avevano detto: ‘Abbiamo ricevuto l’ordine di organizzargli pogrom permanenti contro solo perché la sua richiesta d’asilo crea imbarazzo al Brasile per cui è meglio che se ne vada via prima. Lo facciamo per il suo bene.’ Anche qui, solo il brasiliano medio rincoglionito se la poteva bere e se la beveva. Ma essendo i brasiliani rincoglioniti al 99%...
Appena scrissi queste cose (del pogrom permanente compradoro – perché su richiesta/imposizione CC-NATO – scatenato appena arrivato in Brasile e chiesto asilo), dato che non solo le varie facebook dei vari Stati ed aree sono controllate, controllatissime, in tutto il mondo, ma il mio computer è clonato da qualche parte da qualche agenzia, per cui lo intercettato al 100% quando online, quanto io avevo scritto in portoghese venne subito classificato come cosa cui dedicare immediata attenzione e passato all’agente speciale degli SquadroniDellaMorte (il dipartimento di PoliziaSegreta-TerrorismoDiStato) della Polizia Federale brasiliana che si occupava dello State/government-organized stalking contro di me a Rio de Janeiro. Costui si agitò subito, non perché io avessi scritto nulla di sconvolgente a questa persona mi chiedeva, ma per via dell’ordine burocratico di attivarsi e fare qualcosa non appena io faccia circolare tali notizie in portoghese.
Che fare? Dato che il riferimento mio partiva dall’ultima ‘esperienza’ per generalizzarla, visto che era in effetti quello che si era verificato e si verificava ovunque anche in Brasile, la procedura standard dell’agente speciale in oggetto era chiamare il Pottella per fare qualcosa attraverso di loro. Chiamò subito, era sera, la grassoccia TatyRagel.
- “Si deve subito fare qualcosa perché la notizia si sta diffondendo...”
- “Ha scritto un altro racconto?”
- “No, peggio. Ne sta parlando con dettagli a gente di qui di Rio, per cui si deve intervenire prima che ne continui a parlare...”
- “Che possiamo fare?”
- “Chiamatelo lì e convincetelo che è stata una cosa del tutto casuale e per sua colpa...”
- “Uhm... Un poco difficile...”
- “Eppure va fatto... ...Sono gli ordini nostri... ...Sono le nostre procedure standard... E, magari, se ne viene fuori una bella baruffa, ancora meglio. Ci occorre che aggredisca qualcuno o che minacci qualcuno di fronte a testimoni, sì che si possa montare un caso.”
- “Bene! Ne parlo subito con la proprietaria e con le altre.”
La proprietaria fu subito entusiasta e convocò una delle sua tovolinettate logorroiche con le sue pseudo-managers.
- “Aspettavo proprio questo! La Patria ed il ristorante devono essere salvate da questi giudei calunniatori. Avrà ben fatto qualcosa, se questi della Polizia Segreta hanno ordinato... Certo, deve aver ben combinato qualcosa... Ora gliene chiediamo conto! E gli chiediamo pure conto del perché siamo state obbligate ed obbligati a fargli il mazzo, od almeno a provarci. Se lui è così tranquillo e controllato deve essere stato ben addestrato a ciò da qualche forza oscura. È giunta l’ora che ne renda conto... Elisabé, chiamalo e dirgli di trovarsi qui domani alle 14:00. Col ristorante chiuso e noi tutte e tutti qui..., chiama pure i cucinieri!, ...e pure qualcun altro... Stavolta non ci scappa!”
Verso l’una della notte tra il 12 ed il 13/07 (se era attorno all’una, era già il 13/07), mi fanno mandare da Elisabé una email dove mi chiedono di essere al Pottella alle 14:00 (di venerdì suppongo), ora in cui il Pottella dovrebbe essere chiuso, senza alcuna motivazione del perché io debba mai andare lì. Si sono bevute e bevuti il cervello! Già lo si sapeva. ...Che abbiano anche solo potuto immaginare che io potessi andare lì e pure senza loro dichiarare alcuna ragione apparente del perché io dovessi mai andare lì... Sono del tutto folli! Meglio restar distanti da certa gentaglia.
by Georg Moshe Rukacs
Fallimento su tutta la linea, da parte loro. Più che licenziarmi senza motivo (e senza neppure preavviso per cui ora dovranno pagare, in un modo o nell’altro, i 30 giorni previsti dalla legge brasiliana) non han potuto far fare e fare.
L’agente speciale degli SquadroniDellaMorte (il dipartimento di PoliziaSegreta-TerrorismoDiStato) della Polizia Federale brasiliana era un poco deluso. Solo un poco. Non che se la prendano molto, in Brasile, e poi per una operazione del tutto senza senso come questa. Ma gli ordini sono ordini. Ed i pidocchi anche di Stato dello State/government-organized stalking sono pur sempre pidocchi e burocrati.
L’agente speciale aveva ritelefonato, giovedì 5/07, alla grassoccia della IgrejaUniversal, la pseudo-contabile lì al Pottella, la TatyRagel.
- “Allora, se ieri ho ben capito, non si è concluso nulla...”
- “Noi ce l’abbiamo messa tutta, ma... ...quel giudeo è un demonio. ...Non si lascia provocare...”
- “Io debbo ben scrivere qualcosa nel mio rapporto alla Presidenta... ...No, non è questo... È che è una operazione importante.”
- “Noi siamo sempre qui per aiutare, per servire la Patria...”
- “Così, ora, lo avete perso...”
- “Eh...”
- “Non viene più lì?”
- “Deve venire martedì 10 luglio, alle 19:00... ...È per restituire la roba di lavoro e per essere pagato...”
- “Ma, allora, si può tentare qualcos’altro...”
- “Cosa?”
- “Ora discutiamo qui la cosa coi nostri specialisti psicodeliranti... Poi, o telefono, o passo lì...”
L’agente speciale degli SquadroniDellaMorte (il dipartimento di PoliziaSegreta-TerrorismoDiStato) della Polizia Federale brasiliana li contattò i giorni successivi. Parlò di nuovo con TatyRagel che poi riferiva alla proprietaria ed alle altre. Suggerì che non mi pagassero, che facessero altre storie. Gli risposero, che già che avevo detto a tutti che sarei andato in tribunale, per cui era un po’ pericoloso non pagare, e che per fare storie ora avrebbero poi dovuto pagare salato e peggio in tribunale. Dissero che potevano tirarla un po’... ...anche se non è che potessero eccedere. In effetti, altrove erano limitati dall’essere imprese strettamente individuali, al Pottella il fatto che la proprietaria o pseudo-tale avesse creato una organizzazione burocratica e pesante peggio che un ministero creava dei vincoli ai loro possibili comportamenti...
L’agente speciale sbottò con un:
- “Fatelo attendere e poi non pagatelo, il 10/7! ...Poi vediamo.”
Quando andai, martedì 10/07, entrai nel Pottella esattamente alle 19:00. Mi diressi alla cassa e dissi che mi avevano detto di restituire la roba da lavoro quel giorno a quell’ora. La cassiera era annoiata, annoiata dal far nulla e nel locale deserto. Guardava lo schermo del computer senza neppure navigare in rete come avrebbe potuto. O magari le pseudo-managers glielo avevano vietato... Quando si assumono ignoranti in generale e pure ignoranti informatici, se ne stanno solo lì ad annoiarsi.
Uno dei camerieri, ClaudioSerraDiSusa, chiamò l’ufficio. L’ufficio ha una finestra che dà sul bar ristorante, nel suo lato più interno relativamente all’ingresso. Aspettai un po’. Nessuno arrivava. Mi sedetti ad un tavolo con le spalle alla cucina a leggere un libro che avevo con me, mentre la cantante inondava il locale di musica e canzoni abbastanza disgustose anche se ben interpretate. Intanto vari venivano alle mie spalle a spiare che leggessi. ...Idioti!
Quando ClaudioSerraDiSusa, aveva chiamato l’ufficio, le borderline fannullone della nomenclatura, si guardarono l’un l’altra, e si riconfermarono l’ordine e l’accordo di far finta di nulla. “Se l’agente segreto della Presidenta ci ha garantito che lo facciamo scoppiare ed esplodere fuori tempo massimo...”
Alle 20:00, mentre il locale era divenuto appena meno deserto, mi alzai dal tavolo dove mi ero seduto a leggere ed andai di nuovo alla cassa, a meno di un paio metri da dove ero. Dissi che erano le 20:00... che potevo lasciare lì il sacchetto trasparente coi due pezzi delle cose da lavoro. Nei paraggi v’era da tempo la pseudo-gerente folle, ElisabetOliva. Si avvicinò. Ripetei a lei che aspettavo dalle 19:00, che lasciavo a loro la ‘uniforme’... ...se non v’era altro... Lei farfugliò che TatyRagel era malata, che non avevano potuto avvisarmi perché non ho il telefono (ma avevano la mia email... poi la useranno, per demenze, come vedremo), di tornare il giorno dopo che mi avrebbero pagato. Le dissi diretto diretto, se era sicura, perché sennò potevano inviarmi i soldi per posta. Mi disse che dovevo firmare per cui era meglio che venissi di persona. Richiesi se fosse sicura-sicura che il giorno dopo fosse tutto a posto, ...che non se ne inventassero un’altra. Mi disse che il giorno dopo alla stessa ora mi pagavano, alla stessa ora di oggi. Chiesi se la stessa ora fossero le 20:00 o le 19:00. Disse le 19:00, anche se chiaramente era lo stesso, visto che, in genere, sono aperti fino alle 02:00.
A quel punto, non restava che ritentare il giorno dopo. Ovviamente chiamarono l’agente speciale degli SquadroniDellaMorte (il dipartimento di PoliziaSegreta-TerrorismoDiStato) della Polizia Federale brasiliana:
- “Ha aspettato un’ora. Ha lasciato la ‘uniforme’ e se ne andato via tranquillo. Gli abbiamo detto che lo paghiamo mercoledì 11/07...”
- “Non è che potete non pagarlo?”
- “E quel giudeo poi va in tribunale come già ha detto a tutti...”
- “Ma dobbiamo ben fare qualcosa... Anzi, i nostri espertissimi psicodeliranti già hanno suggerito... Quella Antonia... Non avete detto che sono amici...”
- “L’ultima volta non la quasi guardata...”
- “I nostri esperti psicodeliranti dicono che è la nostra ultima soluzione...”
- “Per fare che?”
- “Che la trovi lì, quando lui viene... Parlano... Voi mi dite... Qui dobbiamo sapere.... La Presidenta vuole sapere...”
Del resto pure la padrona, la NadiaNamaCurri, era un po’ agitata. Ora chiamava per telefono, ora se le convocava personalmente per le sue logorree infinite dove fingeva di essere una vera padrona ed una vera manager:
- “Come è che quello dice che va in tribunale?! Noi paghiamo, paghiamo tutto! Ma dove si crede di essere? Le nostre grandi managers ed impiegate sono le migliori del mondo e fanno tutti i conti giusti. Ma chi si crede di essere? E dove?! Si crede di essere in Europa? Ma che si crede di fare? E poi non è mica colpa nostra se il governo... Avrà ben fatto qualcosa. Deve averne combinate... Che ne possiamo noi se ci hanno chiesto, imposto... Sì, sì, ci occorre una come Antonia. ...Non mi avete detto che sono amici... E pure quell’altra, la DioneMaria... Non mi avete detto che...”
- “Ma veramente... ...Non siamo...”
- “Ma sì!, sì!, me lo avete detto. Ma, certo, è sicuro! Magari se le è pure già portate a letto. Con loro si confida di sicuro. Bisogna che siano lì quando lui viene...”
- “Ma quello è un giudeo. Un ebreo proprio di quelli ebrei-ebrei. È uno che sa essere cordialissimo, come far finta di non vederti oppure non vederti sul serio.”
- “A proposito... Lo avete chiesto alle due se è davvero un giudeo-giudeo...”
- “Non possiamo chiedere quelle cose... Eppoi neppure siamo sicure che...”
- “Ma figuriamoci. Sono tutte troiette... Eppoi, sono nostre dipendenti. Abbiamo il diritto di chiedere quello che vogliamo! ...Insomma, vi occupate che siano qui, lì, quando quello viene...”
- “La DioneMaria non lavora il martedì...”
- “E allora deve slittare tutto al mercoledì. Se pure quello del governo vi ha detto che...”
- “Vabbene, vediamo di combinare per mercoledì...”
- “Ad Antonia parlo io, sulle generali. Poi, ve la vedete voi. La DioneMaria la avete sempre voi sotto il naso... Siete amiche...”
- “Antonia, sono Nadia... Come va...”
- “Bene, grazie...”
- “Antonia, ho grandi progetti per te. Vienici a trovare. Vieni a vedere. Parliamo. Parli con le mie collaboratrici e collaboratori. Sono impaziente che torni da noi... Ah, quello, poi, quel giudeo tedesco, ci hanno detto di allontanarlo che devono obbligarlo ad andarsene. Che dobbiamo fare per la nostra Patria... A proposito, viene qui mercoledì per le sue competenze... Se tu fossi lì, nel tardo pomeriggio... ...Sai, quelli del governo dicono...”
- “Non so... Ma... Sì, sì, ...comandi! ...Se il Ristorante e la Patria chiamano...”
...Conversarono un po’ su questo tono...
Quando mercoledì 11/07 tornai al Pottella, non mi formalizzai sull’orario. Elisabé mi disse “a quest’ora” alle 20:00, per poi dirmi, su mia domanda, che, sì, potevano essere le 19:00... Poi, per aspettare, come loro sempre fanno per DNA...
Arrivai lì alle 19:15. Solito teatro. Dico alla cassa che mi avevano detto di venire per essere pagato. Naturalmente la cassiera non ne sa nulla. Mi dice solo che Elisabé è uscita. Questa volta si fa avanti una delle cameriere, DioneMaria, che va a dire nel retro, ai tavoli delle fannullone della nomenclatura, che sono arrivato. Poi, torna a dirmi che Andreina deve parlarmi. Aspetto un po’ allo cassa. Nessuno arriva. Allora mi siedo a leggere.
Il solito ClaudioSerra, uno dei camerieri, che non può trattenersi dal fare lo scemo, mi dice nicchiando che c’è AntóMardó nel ‘panificio’ che indica. Il ‘panificio’ è separato dal bar-ristorante da delle finestre con tende trasparenti. Mi metto gli occhiali. Non vedo nulla. Fa lo stesso. Un po’ prima, Raimondo, dalla cucina, si era esibito in una eiaculazione verbale: “Robeeeeeeeeeeeeto.” Boh, avrà grandi significati in brasileiro, anche se non credo... Non mi fa né caldo né freddo.
Verso le 19:45, sempre DioneMaria mi dice che posso andare nel retro. Vado. C’è Antonia. La saluto e finisce lì. Appunto, si aspettavano qualche conversazione con la stessa. La avevano fatta arrivare con un certo anticipo e parlare con quelli della cucina a cominciare con l’Eduardoni (straboccante di cattivi sentimenti accuratamente repressi, che, vile e codino, s’era fatto coinvolgere nel pogrom è poi era per lui colpa mia, per cui covava un sordido odio, che lui si fosse fatto sputtanare da me senza concludere nulla contro di me; avrebbe dovuto prendersela con sé stesso e contro chi l’aveva inculato in questa storia...) per vedere che potessero fare per cooperare ancora con gli SquadroniDellaMorte (il dipartimento di PoliziaSegreta-TerrorismoDiStato) della Polizia Federale brasiliana e col Pottella per questa ‘grande’ impresa, il pogrom lì in corso ed ora all’epilogo. Antonia non sapeva che vantare con l’Eduardoni. L’Eduardoni è uno che, vile e codino, fa ciò gli dicono ma nulla che lo possa esporre formalmente, anche se si espone lo stesso ma secondo lui in modo astuto e coperto. Antonia gli diceva che dovevano inventarsi qualche altra cosa. Lui assentiva. Ma, alla fine, né lei né lui sapevano che dirsi, né che inventarsi. L’area di competenza dell’Eduardoni era la cucina. Ora lo scenario, il luogo dove mi avrebbero pagato, era pressoché attaccato alla cucina ma fuori da essa. Per cui, lui poteva al massimo guardonare ed origliare... Non importa. L’importante era che si facessero l’un l’altra la parte e poi dicessero, se richiesti, che avevano cooperato ma che... ...Se nessuno diceva loro che volessero da loro veramente... ...Ma che volete che minchioni possano organizzare con altri minchioni?! ...Se non qualche molestia, quando potevano...
Visto che io, pur salutatala, poi non la pisciavo, Antonia era sparita ed era comparsa Andreina. Aveva i soldi dello stipendio ed io dovevo firmare la ricevuta. Dato che v’era un dettaglio di stipendio giugno, 4 giorni di luglio e delle frazioni di tredicesima ed altro, presi un foglio ed una penna e copiai il tutto. Poi presi i soldi che stavolta erano giusti, li contai e firmai. Volevano anche l’indicazione di un documento di identità. Chiesi se lo voleva brasiliano. Mi disse che era lo stesso. Usai la patente di guida britannica.
E me andai. All’uscita, v’erano Antonia e DioneMaria che mi aspettavano. Loro potevano pure aspettare me, ma io non aspettavo loro, per cui mi limitai ad un frettoloso ‘buona sera’, squadrai lo slargo, la piazzetta dove è il Pottella, e scelsi una via di ritorno. Se ne restarono per un poco lì frastornate. Poi corsero da Andreina e le altre e gli altri:
- “Non ci ha neppure pisciate...”
- “Ma non eravate amici...”
- “Amici... Voi ci avete detto di...”
- “Ma non...”
- “Non, cosa?!”
- “Niente.”
Informarono subito l’agente speciale degli SquadroniDellaMorte (il dipartimento di PoliziaSegreta-TerrorismoDiStato) della Polizia Federale brasiliana. Chi gli telefonò fu la solita grassoccia della IgrejaUniversal, la pseudo-impiegata, TatyRagel:
- “C’è sfuggito pure questa volta...”
- “Come?!”
- “Ha preso i soldi. Ha firmato. Ma non ha parlato con nessuno...”
- “Come?! ...Ma non mi avevate detto che...”
- “È da quando è comparso qui, e siete subito arrivati voi, che ce le pensiamo ma poi lui...”
- “Ma i nostri super-specialisti psicodeliranti mi avevano garantito...”
- “Anche le altre volte. Ma poi qui, quel demone ebreo è differente. Non fa mai quello ci si aspetta secondo voi...”
- “E lo avete pure pagato?”
- “E che potevano fare... Ma anche non l’avessimo pagato...”
- “Non è che potete richiamarlo con qualche scusa e si monta qualcos’altro?”
- “Oggi era il giorno finale, per lo stipendio... Che ci inventiamo?”
- “Devo sentire qui. Vi faccio sapere. ”
La proprietaria, NadiaNamaCurri, informata da Andreina, era furente:
- “Ma, come, non ha detto nulla?!”
- “Nooo... Ha solo preso nota del dettaglio delle sue competenze...”
- “Ma, allora, quel giudeo schifoso ha in mente qualcosa...”
- “Può essere...”
- “E quelle due che mi avevate detto essere sue amiche...”
- “Le ha appena freddamente salutate e... ...e nulla...”
- “Che dice la Polizia Segreta?”
- “Pure loro dicono che si dovrebbe richiamarlo qui e cercare di combinare qualcosa. Ma se non si monta qualcosa un poco meglio...”
“Ma certo! Si deve trovare il modo di farlo tornare al ristorante... ...Che gliene voglio dire io due!!! Ma come si permette quell’ebreo disgustoso... Le abbiamo provate tutte!!! E lui che ci ha sempre guardate dall’alto in basso. Gli facevamo fare lo sguattero e sembrava un Imperatore che quasi ci disprezzava... Anzi, ci disprezzava davvero!!! Si deve trovare il modo...”
Quanto allo sputtanamento internet, gli SquadroniDellaMorte (il dipartimento di PoliziaSegreta-TerrorismoDiStato) della Polizia Federale brasiliana hanno scelto una linea per risparmiarsi lavoro: fregarsene delle cose in italiano o in inglese anche se molti possono leggerle, attivarsi solo per quelle in portoghese. È per questo che hanno ordinato ai loro miliziani di non fare nulla per lo sputtanamento loro in italiano, sebbene in Brasile lo si possa leggere senza problemi, se non si è proprio minchioni-minchioni, ...ma molti lo sono! La direttiva anche per sputtanati era ed è: ignorare come se non esistesse o fino a che non ve lo diciamo noi. Ma loro degli degli SquadroniDellaMorte (il dipartimento di PoliziaSegreta-TerrorismoDiStato) della Polizia Federale brasiliana sono poco propensi ad assumere iniziative e pure dal governo, anche su indicazione estera CC-NATO, pensano che la cosa migliore sia fare finta di nulla. Temono che sollevato un caso, poi non possano più controllare eventuali sviluppi.
Il problema loro sorge quando ci siano informazioni orali o scritte, sulla cosa, in portoghese. A ciò sono abbastanza sensibili.
La direttiva è:
“...vanno negate, va mostrato e dimostrato che non è vero. Se non si può, il messaggio diffuso va subito smorzato in qualche modo. Non possiamo far finta di niente, perché se facciamo finta di niente il messaggio da lui mandato circola, e in Brasile ciò proprio non possiamo permettercelo. Diciamo a tutti che siamo il regno della libertà e dei diritti, nonostante il sottosviluppo. ...Beh, neghiamo pure il sottosviluppo dicendo che siamo ormai una potenza mondiale. A maggior ragione col governo laburista, che durerà ancora a lungo, non possiamo permettere che anche solo qualcuno cominci a sentirsi dire, a dirsi e, magari, a dire ad altri che qui ci sono dagli squadroni della morte a uffici di Stato che montano State/government-organized stalking. Certo che cooperiamo con le richieste dei nostri alleati, con gli Imperi. ...Ma non si deve sapere che ce ne freghiamo dei diritti che pur conclamiamo ad ogni pie’ sospinto. ...Quando le grandi potenze chiedono, che possiamo fare? Quando ci chiedono di arrestare loro sospetti, cerchiamo di incastrarli magari per droga. Quando ci chiedono di organizzare pogrom, se proprio non abbiamo la minima giustificazione non possiamo che negare che alcunché stia avvenendo, quando il bersaglio ci accusi. Ciò che non possiamo proprio fare, è il non dire nulla di fronte ad accuse in qualche modo rese pubbliche.”
Il fatto è che la confezione dei messaggi mediatici è una cosa complessa, per cui si possono scrivere gusci per esempio in portoghese ed inglese, con contenuti in altra lingua. A quel punto, il burocrate prudente non sa bene cosa fare. Se la direttiva in tutti gli altri Stati del mondo è ignorare totalmente, dunque senza negare né ammettere, lo State/government-organized stalking, in Brasile la direttiva è di negare cose simili possano succedere e succedano in Brasile. Altrove ignorano la pubblicità dello State/government-organized stalking. In Brasile, reagiscono.
In Brasile, convivono tranquillamente con gli squadroni della morte, che sono gli stessi e con le stesse direzioni e coperture di Stato, che ai tempi della dittatura militare o precedenti. Usano una banale tecnica propagandistica resa possibile dal controllo totalitario dei media. Attribuiscono gli assassinii a mafie e gang oscure, e non identificabili e non identificate, mentre sono operazioni di Stato. Ma di fronte allo State/government-organized stalking compradoro, si sono dati la linea di negare esso si verifichi. Per cui non possono ignorare i messaggi, quando essi appaiano, ma devono trattarli in un qualche modo. Essendo le burocrazie congenitamente idiote, raffazzone e grossolane, ne esce quel che ne esce. Se il messaggio è in altre lingue, viene ignorato. Se il messaggio è in portoghese e riferito al Brasile, esso viene ‘trattato’ in qualche modo per negare ciò esso asserisce.
Giovedì sera stavo ‘conversando’ con una persona di Rio su facebook. Capiva poco perché sono cose nuove e pure un po’ incredibili. Ma era curiosa e, pur incredula, domandava. Avevo scritto ad essa che ovunque io abitassi o lavorassi, in Brasile, arrivava subito la Polizia Segreta della Polizia Federale a creare problemi, a chiedere di creare incidenti, di non darmi lavoro, di licenziarmi o mandarmi via etc. La stessa mi chiese se è perché fossi ‘illegale’. A parte che non esistono illegali ma il visto scaduto è solo una irregolarità amministrativa, in Brasile, per cui uno è semplicemente irregolare... Non solo sarebbe terrorismo di Stato fare queste cose perché uno è irregolare, ma sottolineai, a questa persona che aveva chiesto, che facevano queste cose anche per l’oltre anno che ero stato regolare, regolarissimo.
Tra l’altro, al Pottella, un po’ tutti sapevano che il pogrom permanente contro di me veniva dalla ‘Polizia Federale’. Come giustificazione era stato detto di dire ed era stato detto, mentendo ed imbrogliando: ‘È solo perché è illegale’. Per cui si dovrebbe credere che ogni irregolare in Brasile venga seguito dove abiti e dove lavori per organizzargli od organizzarle contro dei pogrom permanenti. Solo il brasiliano medio rincoglionito potrebbe bersela. Quando ero regolare avevano detto di dire ed avevano detto: ‘Abbiamo ricevuto l’ordine di organizzargli pogrom permanenti contro solo perché la sua richiesta d’asilo crea imbarazzo al Brasile per cui è meglio che se ne vada via prima. Lo facciamo per il suo bene.’ Anche qui, solo il brasiliano medio rincoglionito se la poteva bere e se la beveva. Ma essendo i brasiliani rincoglioniti al 99%...
Appena scrissi queste cose (del pogrom permanente compradoro – perché su richiesta/imposizione CC-NATO – scatenato appena arrivato in Brasile e chiesto asilo), dato che non solo le varie facebook dei vari Stati ed aree sono controllate, controllatissime, in tutto il mondo, ma il mio computer è clonato da qualche parte da qualche agenzia, per cui lo intercettato al 100% quando online, quanto io avevo scritto in portoghese venne subito classificato come cosa cui dedicare immediata attenzione e passato all’agente speciale degli SquadroniDellaMorte (il dipartimento di PoliziaSegreta-TerrorismoDiStato) della Polizia Federale brasiliana che si occupava dello State/government-organized stalking contro di me a Rio de Janeiro. Costui si agitò subito, non perché io avessi scritto nulla di sconvolgente a questa persona mi chiedeva, ma per via dell’ordine burocratico di attivarsi e fare qualcosa non appena io faccia circolare tali notizie in portoghese.
Che fare? Dato che il riferimento mio partiva dall’ultima ‘esperienza’ per generalizzarla, visto che era in effetti quello che si era verificato e si verificava ovunque anche in Brasile, la procedura standard dell’agente speciale in oggetto era chiamare il Pottella per fare qualcosa attraverso di loro. Chiamò subito, era sera, la grassoccia TatyRagel.
- “Si deve subito fare qualcosa perché la notizia si sta diffondendo...”
- “Ha scritto un altro racconto?”
- “No, peggio. Ne sta parlando con dettagli a gente di qui di Rio, per cui si deve intervenire prima che ne continui a parlare...”
- “Che possiamo fare?”
- “Chiamatelo lì e convincetelo che è stata una cosa del tutto casuale e per sua colpa...”
- “Uhm... Un poco difficile...”
- “Eppure va fatto... ...Sono gli ordini nostri... ...Sono le nostre procedure standard... E, magari, se ne viene fuori una bella baruffa, ancora meglio. Ci occorre che aggredisca qualcuno o che minacci qualcuno di fronte a testimoni, sì che si possa montare un caso.”
- “Bene! Ne parlo subito con la proprietaria e con le altre.”
La proprietaria fu subito entusiasta e convocò una delle sua tovolinettate logorroiche con le sue pseudo-managers.
- “Aspettavo proprio questo! La Patria ed il ristorante devono essere salvate da questi giudei calunniatori. Avrà ben fatto qualcosa, se questi della Polizia Segreta hanno ordinato... Certo, deve aver ben combinato qualcosa... Ora gliene chiediamo conto! E gli chiediamo pure conto del perché siamo state obbligate ed obbligati a fargli il mazzo, od almeno a provarci. Se lui è così tranquillo e controllato deve essere stato ben addestrato a ciò da qualche forza oscura. È giunta l’ora che ne renda conto... Elisabé, chiamalo e dirgli di trovarsi qui domani alle 14:00. Col ristorante chiuso e noi tutte e tutti qui..., chiama pure i cucinieri!, ...e pure qualcun altro... Stavolta non ci scappa!”
Verso l’una della notte tra il 12 ed il 13/07 (se era attorno all’una, era già il 13/07), mi fanno mandare da Elisabé una email dove mi chiedono di essere al Pottella alle 14:00 (di venerdì suppongo), ora in cui il Pottella dovrebbe essere chiuso, senza alcuna motivazione del perché io debba mai andare lì. Si sono bevute e bevuti il cervello! Già lo si sapeva. ...Che abbiano anche solo potuto immaginare che io potessi andare lì e pure senza loro dichiarare alcuna ragione apparente del perché io dovessi mai andare lì... Sono del tutto folli! Meglio restar distanti da certa gentaglia.